Che cosa è la propaganda moderna? Per molti, sono le bugie di uno stato totalitario. Nel 1970, ho incontrato Leni Riefenstahl e le chiesi dei suoi film epici che glorificavano i nazisti. Con tecniche rivoluzionarie nell’uso della videocamera e dell’illuminazione, ha prodotto una forma documentaria che ha ipnotizzato i tedeschi, e il suo “Trionfo della Volontà” ha veicolato l’incantesimo di Hitler. Mi ha detto che i “messaggi” dei suoi film dipendevano non dagli “ordini dall’alto”, ma dalla “vuota sottomissione” del pubblico tedesco. Compresa la borghesia progressista e istruita? “Tutti”, mi ha detto.
Di John Pilger
Oggi, preferiamo credere che non ci sia una vuota sottomissione. La “facoltà di scelta” è onnipresente. I telefoni sono “piattaforme” che lanciano ogni mezzo pensiero. C’è Google dallo spazio se uno ne ha bisogno. Accarezzati come grani di un rosario, i dispositivi preziosi sono portati a testa in giù, monitorati senza sosta e con la priorità su ogni altra cosa. Il tema dominante è il sé. L’Io e le mie esigenze. La vuota sottomissione di Riefenstahl è la schiavitù digitale di oggi.
Di John Pilger
Oggi, preferiamo credere che non ci sia una vuota sottomissione. La “facoltà di scelta” è onnipresente. I telefoni sono “piattaforme” che lanciano ogni mezzo pensiero. C’è Google dallo spazio se uno ne ha bisogno. Accarezzati come grani di un rosario, i dispositivi preziosi sono portati a testa in giù, monitorati senza sosta e con la priorità su ogni altra cosa. Il tema dominante è il sé. L’Io e le mie esigenze. La vuota sottomissione di Riefenstahl è la schiavitù digitale di oggi.
Edward Said ha descritto questo stato in linea in “Cultura e imperialismo” scrivendo che aveva portato l’imperialismo laddove non potevano arrivare le navi di guerra. E’ il mezzo definitivo del controllo sociale perché è volontario, assuefante come la droga, e avvolto in illusioni di libertà personale.
Il “messaggio” attuale di una grottesca disuguaglianza, ingiustizia sociale e guerra è la propaganda delle democrazie liberali. In base a qualsiasi misura del comportamento umano, questo è estremismo. Quando Hugo Chavez lo ha contestato, è stato accusato in mala fede, e al suo successore giungerà il monito dagli stessi fanatici dell’American Enterprise Institute, della Kennedy School dell’Università di Harvard e delle organizzazioni “per i diritti umani” che hanno fatto loro il liberalismo statunitense e sostengono la sua propaganda. E’ questo che lo storico Norman Pollack chiama “fascismo liberale”. Egli scrisse: “Generalmente tutto è in mostra. Alle truppe che marciavano col passo dell’oca [i nazisti], sostituiamo la militarizzazione apparentemente più innocua della cultura totale. Invece del leader roboante, abbiamo il riformatore mancato, allegramente al lavoro [alla Casa Bianca], che, sempre sorridente, pianifica e mette in atto degli assassini”.
Mentre una generazione fa, il dissenso e la satira pungente erano permessi nei media di larga diffusione, oggi le loro contraffazioni sono accettabili e regna un zeitgeist morale fasullo. “Identità” è tutto, mutando il femminismo e dichiarando obsoleto il conflitto di classe. Come danni collaterali si maschera l’omicidio di massa, “austerità” è diventata una bugia accettabile. Anche se nascosto sotto la patina del consumismo, gli studi indicano che il 25 per cento degli abitanti di Manchester e dintorni vive in “povertà estrema”.
La violenza militarista perpetrata contro centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini senza nome dai “nostri” governi non è mai un crimine contro l’umanità. Intervistando Tony Blair 10 anni dopo la sua invasione criminale dell’Iraq, il giornalista Kirsty Wark della BBC gli ha regalato un momento che lui poteva solo sognare. Ha permesso a Blair di tormentarsi pubblicamente per la sua decisione “difficile”, piuttosto che obbligarlo a rendere conto delle sue monumentali menzogne e del bagno di sangue che aveva scatenato. Ci viene in mente Albert Speer.
