Andrew Korybko (USA) Oriental Review 7 settembre 2015
Mentre gli esperti occidentali erano impegnati a costruirsi il mito dell’”isolamento russo” per tutta l’estate, il Paese s’è dato da fare ospitando quattro importanti forum e vertici che assolutamente confutano le falsità dei media mainstream. San Petersburg International Economic Forum (SPIEF), Summit BRICS, Summit SCO e Eastern Economic Forum (EEF) sono riusciti a cementare il ruolo della Russia tra i principali centri economici del mondo multipolare. Ed hanno qualcos’altro in comune, ognuno è stato un forte passo verso l’integrazione economica nord-eurasiatica, nel grande intento di consolidare le posizioni della Russia nell’eventuale espansione economica verso il meridione del supercontinente. Quindi, l’obiettivo generale della Russia è rafforzare la propria presenza in ogni angolo dell’Eurasia, sfruttando l’influenza istituzionale come avanguardia nell’attuazione delle grandi ambizioni geo-economiche. La prima parte dell’articolo inizia passando in rassegna i quattro principali forum e vertici di San Pietroburgo, Ufa e Vladivostok, richiamando l’attenzione su alcuni temi e risultati rilevanti. Successivamente si passerà a una breve discussione su come questi eventi aiutino la Russia a consolidare la propria posizione nel Nord eurasiatico. La seconda parte esamina come il citato consolidamento può facilitare tre specifici passi verso sud che la Russia prevede di attuare. Infine, la serie si conclude osservando la visione economica della Russia oltre l’Eurasia e valutando la fattibilità della sua strategia globale.
L’illusione dell’isolamento
Diversamente dall’illusione che gli Stati Uniti cercano di costruire, la realtà è che la Russia è ben lungi dall’essere isolata, e i quattro forum tenutisi d’estate testimoniano in tal senso. Ecco come ognuno di essi ha dissipato l’inganno:
SPIEF: Questo evento annuale nella “Capitale occidentale” della Russia ha visto accordi per 5,4 miliardi di dollari firmati, ma i passi più importanti sono legati all’energia. Due protocolli notevoli sono stati conclusi per la costruzione dei gasdotti Nord Stream II e Greek Stream, quest’ultimo è la prima espansione del previsto Turkish Stream. Questi due progetti sono complementari approfondendo l’interdipendenza tra Russia ed Europa, ancora più significativo in questo momento perché dimostrano che le sanzioni politiche non possono eliminare la naturale base economica su cui storicamente si basano le relazioni bilaterali. Oltre a ciò, questi progetti energetici dimostrano anche che c’è un certo grado di volontà politica in Europa nell’eludere le sanzioni imposte dagli USA ed intensificare la cooperazione strategica con la Russia. Mentre l’UE nel complesso è ancora un protettorato statunitense (dopo tutto segue gli Stati Uniti nel sanzionare la Russia), la presa di Washington su alcune capitali non è totale come vorrebbe far credere. C’è la possibilità (per quanto distante) che un giorno tale teso rapporto coloniale possa essere ulteriormente slegato se certe nazioni europee continueranno a perseguire i propri interessi nazionali a prescindere dalla coercizione statunitense, culminando infine nella possibile confutazione dell’intera politica delle sanzioni e altro. Ciò spiega la veemenza con cui gli Stati Uniti si oppongono a qualsiasi cooperazione energetica europea con la Russia, rilevando che tali misure sono il primo passo per sbarazzarsi dell’influenza statunitense (che i Paesi dell’Unione europea ne siano consapevoli o meno). L’ultimo aspetto rilevante nella discussione è l’accordo nucleare a sorpresa che la Russia ha firmato con l’Arabia Saudita al forum. Nessuno se l’aspettava, mentre la diplomazia bilaterale finora era relegata nell’ombra per riguardo all’estrema sensibilità della relativa natura politica. Ciò va molto oltre il campo di studio del presente articolo, ma è importante riconoscere che la cooperazione nell’energia nucleare, con tutte le nazioni per non parlare del leader petrolifero e incursore regionale Arabia Saudita, ha sempre un più profondo significato strategico. Molto spesso prefigura l’intensificazione di pieni rapporti, e in questo caso particolare con uno degli alleati più tradizionali degli Stati Uniti.
