di Oltrelacoltre

di Gianni Tirelli

A chi sa vedere, o meglio, chi ancora miracolosamente conserva intatta una tale capacità, tutto appare chiaro e inopinabile. Chi sa vedere, non ha bisogno di parole, spiegazioni, promesse o prove, per capire chi ha di fronte a se! Chi sa vedere, riesce a leggere nei gesti, nei tratti, nelle espressioni – sa decifrare l’indole di ogni uomo da una semplice smorfia, dal tono della sua voce, dal suo silenzio e, da un breve sorriso, capire il suo animo e le intenzioni. Chi sa vedere, riesce a interpretare i segnali del presente che provengono dal mondo, per comprenderne gli effetti sul futuro, confortando così le sue speranze o, al contrario, prevenendone il peggio, modificando i suoi comportamenti e scelte. E tutto questo non rientra nella sfera della profezia o della veggenza, ma di una speciale competenza che l’uomo aveva ricevuto in dote al momento della sua venuta al mondo, e in virtù della qualeaccreditava la sua sopravvivenza.

Questa tecnica primitiva, primordiale, connaturata all’origine (oggi estinta per sempre tranne le retoriche eccezioni del caso) permetteva all’individuo di avere un quadro esauriente e chiaro dell’altro, delle sue intenzioni e, di conseguenza, aggiornare i suoi comportamenti e scelte, per accordarli a suo vantaggio e alla sopravvivenza della comunità, forte di uno spirito congenito di autoconservazione.

Oggi (diversamente da un passato remoto), l’affidabilità del singolo, si estrare da un ragionamento logico e razionale, da una particolare forza e strategia di convincimento, da una garanzia, dalle credenziali, in virtù di un testimone, di un giuramento, di una fedina penale – presentarsi e farsi riconoscere, dunque, sulla base di un curriculum, di un’informazione tecnica e professionale, che sia a garanzia delle nostre competenze e presunte potenzialità.

Tutto ciò che fa di noi, una persona, che sia il soma, l’aspetto morfologico, la gestualità, l’odore, il tono di voce, ecc, ecc, altro non è che l’espressione più evidente dei veri noi stessi; la somatizzazione del nostro io più nascosto – perché non c’è nulla di più profondo di ciò che appare in superfice.
Dall’alba della rivoluzione industriale a oggi, quell’arco di tempo dentro il quale si è consumata quella metamorfosi degenerativa che ha tradotto l’uomo intuitivo in supporto omologato e funzionale alle logiche del Sistema, si sono perse, fino ad estinguersi, tutte quelle funzioni sensoriali abilitate al discernimento e alla percezione, atrofizzandone così i loro processi vitali.
La vista, l’udito, l’olfatto, Il gusto, Il tatto, strutture fisiche presenti nei corpi degli esseri viventi e del regno animale, hanno subito, nel corso di questo secolo, un rattrappimento radicale degli scopi a cui erano destinate all’origine, essendo venute meno le condizioni naturali, deputate a ricevere informazioni dal mondo circostante. Un Sistema Mondo, che si è alimentato ed e cresciuto, in forza di quell’opera nefasta di contraffazione, manipolazione e profanazione, volta ad uniformare le scelte individuali dentro un’unica ragione, omologando le coscienze e annullando così ogni personalismo, stimolo, e giudizio critico.
“Saper vedere”, significa essere liberi da ogni giudizio esterno e pregiudizio, dogma e ideologia, ingerenza e interferenza che si frapponga ad una valutazione imparziale delle varie circostanze temporali.

Esistono individui che trascendono ogni simpatia, ogni sentimento di fiducia e di rassicurazione, causa di un sudiciume morale e spirituale che inevitabilmente, vuoi o non vuoi, ha modellato i loro tratti in un ghigno perverso, in una gestualità goffa e maligna, in un tono di voce senza anima, senza passione, monocorde come una campana a lutto.
La capacità di riconoscerli ed evitarli, sta proprio in quel “SAPER VEDERE” (diverso dal guardare), che è la risultante, il prolungamento, della conoscenza che noi abbiamo di noi stessi.
Spesso, quel tormento esistenziale che si esprime nelle più varie forme e patologie, è il risultato della frustrazione derivante dall’incapacità di individuare se stessi; il proprio Io e le nostre autentiche necessità.?Il condizionamento delle società moderne sugli individui, che si attua dentro quell’opera di appiattimento dei bisogni, e sulla mercificazione dell’effimero, è schiacciante, e altera la nostra capacità di un giudizio critico e volontà decisionale.
Nella sua essenza, la vita, così com’è concepita dalla cultura attuale, è standardizzata, svuotata di ogni significato autentico, causa di ciò l’indottrinamento liberista. Tornare alle origini, significa conoscere se stessi, avere uno scopo ben preciso, essere tutt’uno con la natura, coltivare i propri talenti, liberarci finalmente dal superfluo, seguire il proprio istinto e l’intuizione. Questa è la chiave, se volgiamo tornare a essere liberi e vedenti.
I veri “Noi Stessi”, sono di un’altra sostanza, invisibile a qualsiasi microscopio atomico, ma ben visibile al cuore cosciente di che sa vedere oltre l’apparente e il razionale.

Come potremo dunque essere “noi stessi”, quando tutto ciò che ci circonda è lo stesso per tutti? Cosa c’è di veramente nostro in questa società, in questo mondo? Come possiamo definirci liberi, autentici, quando ogni nostra scelta è sistematicamente filtrata dal tarlo del dubbio e della paura? E come sapremo vedere, quando l’oscurità avvolge il nostro cuore?

Fonte: http://www.oltrelacoltre.com/?p=15706

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