Hollywood, guidata dai progressisti, è tornata al ruolo che ha coperto durante la guerra fredda. “Argo” il film di Ben Affleck che ha ricevuto il premio Oscar, è il primo film integrato così bene nel sistema di propaganda che il suo avvertimento subliminale della “minaccia” rappresentata dall’Iran è offerto nello stesso momento in cui Obama si prepara, ancora una volta, ad attaccare l’Iran. Il fatto che la “storia vera” proposta da Afleck di “bravi ragazzi contro cattivi musulmani” sia un’invenzione nella stessa misura in cui lo sono le giustificazioni di Obama per i suoi piani di guerra, è velato dagli elogi preparati dagli esperti di pubbliche relazioni . Come il critico indipendente Andrew O’Hehir ha sottolineato, “Argo” è “un film di propaganda nel senso più vero, un film che si presenta come scevro da ogni ideologia”. Cioè, il film degrada l’arte cinematografica per riflettere l’immagine della potenza che serve.
La storia vera è che da 34 anni, le elite della politica estera degli Stati Uniti fremono di vendetta per la perdita del loro tanto amato tiranno, lo Scià di Persia, del suo stato tenuto in piedi con la tortura e progettato dalla CIA. Quando gli studenti iraniani occuparono l’Ambasciata degli Stati Uniti a Teheran nel 1979, trovarono un mucchio di documenti compromettenti che rivelavano l’esistenza di una rete di spionaggio israeliana negli Stati Uniti, che rubava importanti segreti scientifici e militari. Oggi, l’alleato doppiogiochista sionista – non l’Iran – è l’unica minaccia nucleare in Medio Oriente.
Nel 1977, Carl Bernstein, conosciuto per i suoi reportage su Watergate, rivelò che negli Stati Uniti più di 400 giornalisti e editori, per lo più di organizzazioni mediatiche progressiste, avevano lavorato per la CIA negli ultimi 25 anni, compresi giornalisti del New York Times, Time Magazine, e le grandi emittenti televisive. Al giorno di oggi, non c’è più alcuna ragione di mantenere in modo formale una tale forza di lavoro nefasta. Nel 2010, il New York Times non ha fatto nulla per nascondere la sua collusione con la Casa Bianca nel censurare i documenti sulla guerra apparsi su WikiLeaks. La CIA ha un “ufficio per mantenere i collegamenti con l’industria dell’intrattenimento”, che aiuta i produttori e registi a ricostituire la sua immagine diversa da quella di una banda di fuorilegge che uccide, fa cadere i governi e traffica droga. Mentre la CIA di Obama adopera i droni per commettere omicidi plurimi, Affleck loda il “servizio clandestino … che quotidianamente sta facendo sacrifici per conto degli statunitensi … Voglio ringraziarli profondamente”. Il film di Kathryn Bigelow “Zero Dark Thirty”, premio Oscar nel 2010, che è un’apologia della tortura, è stato fatto quasi sotto licenza del Pentagono.
La quota di mercato statunitense degli incassi dei cinema in Gran Bretagna spesso raggiunge l’80 per cento, e la piccola quota rimasta ai film britannici va soprattutto a co-produzioni USA. I film provenienti dall’Europa e dal resto del mondo rappresentano una piccolissima percentuale di quelli che ci è consentito vedere. Nella mia carriera di regista cinematografico, non ho mai conosciuto un momento in cui le voci di dissenso nelle arti visive fossero così poche e parlassero così piano.
Nonostante le dimostrazioni di preoccupazione indotte dalla inchiesta Leveson, “il modello Murdoch” rimane intatto. Quella delle intercettazioni è da sempre una mera distrazione, un reato minore rispetto al ruolo di tamburo con il quale i media – tutti – ci chiamano ad appoggiare le guerre criminali. Secondo Gallup, il 99 per cento degli statunitensi crede che l’Iran sia per loro una minaccia, così come la maggioranza credeva fosse l’Iraq il responsabile degli attacchi dell’11 settembre 2001. “La propaganda vince sempre”, disse Leni Riefenstahl, “se glielo permetti”.
Courtesy of Resistenze
Source: http://johnpilger.com/articles/the-new-propaganda-is-liberal-the-new-slavery-is-digital
Publication date of original article: 14/03/2013
URL of this page: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=9443
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