BRICS: Il coronamento del vertice BRICS fu senza dubbio il doppio lancio della nuova Banca di sviluppo e dell’Accordo sul Contingente di Riserva (pool di valuta) dei BRICS. Queste due istituzioni sono i pilastri che sostengono la creazione di un ordine economico globale alternativo, ed è molto significativo che la Russia non solo vi abbia una posizione di leadership, ma che formalmente li attivasse al vertice ospitato in Russia. Com’è noto, la Russia collabora con la Cina nel spianare la via alle istituzioni non occidentali per liberare ‘i miliardi di bronzo’ (quelli al di fuori ‘del miliardo d’oro’) dal Washington consensus. Collegandosi al tema discusso qui, il successo del vertice BRICS dimostra la portata globale dell’influenza della Russia, il cui punto di forza è l’intersezione trilaterale tra essa, India e Cina (RIC, precursore reale dei BRICS). Soprattutto, i cinque partecipanti hanno concordato la dichiarazione di Ufa, un documento ampio che espone la posizione unitaria dei Paesi BRICS su varie questioni internazionali, centrato in modo evidente sulla cooperazione economica.
SCO: Questo vertice si è tenuto subito dopo quello dei BRICS, e il suo successo più visibile è l’espansione dell’organizzazione, avviando l’adesione di India e Pakistan. A parte le connotazioni politico-militari è di buon auspicio anche sul piano economico della SCO, che di recente sottolinea tale vantaggio per gli aderenti. In modo pertinente, non è senza ragione che la Cina abbia proclamato che l’organizzazione sarà la piattaforma utile della Nuova Via della Seta, e il vertice di quest’anno comprendeva anche discussioni sul relativo aiuto dalla Banca di Sviluppo della SCO. Quindi si può testimoniare che la SCO sia riuscita a presentarsi come istituzione integrativa dal concreto potenziale economico, detenendo un’enorme importanza futura per le tre economie di perno (Russia, India, Cina) e lo spazio geostrategico (Asia centrale) fra esse. Nel contesto della strategia geo-economica russa, ciò fornisce al Paese una via commerciale Nord-Sud dalla Siberia all’Asia meridionale (passando per Asia centrale e Iran), rafforzando i legami tra Russia e Cina a livello bilaterale e infrastrutturale, collegandole attraverso le repubbliche ex-sovietiche.
EEF: Il primo Eastern Economic Forum tenutosi a Vladivostok è un investimento verso la piattaforma asiatica integrante lo sviluppo della regione dell’Estremo Oriente, ricca di risorse. Questo enorme angolo del Paese ha le chiavi per l’evoluzione della Russia da economia euroentrica a una più diversificata che abbracci il multipolarismo economico quanto quello politico. La funzione dell’Estremo Oriente non è solo aprire la via alla Ferrovia Transiberiana dal Pacifico all’Europa, ma anche di nodo logistico chiave per la rotta del mare Artico. In supplemento a quest’ultimo, gli investimenti nelle più lontane zone economiche speciali avanzate, nella parte settentrionale della regione, porterebbero a costruire infrastrutture che colleghino i porti di Vladivostok a quelli sul Mare Glaciale Artico, facendo della città sui mari caldi il capolinea meridionale di un nuovo asse commerciale nord-sud. Inoltre, se le due Coree saranno collegate a Vladivostok tramite la rete ferroviaria, la “capitale orientale” della Russia diverrebbe uno dei centri del Pacifico più integrati dell’Asia nordorientale data la capacità geostrategica unica di collegare penisola coreana, Giappone e nordest della Cina a Russia, Oceano Artico e Unione europea. Nel perseguimento di questa visione a lungo termine, il Presidente Putin ha posto attenzione prioritaria allo sviluppo dell’estremo oriente per migliorare la redditività del Pivot della Russia verso l’Asia e la sua funzione nell’economia globale asiacentrica.
