di Paolo Cardenà-

Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi. Così, non un uomo qualunque, ma Albert Einstein, definiva la follia. Come dargli torto! E’ un po’ come curare il malato somministrando come medicinale, lo stesso farmaco che ha cagionato la malattia e aspettarsi che possa guarire. Oppure come gonfiare un palloncino e attendersi che questo non scoppi.
Sostanzialmente, è questo l’atteggiamento che le banche centrali (FED in primis) stanno avendo nei confronti di questa crisi. In altre parole, stanno curando le distorsioni della finanza, dei mercati e dell’economia orfana per molti motivi di scelte politiche, con  gli stessi interventi che sono stati, almeno in parte, causa di questa grande crisi. E’ di pochi giorni fa la notizia che Federal Reserve (la Banca Centrale americana)  immetterà sul mercato 40 miliardi di dollari mensili, senza un orizzonte temporale ben definito, ovvero potenzialmente in maniera illimitata e fino a quando  non si saranno riassorbite le sacche di disoccupazione verso livelli più accettabili. Lo farà acquistando sul mercato bond legati ai mutui, c.d. Mortage  Backed Securities: carta igenica usata, insomma. E’ questo quanto annunciato dal Presidente del FED Ben Bernanke quache giorno fa.
Quindi, al via un’altro giro di roulette che fa seguito ai due precedenti QE (quantitative easing) già sperimentati) nel corso del 2008 e 2009. Per chi ben conosce questa crisi e la sua genesi, comprende benissimo di cosa sto parlando. Questa è una crisi che nasce dalla deregolamentazione  selvaggia  del sistema bancario americano negli ultimi 30 anni,  poi esportata, con diverse peculiarità e differenziazioni, prima nei paesi anglosassoni e quindi nel resto del mondo occidentale. E’ una crisi che ha trovato terreno fertile e che ha germogliato, proprio nell’abbondanza di liquidità a basso costo presente sui mercati successivamente allo scoppio della bolla delle DotCom nel 2000 e poi agli attacchi del 11 settembre 2001. E’ una crisi che trae le proprie radici dalle manovre monetarie espansionistiche e dall’avidità dei banchieri che mirano a produrre utili al fine di avere stockoption sempre più milionarie.  E’ una crisi figlia delle bolle speculative e delle distorsioni createsi, tra l’altro, con liquidità infinita a basso costo,  pensando che lo stimolo monetario fosse la panacea dei mali economici. In realtà le cose, come ben sappiamo, sono andate diversamente. L’abbondante liquidità creata dal nulla e presente sui mercati, ha permesso la creazione di debito privato e la contestuale formazione della bolle nei vari settori economici (immobiliare in primis) di cui più o meno tutto il mondo è stato vittima, sebbene con peculiarità e caratteristiche differenti da paese a paese. Il credito facile, ha consentito anche a soggetti privi di adeguate garanzie e di fonti reddituali idonee a poter accedere al credito e finanziare così, sia l’acquisto di beni e di immobili stimolandone l’ascesa dei prezzi. In questo ambito le banche, ricevendo un fiume pressochè ininterrorro di liquidita, praticamente gratis, ha accelerato i processi di concessione dei finanziamenti abbattendo i canoni  diligenza alla base delle istruttorie di finanziamento. Negli Usa e nei Paesi con sistemi bancari a matrice anglosassone, hanno inventato strumenti derivati al fine di disfarsi degli assets rischiosi e ottenere liquidità per poter compiere manovre speculative sempre più azzardate e che sono state pagate dalla collettività. E’ l’epoca dei grandi profitti privati, per lo più a vantaggio delle banche e dei suoi manager sempre più attivi e sensibili alla realizzazione di utili i utili derivanti da attività speculative. Ma è anche il tempo  della mutualizzazione dei rischi e del ribaltamento delle perdite sui contribuenti: attraverso l’intervento dei governi che sono corsi a sostegno di un ampissimo numero di banche, chiamando direttamente i contribuenti a sostenere  i costi dei vari salvataggi, compromettendo la tenuta dei bilanci pubblici, fino a portare più meno tutto il mondo occidentale ad un passo dal fallimento, se non oltre.
Le distorsioni provocate dalle politiche monetarie delle banche centrali troppo espansive, e attuate con l’apparente intenzione di stimolare l’attività produttiva e quindi l’economia, oltre a generare un assuefazione dei mercati stessi alle sempre più frequenti espansioni monetarie, accentuano sempre di più il divario tra i vari strati delle popolazione poichè i primi a beneficiarne e forse gli unici, sono solo banche, lobby e politica che può contare sugli interventi delle banche centrali per occultare i propri insuccessi, propagandando una ricchezza apparente ed effimera che comunque si ritorce sulla collettività e sulle classi sociali medie o meno abbienti, determinandone un impoverimento generalizzato. Anzi, tali interventi rischiano di produrre effetti contrari a quelli apparentemente desiderati. Si pensi all’impatto sulle materie prime che subiscono una lievitazione dei prezzi che, per forza di cose, si trasferiscono poi anche sui beni di prima necessità e che, alla fine, vanno a colpire proprio le classi più bisognose. Insomma, le solite politiche perpetrare da anni, senza aver rimosso i prodromi che hanno innescato questa crisi. Tanto è vero che ancora oggi la maggior parte degli utili generati dalle banche , non derivano da quella che per sua natura dovrebbe definirsi la gestione caratteristica dell’attività bancaria, ovvero la raccolta di risparmio sotto forma di deposito per poi finzaniare l’economia reale, ma dalla finanza e dalla speculazione. E così,  manager senza scrupoli continuano ad ottenere stock option sempre più ghiotte, tanto se le cose dovessero andare male, c’è sempre il contribuente da poter spennare grazie a governi conniventi pronti ad utilizzare la leva fiscale per fare casse e ripianare con soldi pubblici le perdite delle banche.
Tali politiche, oltre a diluire il valore delle valute (approfondisci qui l’argomento), trasferiscono assets rischiosi dai bilanci delle banche a quelli delle banche centrali e snaturano la vera natura delle istituzioni bancarie rendendo appetibili forme di investimento più redditizi che esulano dagli impieghi sull’economia reale in forma di prestiti e finanziamenti. valute  e banche centrali si accollano, appunto mutualizzandoli, i rischi che le banche, fondi speculativi, e criminalità finanziaria ribaltano su di esse. I bilanci delle banche centrale accolgono, in definitiva della carta straccia pronta ad essere ripagata dalla collettività.

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