Secondo i sondaggi sette islandesi su 10 vogliono abbandonare la krona, tanto più che i cittadini sono indecisi fra l’adottare l’euro oppure il dollaro canadese. I rilevamenti sottolineano comunque che solo il 26 per cento degli islandesi si dice pronto a aderire all’Unione europea. L’ambasciatore canadese in Islanda, Alan Ossa, ha sottolineato che Ottawa è “aperta a discutere la questione”.
Ma il crack finanziario ha spazzato via i risparmi e le pensioni degli islandesi. E solo da alcuni mesi il paese dell’Europa settentrionale sta finalmente risalendo la china, tanto che l’Fmi ha prospettato una crescita economica del 2,5% per il 2012 e un calo della disoccupazione al 7 per cento. Ma il ricordo di quanto accaduto quattro anni orsono non va proprio giù ai cittadini della piccola Repubblica islandese, tanto che le indagini sui colpevoli continuano: ai primi di marzo l’ex premier islandese Geir Haarde è stato accusato e processato per “grave negligenza” sul crollo bancario del 2008. Ad aggravare il malcontento e le preoccupazioni degli islandesi sono anche le richieste di Olanda e Gran Bretagna che pretendono 4 miliardi di euro dal Paese nordico. In un referendum tenuto nei mesi scorsi i cittadini hanno respinto qualsiasi rimborso economico ai creditori britannici e olandesi, provocando una spaccatura con i due Stati membro dell’Unione europea.
Qualche giorno fa il conservatore britannico Marina Yannakoudakis, in un dibattito all’Europarlamento sull’Islanda si è rifiutato di sostenere la partnership del Paese nordico nell’Unione europea, sostenendo che “il governo islandese sta evitando il suo obbligo legale di pagare un risarcimento minimo ai creditori britannici”. È questa una delle cause come abbiamo già evidenziato che spinge gli islandesi a rinunciare all’ingresso nell’euro. Persino alcuni investitori come Heidar Gudjonsson, economista presso il Centro di Ricerca islandese per gli studi sociali ed economici, sostengono infatti l’adozione del dollaro canadese per la piccola Repubblica visto la loro comune identità geografica legata all’Artico e all’economia di esportazione.
“Il loro mix di esportazione è molto, molto simile al nostro”, ha dichiarato l’economista. Ma non è solo Gudjonsson a sostenere questa soluzione. Da qualche tempo, infatti, alcuni politici e industriali islandesi stanno facendo pressioni per rinunciare alla moneta unica europea e puntare invece sul dollaro canadese. A questo proposito, le loro delegazioni avrebbero già incontrato diplomatici canadesi per discutere il progetto. Indubbiamente l’Islanda perderebbe il controllo della propria politica monetaria e quindi della sovranità economica, che passerebbe di fatto nelle mani di Bank of Canada, ma uno scenario simile si ripeterebbe anche con l’Unione europea, soprattutto alla luce dell’ultimo patto di bilancio approvato da quasi tutti gli Stati membri Ue. E di questi tempi il dollaro canadese è più sicuro dell’euro.