Tutte le strade portano in Russia
Questi quattro vertici e forum sono i cardini della più ampia strategia geo-economica della Russia, consolidandone la posizione nel nord dell’Eurasia prima di volgersi alle ricche sponde meridionali. Prima del cambio, la Russia deve riuscire a collegare i mercati del nord dell’Eurasia a quelli orientali (Asia orientale) occidentali (UE), centrali (Asia centrale) e diventare il primo canale commerciale tra UE e Asia orientale. Per adempiere a questo compito ciclopico, sfrutta il potenziale economico combinato e la sovrapposizione istituzionale tra Unione eurasiatica, SCO (i membri dell’Asia centrale in questo caso) e Via della Seta inaugurando il Ponte Eurasiatico quale controparte terrestre della rotta del Mare Artico. Guardando attraverso il prisma dei quattro vertici e forum discussi in questo articolo, appare chiaro il ruolo che ognuno di essi ha svolto in questo quadro unitario. SPIEF è diretto principalmente all’Unione europea, anche se negli ultimi anni s’è ampliato geograficamente includendo gli interessi aziendali in Medio Oriente (Arabia Saudita), Sud Asiatico (India) e Asia orientale (Cina) dimostratisi nell’evento (in gran parte dovuti non solo alle sanzioni, ma anche alla comprensione dell’ampio ruolo di geo-cardine economico della Russia come qui spiegato). La SCO, anche se si estende quest’anno includendo formalmente l’Asia del Sud, è sempre stata catalizzatrice della cooperazione tra Russia, Cina e Stati dell’Asia centrale, con i due nuclei (Russia e Cina) che sincronizzano la loro politica nell”Heartland‘. Gli accordi all’EEF, più diretti all’Asia orientale, cercano di diversificare il perno della Russia mediante l’ampliamento delle relazioni con i vicini coreani e giapponesi. Infine, il vertice BRICS tocca tutto questo e di più, con l’impatto rivoluzionario che ha sull’architettura economica globale. Complessivamente, la visione della costruzione del blocco per collegare le suddette rotte commerciali verso la Russia, con forum e vertici quali opportunità multilaterali per riunire tutti i partner interessati (oltre ad attrarne di nuovi), a coordinarne gli sforzi e promuovere nuovi programmi congiunti. Idealmente, la Russia vorrebbe occupare il ruolo centrale nel rapporto UE-Cina, della logistica commerciale tra Asia centrale ed Europa e tra Asia centrale ed Asia orientale, aspettandosi sufficienti vantaggi per sviluppare le proprie regioni di transito scarsamente popolate e contribuendo alla ricchezza nazionale. Inoltre, la creazione di una rete commerciale poliedrica, stabile ed efficiente, che copra la zona economica nord eurasiatica (UE/Russia/Asia Centrale/Cina o Lisbona – Hong Kong via Mosca e Tashkent) renderà molto più facile per la Russia sfruttare il potenziale economico verso sud, che rappresenta il logico passo successivo della grande strategia geo-economica.Andrew Korybko è analista politico e giornalista di Sputnik ed attualmente vive e studia a Mosca, in esclusiva per Oriental Review.
Verso sud
Questa è la futura fase economica che la Russia prepara, essenzialmente la piena attivazione della politica networkcentrica multipolare costantemente avanzata con il meccanismo sovranazionale dell’Unione Eurasiatica. L’idea generale è la Russia che sposta l’attenzione economica verso sud dopo il bilanciamento riuscito con le partnership orientali e occidentali, e tutto sommato si tratta di tre specifici spazi economici: Medio Oriente, Asia meridionale e Sud-Est asiatico. Una reale connessione economica con le regioni richiede la creazione di tre corridoi commerciali longitudinali perpendicolari (e nei punti chiave, intersecanti) con la rotta latitudinale della Via della Seta. Le iniziative della Russia non hanno la profonda eredità storica della Cina, ma ciò nonostante sono strategicamente più innovative e dal forte impatto geopolitico.
