Il “traffico delle influenze” a Washington è antico quanto la città stessa. Gli esperti di finanza e politica amano parlare di quanto le risorse finanziare delle corporate americane controllino la politica, ma fino ad ora poche persone dicono quali sono le compagnie più benefattrici e perché spendono così tanto.
Strategie di lungo periodo
Per molte imprese gira tutto intorno alla pianificazione a lungo termine, secondo di Tim LaPira, professore di Scienze politiche alla James Madison University dove studia il lobbying e i gruppi di interesse.
“Se investi nel lungo periodo, allora avrai dei lobbisti in campo che saranno al corrente dei fatti, costruiranno relazioni con i decisori pubblici e altri rappresentanti. Quando emerge qualcosa che possa avere effetti sul proprio business, a quel punto loro sono in una buona posizione per agire” sostiene LaPira.
C’è un fatto rilevante ed interessante nel lobbying: non necessariamente se più si spende più si incrementano le performance. Può essere che una decisone impieghi tanto ad essere presa a Washington, dunque i frutti delle risorse investite un anno si vedranno dopo tempo.
Un’analisi della CNNMoney dimostra che solo quattro delle dieci maggiori aziende che investono in lobbying hanno rendimenti azionari che superano l’indice S&P500, dall’insediamento del Presidente Obama (2009). La Camera di Commercio è di gran lunga il gruppo di pressione più grande in tutta Washington: i gruppi economici dominano la scena ed è difficile conoscere esattamente chi è dietro di loro.
General Electric (GE) è in cima alla lista delle società che spendono maggiormente: da gennaio 2009 ha investito 134 milioni di dollari in attività di lobbying. Le ragioni di questa enorme spesa possono essere diverse, ma sicuramente la società ha avuto un bel da fare con le tasse. General Electric infatti non ha pagato tasse su suolo americano nel 2010 utilizzando una serie di detrazioni per dimostrare 408 milioni di dollari di perdita, nonostante il suo giro di affari internazione sia di 10,8 miliardi di dollari.
Anche il conglomerato delle telecomunicazioni, Comcast (CMCSA), ha scalato la classifica di investimenti in attività di lobbying: circa 86 milioni di dollari dal 2009. La ragione è più che valida: Comcast sta attendendo l’approvazione per l’acquisizione del rivale, Time Warner Cable. Un affare da 45 miliardi di dollari. Comcast è molto ramificata a Washington, e questa estensione le ha permesso, già nel 2011, di influenzare positivamente il decisore per l’acquisizione da 30 miliardi di NBCUniversal.
Non sorprende che le tre grandi società del settore della difesa, tra cui la Northrop Grumman, (NOC)Boeing (BA) e la Lockheed Martin (LMT), hanno pagato complessivamente 280 milioni di dollari dal 2009. Negli ultimi anni, a causa dei tagli alla difesa da parte di Washington, la lobby della difesa ha anche dovuto aumentare gli sforzi e gli investimenti.
Google: la nuova potenza
Google è un nuovo player molto potente, solo l’anno scorso ha speso 16 milioni di dollari in attività di lobbying, considerando i soli 4 milioni investiti nel 2009. Il gigante tech ha lottato particolarmente contro la Federal Trade Commission riguardo la neutralità online e si è rinforzata con la NSA sulla sorveglianza delle email dei propri clienti.
“E’ una storia già vista in Silicon Valley, dove loro hanno la loro vena imprenditoriale, vogliono essere lasciati in pace e voglio innovare. Dopo poco, però, hanno imparato che per fare ciò che fanno devono guardare attentamente dove sono e ciò che succede intorno a loro”, ha asserito LaPira.
La classifica
1. General Electric (GE): $134 milioni
2. AT&T: (T, Tech30) $91.2 milioni
3. Boeing Co (BA): $90.3 milioni
4. Northrop Grumman (NOC): $87.9 milioni
5. Comcast Corp (CMCSA): $86.4 milioni
6. Verizon Communications: (VZ, Tech30) $86.4 milioni
7. FedExCorp (FDX): $85.7 milioni
8. Exxon Mobil (XOM): $85 milioni
9. Lockheed Martin (LMT): $78.8 milioni
10. Pfizer (PFE): $77.8 milioni
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16.Google (GOOG): $62.2 milioni
Fonte: CNN Money