
Di proposte ce ne sono state tante. In prima fila naturalmente c’è la separazione bancaria sul modello Glass-Steagall di cui abbiamo scritto tanto – ora oggetto di una crescente campagna e battaglia politica in numerosi paesi occidentali. Finora però i governi hanno fatto di tutto per non ripristinare una separazione netta tra le banche ordinarie e quelle speculative, limitandosi a discutere delle proposte light che potrebbero regolamentare leggermente le attività delle grosse banche, ma senza un cambiamento fondamentale.
Tra queste proposte troviamo il “ring fencing” del Rapporto Vickers in Inghilterra e la separazione in casa del Rapporto Liikanen a livello dell’Ue. Negli Stati Uniti invece il tentativo di placare la domanda per una riforma incisiva è passato per la proposta di Paul Volcker, ex capo della Fed (anni 80), diventato consigliere di Obama durante la sua prima campagna elettorale.
Di fronte al salvataggio di Wall Street Obama voleva fare vedere che avrebbe fatto qualcosa di serio e così cominciò a sbandierare la proposta di Volcker per vietare la negoziazione in conto proprio da parte delle banche (proprietary trading). Si tratta essenzialmente di speculazioni fatte direttamente dalle banche con la scusa di dover coprire i rischi assunti in altri settori.
Non sorprenderà nessuno sapere che la “Volcker Rule” è stata ben presto diluita – senza una seria opposizione dell’Amministrazione – fino al punto che Volcker stesso l’ha disconosciuta e ha chiesto invece il ripristino pieno di Glass-Steagall.
Ma le banche – dopo aver speso centinaia di milioni di dollari per assicurarsi che la già debole riforma Dodd-Frank non avrebbe intaccato le loro attività speculative praticamente per niente – forse hanno cantato vittoria troppo presto. Infatti sembra che sia stata una delle più grandi, la JP Morgan, a provocare un ripensamento da parte di alcuni regolatori.
Vi ricorderete le grandi perdite accumulate dall’ufficio londinese della JP Morgan nel 2012, il cosiddetto “London Whale”. Si trattava di un’operazione di “copertura” – cioè di ricerca di profitti speculativi – attraverso l’acquisto dei Credit Default Swaps (CDS) che portò ad una perdita di oltre 6 miliardi di dollari.
Oggi l’Huffington Post commenta un articolo del Wall Street Journal sostenendo che è stata propria questa operazione ad aiutare il capo della CFTC (Commodity Futures Trading Commission) Gary Gensler a vincere la sfida per l’applicazione di una Volcker Rule più forte, dopo l’apparente resa di fronte alle pressioni delle banche.
Ora si aspetta che tra poco i regolatori vieteranno il “portfolio hedging”, che secondo qualche analista sarebbe “l’esito peggiore per le grandi banche”. Poverine, forse dovranno riprendere a fare credito, piuttosto che giocare all’azzardo.
Non si tratta di una certezza; speriamo che lo facciano davvero, cioè che codifichino una definizione del proprietary trading molto ampio, di fatto bloccando una certa fetta della speculazione.
L’Huffington Posto la mette così:
“I banchieri ammoniscono che questa versione della Volcker Rule significa che le banche enormi non potranno più proteggersi dalle future calamità economiche, e dunque saranno costrette a diventare più piccole e prendere meno rischi; esattamente l’intenzione della Volcker Rule”.
Succederà davvero? Non lo sappiamo, ma senz’altro stiamo vedendo gli effetti della rinnovata mobilitazione per una riforma vera della finanza. Dall’altra parte i rappresentanti delle grandi banche nelle istituzioni stanno facendo di tutto per mantenere le loro “prerogative”. Una Volcker Rule forte sarebbe un vittoria significativa che andrebbe oltre gli effetti limitati della regola stessa; sarebbe un segnale che qualcosa può cambiare.
Ma se in effetti sarà attuata dai regolatori per bloccare una parte delle attività speculative delle banche, sarà da considerare solo come un primo passo, per poi allargare la battaglia ad un cambiamento di carattere sistemico.