Linea Levantina: La più occidentale delle tre rotte commerciali a sud della Russia correrà lungo il Mediterraneo orientale, in particolare collegando le economie turca, siriana ed egiziana. Questi tre governi sono partner dei russi, anche se in misura diversa e in ambiti diversi, con la Siria epitome delle relazioni strategiche a pieno spettro. La spina dorsale di questo corridoio si trova nella flotta mercantile russa del Mar Nero, che avrà un risveglio patriottico dalla riunificazione della Crimea. Di conseguenza, sarà un dispositivo chiave dell’interconnessione agevolante il commercio regionale con ciascuno dei tre Stati, con una ricaduta economica che comporterà relazioni economiche avanzate con Libano e Israele. Dato il posizionamento costiero (Siria, Libano, Israele) i tre Stati del Levante potrebbero anche fungere da porte economiche multidirezionali nel commercio arabo, in particolare con Giordania e Iraq esclusi dai mari. Questo concetto riguarda la seconda condizione dell’idea chiave del gasdotto dell’Amicizia Iran-Iraq-Siria che dovrebbe inviare il gas dal Golfo Persico al mercato dell’UE, ma tragicamente sabotato dai gelosi Stati del Golfo e dai loro protettori statunitensi con la guerra in Siria. Perciò, con la potenza egemone araba, Arabia Saudita, cui la Russia rapidamente avvicina, il commercio potrebbe essere agevolato tramite i due canali di Suez in Egitto, rendendo lo Stato leader del Nord Africa l’intermediario delle relazioni russo-saudite.
Corridoio Nord-Sud: Dal nome appropriato Corridoio Nord-Sud è un importante rotta già in fase di sviluppo tra Russia, Iran e India. L’idea generale è collegare le città portuali dell’India a quella iraniana di Bandar Abbas e quindi via terra Caspio e Astrakhan in Russia. Mentre questo è il percorso ufficiale attuale, vi sono due alternative che potrebbero essere usate. Una è la creazione di una via ferroviaria attraverso Azerbaigian direttamente in Russia, eliminando lo snodo del Caspio, risparmiando così non solo distanze ma anche tempo e risorse che verrebbero spesi caricando e scarico merci prima e dopo il viaggio nel Caspio. La seconda possibilità per le merci è collegarsi con la ferrovia trans-caspica da Bandar Abbas, recentemente inaugurata, tra Iran, Turkmenistan e Kazakistan. A sua volta collegando direttamente la Russia anche s’è un modo indiretto di spedire le merci indiane in Russia. Tuttavia, le tre proposte sono compatibili e possono esistere indipendentemente o assieme, il che significa che con ogni probabilità almeno uno di questi tre percorsi diverrà operativo, se non tutti con il tempo. Inoltre, la creazione di reti logistiche russe nell’Iran potrebbe anche aprire la possibilità di scambi commerciali con i Paesi del Golfo Persico (i satelliti sauditi). Va sottolineato, però, che tutto dipende dalla continua buona volontà politica tra Russia e Iran, che pur avendo molto da offrire potrebbe anche essere drasticamente deviata dagli intrighi geopolitici statunitensi.
Arco Marittimo Asiatico: L’ultima via commerciale Nord-Sud che la Russia vuole avviare collega Vladivostok al blocco commerciale dell’ASEAN sfruttando il Vietnam, Paese associato all’accordo di libero scambio con l’Unione eurasiatica, quale ancoraggio per l’ingresso nella regione. Questa rotta prende il nome estendendosi lungo l’arco di Mar del Giappone, Mar Cinese Orientale e Mar Cinese Meridionale, e la sua vitalità dipende direttamente dal successo del Pivot verso l’Asia della Russia e dal compimento dei piani di sviluppo dell’Estremo Oriente. Come è stato detto, il Vietnam è il Paese che collega la Russia all’ASEAN, ma non è affatto l’unico Stato partner eurasiatico nella regione. La Russia può utilizzare la sua relazione con il Vietnam per accelerare commercio ed investimenti con il Laos, approfittando acutamente di una scappatoia legale economica per acquisirne de facto i privilegi di libero scambio fino alla firma di un accordo formale. Questo piccolo Paese, ma ricco di minerali, è anche importante dal punto di vista strategico, confinando direttamente con tutti gli altri Stati continentali dell’ASEAN e può quindi fungere da polo logistico per gli scambi con tutti essi (e tra le imprese russe e la Cina tramite la ferrovia ad alta velocità prevista nel Paese). Oltre al Vietnam, la Russia ha un altro partner diretto nell’Arco Marittimo Asiatico che opera come il Vietnam, ed è la Thailandia. La Russia aveva indicato di aspettarsi che la Thailandia faccia domanda per un accordo di libero scambio con l’Unione Eurasiatica entro la fine dell’anno, e se attuata, darebbe una spinta ulteriore al Pivot di Mosca in Asia contribuendo a porre il quadro di un accordo di libero scambio pan-ASEAN in futuro (o almeno un precursore con uno degli aderenti sulla terraferma). Sulle opportunità di una connettività regionale della Thailandia, il Paese è la destinazione ultima della prevista autostrada dall’India all’ASEAN che dovrebbe inaugurarsi a novembre. A condizione che il Myanmar non degeneri di nuovo in una guerra civile, allora il corridoio sarà fondamentale per trasportare ricchezze naturali e beni a basso costo prodotti in Thailandia, dove potranno essere spediti direttamente a Vladivostok e poi attraverso la ferrovia trans-siberiana nel resto della Russia. Al lettore va ricordato quanto la Russia programmi di avvicinarsi al Myanmar dato che non solo le parti hanno firmano un accordo sul nucleare al SPIEF, ma il vicepresidente dello Stato del sud-est asiatico era un oratore importante al fianco del Presidente Putin, durante l’evento.
