Vanno sempre peggio le cose per Emmanuel Macron. Mercoledì il Presidente francese avrebbe dovuto concedersi un bagno di folla durante una tappa del Tour De France ma l’ultima “débâcle” del proprio entourage lo ha riportato a più miti consigli. La débâcle è rappresentata dallo
“L’Europa deve prendere il suo destino nelle proprie mani”, sentenziò furiosa contro Donald Angela Merkel un mese fa al vertice di Taormina.
In perfetta assenza di fascismo, milioni di francesi hanno scelto Macron come male minore rispetto a Le Pen-Hitler. Un terribile peccato di disinformazione.
In poco più di un anno dalla fondazione, En Marche! ha conquistato tutto, Eliseo e Assemblea Nazionale. Di fatto, un regime.
Le ragioni e le circostanze che hanno fatto del LREM il primo partito a pochi mesi dalla sua creazione a tavolino sono svariate, ma non è la popolarità .
Macron ha un progetto: uscire dallo ”stato d’emergenza” in vigore dall'attentato di Charlie Hebdo, facendolo diventare lo stato normale e permanente.
Giusto per ricordare, in questi giorni in Francia rigurgita il “segreto militare” che Hollande oppose per impedire indagini sulle armi ai fratelli Kouachi.
Era irrealistico credere che il sistema bancario francese lasciasse gestire la fine, più o meno prossima, dell’euro a Marine Le Pen.
Qualche voce comincia a levarsi tra i vincitori per fare presente che nessuno dei problemi che hanno alimentato l’ondata populista appare risolto.
In nome del “segreto d’impresa”, i deputati francesi avevano già tentanto inutilmente di limitare la diffusione di informazioni riguardanti le imprese.
Le categorie novecentesche della politica risultano superate. Essere di destra o di sinistra non conta più. La discriminante sono l’Euro e l’Europa.
Potrebbe essere necessaria un’opera “gramsciana” di penetrazione di quadri dirigenti del FN nei corpi sociali e nella parte produttiva del Paese.
Una fetta della sinistra, costretta a votare e far votare un uomo ambiguo che, uscito dalle proprie fila, si è accordato da solo con il neoliberismo.
Con questo lavaggio del cervello, i francesi, convinti che sia fascista battersi per la Francia, hanno votato per i banchieri internazionali e per l’UE.
La rapida ascesa dell'enfant prodige della politica francese fra banche d'affari e scuole d'élite raccontata da Der Spiegel.
Rischiamo di continuare ad attendere la minaccia fascista nel forme del 1922 e a non vedere il fascismo che avanza per altre vie.
Macron farà “le riforme” che Berlino chiede, spiega Le Monde. Le farà nei primi cento giorni. Le farà “per decreto”, senza passare per le camere.
Ha vinto Macron, il candidato che piace alla gente che piace, uomo da copertina, da salotto, quello che conosce le banche dalla parte del caveau.
Quanto verrà fatto da Macron ricalcherà le idee di Attali spiegate nel saggio in oggetto, vale la pena spiegarvi quale può essere la strategia eurofrancese.
A leggere certi giornali sembrerebbe quasi un'alba rivoluzionaria, l'elezione a Presidente della Francia del sodale dei Rothschild e di Jacques Attali.
L'arroganza delle elites globaliste impone loro di giocare a carte scoperte. Per far propri i governi nazionali, noleggiano politici disprezzati.
Dovrà diventare il campione del pop-futurismo, trasformare i francesi nei nomadi ideali alla Attali: una classe di precari con qualche competenza.
La premessa è che questo signore non solo supporta Macron ma ne è il suo principale mentore insieme alle sue teorie, uno dei padri dell’euro.
Marine ha deciso di intraprendere una strada complicata ma forse vincente. Innanzitutto, la sua decisione di non essere più leader del Front National.
Se fossi francese voterei la Le Pen. La voterei da marxista senza se e senza ma. E prima di invocare il pericolo nazista, guardiamo al vero neonazismo.
Da un lato Macron promette di imporre l’austerità al settore pubblico, eliminando 120.000 posti in 5 anni; d’altra parte promette importanti investimenti.
Se perde la Le Pen, l’Europa diventerà definitivamente la prigione dei popoli. Se vince Macron, le oligarchie uccideranno il populismo, per sempre.
Quel che, però, è emerso di importante in questa tornata elettorale francese, comunque essa vada, è l’affermazione di una forza politica nazionale e sociale
Bastava vedere la differenza tra gli attivisti. Che contrasto tra l’atmosfera da discoteca nella sede Macron e i balli improvvisati nella sede della Le Pen.
A contendersi l’Eliseo, dunque, sono due destre: quella tradizionale, rappresentata dal Front national, e quella tecnocratica di Macron.
I banchieri della City hanno fatto un ottimo lavoro in pochissimo tempo. Hanno costruito il prototipo politico perfetto, un po’ burocrate un po’ banchiere.
E’ la lotta di classe di cui ha parlato anni fa il miliardario Warren Buffett: “La lotta di classe esiste, e l’abbiamo vinta noi”. Noi miliardari.
Sono i due candidati presidenti più votati che si sfideranno il 7 maggio per conquistare l'Eliseo. Con i sondaggi che già danno Macron vincente.
Il malessere sociale e le drammatiche condizioni in cui versa l’economia della Francia, pienamente ascrivibile tra i Paesi dell’europeriferia.
La stessa etimologia della parola, “banlieue” , evidenzia un carattere distintivo rispetto tutto ciò che comunemente inteso come socialmente accettabile.