Trans Adriático-oleogasoduto

Claudio Gallo per rt.com

Perché un olivicoltore della solare Italia meridionale dovrebbe ricordare Tony Blair, l’ex Primo Ministro britannico che guidò la Gran Bretagna nella guerra contro l’Irak per distruggere le immaginarie armi di distruzione di massa di Saddam?
Dimentichiamoci che servì brillantemente come “barboncino” di George W. Bush o che fra i ranghi del Partito Laburista era l’erede più coerente delle distruttive riforme neoliberiste della Thatcher. Davanti agli olivicoltori di San Foca, tra le migliori spiagge della Puglia in Italia, si trova ora un profeta della globalizzazione “inevitabile”, un PR cosmico che ha voce in capitolo sul processo di pace-truffa in Medio Oriente (di solito viene a salvare il più forte) e gentilmente spiega ad alcuni dittatori come affrontare quelle stupide democrazie occidentali. Sì, Blair – che cosa stai facendo questa volta? Egli sta promuovendo un enorme progetto globale in nome di alcuni pezzi grossi i quali si preoccupano meno di nulla che la gente del posto non lo voglia.
Lo schema è, come sempre, un caso di potenti élite contro la gente comune, e indovinate lui da che parte sta? Sta fissando ora le coste meridionali della Puglia in qualità di facilitatore di Ilham Aliyev, Presidente dell’Azerbaigian, nominato nel 2012 per la personalità dell’anno da parte del Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP) e il consorzio TAP di energia, Trans Adriatic Pipeline (Gasdotto Trans-Adriatico), formato dal gigante petrolifero britannico BP (20 per cento), la società petrolifera statale dell’Azerbaigian SOCAR (20 per cento), la norvegese Statoil (20 per cento), la belga Fluxys (16 per cento), la francese Total (10 per cento), la tedesca E.ON (9 per cento ) e la svizzera Axpo (5 per cento). Si tratta di una pipeline di 2.000 miglia per il trasporto del gas da Shah Deniz-2, il più grande giacimento di gas azero del Mar Caspio, attraverso la Turchia, la Grecia e l’Albania fino in Italia.
La principale ragion d’essere di questo gasdotto, con una capacità di 10 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno (pronta per essere raddoppiata) è soprattutto politica: la volontà europea di ridurre la dipendenza dal gas russo.
Un apparente paradosso in un mondo in cui l’economia ha divorato tutto lo spazio politico. Non così paradossale se si pensa che il predominio dell’economia è un altro modo per descrivere il dominio imperiale americano. Così, la stessa Unione Europea che sta allegramente applicando nuove sanzioni a Mosca contro il proprio interesse in un vuoto masochistico di strategia sostiene fortemente TAP come un “progetto di interesse comune.” Il Primo Ministro italiano Matteo Renzi ha appena detto durante una visita a Bari (principale città della Puglia) che TAP deve essere costruito “senza se e senza ma” e il Ministero dell’Ambiente italiano ha appena dato la sua approvazione definitiva poche settimane fa.
Ma il popolo del Salento, zona turistica in cui si trova San Foca, non è d’accordo con il brillante bla-bla di Tony Blair e degli altri vip delle relazioni pubbliche per TAP, come l’ex Ministro degli Esteri tedesco Hans-Dietrich Genscher e  l’ex presidente di British Petroleum Peter Sutherland. Molta gente si oppone attivamente al progetto, insieme con la maggior parte dei sindaci locali e il Presidente della Regione Nichi Vendola. Un comitato “No TAP” sta combattendo una battaglia quotidiana contro il gasdotto, il quale può contare sul sostegno della maggioranza dei media italiani. Essi hanno due tipi di obiezioni, una ecologica e una economica. La prima obiezione riguarda il danno ambientale che la nuova struttura comporterà in una zona incontaminata con alberi secolari di ulivo e una fauna unica, che vive principalmente di turismo. La seconda obiezione riguarda l’inutilità di un simile enorme progetto in questo periodo di crisi economica senza fine.
BUSH US BRITAINOvviamente l’argomento principale dei sostenitori di TAP non è “Ci difende dai Russi”. Stanno dicendo che il gasdotto porterà certamente energia sicura e bollette meno care al popolo. Non male, anzi. Il problema è che il governo italiano sta spingendo come l’inferno sulle infrastrutture energetiche, senza apparentemente considerare, per esempio, il costante calo dei consumi di gas, attualmente ai livelli del 2002. Terna, l’operatore del sistema di trasmissione elettrica italiano, ha riferito che nel mese di Agosto il consumo italiano di energia elettrica è diminuito del 3,3 per cento rispetto all’anno precedente, mentre circa il 45 per cento della produzione proviene da fonti di energia sostenibili come idroelettrica, eolica e solare. La macchina dell’economia occidentale è bloccata in una crisi che non accenna a passare. Alcuni economisti concludono che è strutturale. Inoltre, la strategia energetica italiana 2012 introduce la possibilità che i consumatori paghino una parte del costo di costruzione degli impianti con le future bollette energetiche. E’ interessante notare come questo è lontano dalla sacra religione del mercato che ogni politico europeo professa ufficialmente.
In questa situazione, non solo è difficile immaginare come le future bollette potranno essere inferiori, è ragionevole infatti prevedere che saranno più alte. Il giornalista italiano Gionata Picchio del quotidiano “Il Fatto” ha calcolato che per i consumatori italiani il costo aggiuntivo dei nuovi progetti che il governo italiano intende realizzare (tra i quali TAP) sarà circa 350 milioni di euro all’anno.
Il compito dei propagandisti pro-TAP è quello di far ingoiare il rospo alla gente del Salento. Con il volenteroso aiuto del governo italiano sicuramente spiegheranno agli ingenui agricoltori locali e agli ecologisti che hanno bisogno di “vedere il grande quadro” da un punto di vista economico internazionale. Vedere la foresta per gli alberi. Ma dietro i sorrisi dei PR, il messaggio fattuale brilla nella sua brutale essenzialità: si deve rendere noi e i nostri sconvenienti oligarchi azeri ancora più ricchi, con una pipeline che probabilmente vi porterà non guadagni ma solo guai. Comunque, questo è il prezzo da pagare per congelare l’Orso russo fuori dal nostro “paradiso democratico”.

(Il collegamento inserito è nostro – ndc)

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