Nel quadro più ampio, la Russia cerca quindi di accelerare i legami economici con i membri continentali dell’ASEAN, sperando poi di farne il trampolino di lancio per entrare nel molto più grande mercato indonesiano. Allo stesso modo, questa politica è applicabile anche agli altri Stati insulari di Malaysia, Singapore e Filippine, laddove la Russia ha scarsi legami economici. Questo potrebbe ovviamente cambiare, tuttavia, se le aziende russe in Vietnam e Thailandia, per esempio, prendessero l’iniziativa seguendo diverse forme di sensibilizzazione economica presso gli Stati, gettando le basi per un rapporto solido in futuro. Per raggiungere l’apice istituzionale Russia-ASEAN, un accordo di libero scambio va stipulato e la probabilità che ciò accada aumenta notevolmente con gli accordi di libero scambio tra Stato e Stato che i russi siglano (in questo momento con il Vietnam e forse in futuro con Thailandia, Laos e anche Myanmar). Una strategia potrebbe essere stringere tali accordi con tutti i membri continentali prima, e poi fare pressione sulle controparti insulari, in modo che tutti aderiscano all’accordo di libero scambio con l’Unione Eurasiatica nell’ambito di un’ASEAN unificata.Oltre l’Eurasia
I piani economici della Russia sono globali e quindi comportano una componente africana e una latino-americana, anche se questi non hanno ovviamente priorità o potenziale immediato quanto le rotte eurasiatiche meridionali. Tuttavia, presentano alcune interessanti possibilità di riflettere e fornire qualche indicazione su ciò che gli osservatori possono vedere in futuro misurando i progressi su queste direttrici interessanti.
Africa: La Russia ha attualmente tre opportunità per agevolare il commercio non correlato alle risorse con l’Africa, il cui primo è l’ampliamento della linea levantina attraverso i canali di Suez diretta verso la costa occidentale del Mar Rosso, cioè Gibuti (e tangenzialmente Etiopia). Qui la Russia detiene il maggiore potenziale nell’avviare una negoziazione regionale nel continente, essendo non solo conveniente geograficamente, ma anche politicamente, avendo la Cina stretti rapporti con Gibuti ed Etiopia (quest’ultima ex-alleata sovietica e terza economia in più rapida crescita del mondo) sono anche utili. Logisticamente parlando, aiuta anche che la Cina abbia appena costruito la ferrovia dal porto di Gibuti alla capitale etiope Addis Abeba, il che significa che la Russia potrebbe ovviamente utilizzare questa ‘Via della Seta africana’ migliorando le proprie relazioni economiche con la regione e aggiungendo profondità strategica al progetto per la diversificazione economica dall’occidente. La seconda possibilità per la Russia è capitalizzare dal rapporto energetico (convenzionale e nucleari) con la Nigeria penetrando l’economia reale della regione, e in caso di successo, utilizzare la rotta Atlantico-Mediterraneo-Mar Nero per il traffico delle merci. Sarebbe molto più efficiente inviarle attraverso il Sahara sulle coste mediterranee, tuttavia tra tre anni, dopo che la via trans-sahariana sarà completata, potrà farlo. Lungo la stessa linea di pensiero c’è anche la possibilità di un’autostrada N’Djamena (capitale del Ciad) -Tripoli (nella più ampia autostrada Tripoli-Windhoek), ma due grandi ostacoli impediscono alla Nigeria d’utilizzare questa rotta, Boko Haram e il caos in Libia. Allo stesso modo, la prevista autostrada N’djamena – Gibuti deve ancora essere costruita, ma anche se completata, Boko Haram e un eventuale riemergere della guerra secessionista del Darfur potrebbe renderla inutile nel prossimo futuro. Il terzo itinerario proposto per collegare le economie dell’Africa occidentale in generale alla Russia è attraverso la rotta del Mar del Nord, per cui è previsto che le navi dirette a oriente potrebbero seguire le coste artiche della Russia trasportando merci. Mentre questo è certamente possibile, in teoria, la rotta va ancora creata e attivata, e poi la Russia ha bisogno di strutture portuali appropriate nel Nord e di reti logistiche verso sud attive, per attuare tale piano. Così, dato questo ragionamento economico ed altri, la Russia ha dichiarato lo sviluppo della parte settentrionale del Paese obiettivo prioritario simile a quelli in Estremo Oriente. Pertanto, non è una via commerciale affidabile, nel breve termine, ma potrebbe certamente rivoluzionare le relazioni economiche russo-occidentali in futuro, a condizione che sia adeguatamente utilizzata da entrambe le parti, vi sia consapevolezza della sua esistenza e volontà di condurvi affari.
