Tuttavia, durante la notte il Presidente Yanukovich è fuggito da Kiev, e si è instaurato un potere di fatto. Che sia fuggito perché temeva per la sua vita o, come la regina Anna d’Austria e Mazzarino durante la rivolta della Fronda, perché credeva che sarebbe stato più forte andando fuori da Kiev che restando all’interno, è irrilevante. Il potere è stato lasciato e qualcuno lo ha raccolto. I paesi dell’Unione europea considerano questa una “rivoluzione”. Il problema è che una rivoluzione implica (e presume) l’interruzione della legalità costituzionale. Se si accetta questo punto di vista, allora questo dà una legittimità al nuovo governo, ma anche, va sottolineato, alla decisione delle autorità della Crimea di chiedere il ricongiungimento con la Russia. Ammettere questa soluzione rivoluzionaria equivale a riconoscere il fallimento dello Stato Ucraino. Ma ammettere questo fallimento implica che loStato post- rivoluzionario non sarà necessariamente identico a quello che esisteva durante il periodo pre-rivoluzionario. Insieme al fallimento dello stato arriva il fallimento, o la rottura, del patto alla base della nazione, e che istituisce l’Ucraina come una «res-publica», ossia la cosa comune di una data popolazione. D’ora in poi liberata da questo patto, una parte della popolazione può benissimo scegliere di non rinnovarlo e di siglare un altro patto, sia in modo indipendente, che in unione con un altro paese.
Prendiamo atto, poi, del fatto che tutto questo ha conseguenze di vasta portata. Ciò che è vero per la Crimea è vero anche per qualsiasi altra regione dell’Ucraina. Già le città di Odessa e di Nikolaiev hanno chiesto di essere unite alla Crimea; domani, c’è da aspettarsi che anch’esse chiederanno di organizzare un referendum sull’unione con la Russia. Domani, alcune città o regioni occidentali potrebbero decidere di aderire alla Polonia. I paesi dell’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno scoprendo a proprie spese che cos’è una logica rivoluzionaria. Stanno già cominciando a rendersi conto che una certa cooperazione con la Russia è essenziale, se vogliono preservare una Ucraina unita e indipendente, e non solo per ragioni economiche. Questi paesi hanno deciso di tenere la Russia fuori dal gioco dal 22 febbraio al 2 marzo. Ora devono accettare il risultato. Da allora in poi, demonizzare la Russia e il suo Presidente non ha alcun senso, se non per salvare la faccia di questi leader. Per inciso, Henry Kissinger ha osservato: «Demonizzare M. Putin non è una politica, ma un modo di nascondere l’assenza di politica .»
Ma si deve temere che le conseguenze non si fermeranno qui. M. Barroso si è preso la libertà, poche settimane fa, di tenere una conferenza agli indipendentisti Scozzesi, e di dire che l’adesione di una Scozia indipendente all’Unione Europea non era affatto ovvia. Ha pensato un attimo a quella che diventerà la sua posizione se l’UE si impegna in negoziati con l’Ucraina divisa? Ha pensato un momento ai segnali inviati dalla UE agli indipendentisti Baschi e Catalani? Ha pensato un attimo a quale lettura sarà data in Belgio, dai Fiamminghi e dai Valloni, degli eventi in Ucraina? I leader dell’UE e degli Stati Uniti hanno aperto il vaso di Pandora. Lo shock prodotto da questi eventi sulla Unione europea si rivelerà devastante. E questo shock sarà accompagnato da un secondo shock, ancora peggiore, se si instaura un periodo di scontro con la Russia. L’Unione europea è una zona a crescita debole. Rischia, in queste circostanze, di rimanere tale per lungo tempo. Infine, l’immagine che l’Unione europea sta mandando al resto del mondo, in particolare in Africa e in Asia, è detestabile. E’ l’immagine di una potenza neo-coloniale, che usa e abusa dei suoi punti di forza con i popoli più deboli, prendendo decisioni senza valutarne le conseguenze e in dispetto ai principi del diritto. Il Presidente Obama ha dichiarato, in maniera un po’ affrettata, che “la Russia è isolata”. In realtà, il paese ha ricevuto un chiaro sostegno da Cina e India, così come da numerosi altri paesi in Asia. Questo non tanto per simpatia con le posizioni russe, ma perché questi paesi capiscono la coerenza del diritto internazionale e la necessità di rispettarlo.
[ 2 ] Molti lettori mi hanno detto che, pur approvando mie osservazioni, le hanno comunque trovate fin troppo ottimiste. Voglio che sappiano che era l’ottimismo della volontà, che non impedisce affatto il pessimismo della ragione.
[ 3 ] J. Sapir , Provocation à Kiev?, in RussEurope, 5 marzo 2014, URL: Http://russeurope.hypotheses.org/2051
[ 4 ] La signora Merkel ha riconosciuto alla conferenza stampa che ha avuto luogo a Bruxelles nel pomeriggio del 6 marzo che l’origine e gli sponsor dei cecchini di Maidan meritavano un’inchiesta. Ma si può ben chiedersi che cosa ne verrà fuori, sapendo che il Procuratore Generale è membro di «Svoboda» .
Fonte:http://vocidallestero.blogspot.it/2014/03/sapir-crimea-e-diritto-internazionale.html