America Latina: Le prospettive di un’accelerazione dei legami commerciali russo-latinoamericani sono molto forti, ma dipendono dal completamento dei grandi progetti infrastrutturali come il canale Trans-Oceanico del Nicaragua. Questo progetto finanziato dai cinesi aprirà una rotta sottratta all’influenza statunitense tra Caraibi e Pacifico, a sua volta consentendo un maggior flusso commerciale latinoamericano-cinese e latinoamericano-russo (per non parlare delle conseguenze militari regionali della presenza cinese e russa). Se le esportazioni brasiliane e di altre nazioni seguiranno questa rotta verso la Russia, ovviamente arriveranno a Vladivostok, ancora una volta sottolineando l’importanza geostrategica di questa città e del suo sviluppo nel grande pensiero russo. Un’altra opportunità sarebbe la Russia che impiega la Via della Seta sudamericana dal Perù al Brasile accedendo dal Pacifico al più grande mercato del continente. Questo piano ha appena cominciando a materializzarsi e ci vorrà tempo per attuarlo, a condizione, naturalmente, che non sia influenzato da uno degli scenari già descritti. Mentre la Russia non ha il controllo diretto sul completamento di questi due grandi progetti, certamente ha un rilevante interesse economico nel loro successo, in quanto non solo le darebbero una presenza economica trans-emisferica (e quindi globale), ma completerebbero anche la funzione strategica prevista di Vladivostok, divenendo uno dei principali centri di scambio non-occidentali della Russia.
Conclusioni
La portata economica della Russia comincia a recuperare il ritardo con la politica, dato che il Paese rapidamente torna a un approccio pan-eurasiatica con conseguenti ambizioni globali (dall’Africa all’America latina). Basato su cui ciò è stato costruito negli ultimi dieci anni, è evidente con la serie di vertici e forum che il Paese ha appena ospitato, il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, il vertice BRICS e il vertice SCO, e l’Eastern Economic Forum, che offrono la prova concreta dei piani della Russia per integrare la propria economia a quella degli omologhi del Nord dell’Eurasia (UE, Asia centrale e Asia orientale). Ciò è solo la prima metà della strategia supercontinentale però, che alla fine prevede una prossima direzione a sud, verso le economie di Medio Oriente, sud-est asiatico e ASEAN. L’Unione economica eurasiatica è il meccanismo principale per attuare quest’ultimo obiettivo, e sarebbe assai facilitato con la formalizzazione di una vasta serie di accordi di libero scambio con Stati presenti in queste regioni strategiche. Infine, pur non essendo un obiettivo prioritario oggi, la Russia ha la possibilità di costruire forti partenariati economici con i Paesi africani e latino-americani, anche se la realizzazione di ciò probabilmente avrà luogo dopo le prime due fasi (integrazione nord-eurasiatica e passaggio a sud ) raggiungendo la maturità economica. Quando si guarda il quadro d’insieme dei processi combinati attualmente in corso nella strategia geo-economica della Russia, è evidente che il Paese è tutt’altro che isolato e che oggi ha le migliori possibilità nella storia per integrarsi con il resto del mondo.Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora