di Fulvio Grimaldi

Muore un albero. Si sveglia una nazione. (Nazim Hikmet, poeta turco)
L’uomo miri a uno scopo, e coll’aspettativa, coi disegni, colle speranze dell’avvenire, rilevi il pregio dell’esistenza, la quale sempre che manca di prospettiva d’un futuro migliore, sempre ch’è ristretta al solo presente, non può non parer cosa vilissima e di niun momento, perché nel presente, cioè in quello che è sottoposto agli occhi, non hanno luogo le illusioni, fuor delle quali non esiste l’importanza della vita. Or la vita degli italiani è appunto tale, senza prospettiva di miglior sorte futura, senza occupazione, senza scopo, e ristretta al solo presente. (Giacomo Leopardi, “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani”)
I BUONISSIMI.



Ora brucia la Turchia e la Siria gioisce. Questa è primavera vera.
Per prima cosa gaudio e giubilo e fanfare e cimbali per l’insurrezione in Turchia contro la dittatura del neo-ottomano despota islamista ultrà, affamatore del popolo e guerrafondaio per mandato dell’imperatore. Contrassegna la rivolta di massa, fatta passare dai media come istanza puramente e innocuamente ecologista (la sostituzione di 600 alberi con un centro commerciale), pure validissima, l’incendio dell’edificio che alloggia i ratti mercenari da spedire in Siria e che invece mette in discussione un regime sanguinario e aggressore all’interno e all’esterno. Per ribadire il punto gli insorti hanno attaccato e dato alle fiamme le sedi del partito di Erdogan in tutto il paese. E lì, come in Cile, in Spagna, in Grecia, in Portogallo, i giovani, gli studenti stanno trascinando tutto un popolo subalterno, schiacciato, coinvolto in avventure militari che gli ripugnano. E, dopo 5 giorni di lotta da un capo all’altro del paese, ecco gli statali, colonna vertebrale di questo Stato centralizzato, scendere in sciopero per 48 ore. Magari ce n’est que le debut per l’intero Medioriente.
Pensate quante occasioni del genere avrebbe avuto la Cgil, se non fosse corrotta fino all’osso. Una risonante risposta, quella dei giovani turchi, ai quei rottweiler cocainizzati, britannici e francesi, con complici europei mimetizzati nell’astensione, che a Bruxelles hanno deciso di fornire ogni immaginabile strumento di morte ai tagliagole in Siria (ora alla luce del sole, dopo due anni di rifornimenti clandestini). Tutto questo, in parallelo con la grandiosa dimostrazione di forza dei giovani europei a Francoforte contro i delinquenti della BCE, anche questi repressi con la stessa ferocia che l’11 settembre ha ucciso 3000 dei propri concittadini; in parallelo anche con l’offensiva vittoriosa dei patrioti siriani e di Hezbollah sulla marmaglia Al Qaida-Cia che ora, apripista gli psicopatici di Tel Aviv, vorrebbe trascinare nel caos anche il Libano e, un po’ per volta, mezzo globo terracqueo.
In parallelo, pure, con le mazzate e i gas tossici a difesa dei vampiri della BCE, che non hanno impedito agli BLOCKUPY di Francoforte , come non lo hanno impedito i morti, le migliaia di feriti e di arrestati in tutta la Turchia, di imporre nelle piazze e strade il proprio salutare odio e la propria proposta. Primavera turca, vera per ora,  con riverberi a largo raggio; grandiosa dimostrazione di forza dei giovani europei a Francoforte contro i delinquenti della BCE. La violenza, ora sistematica e senza limiti in Occidente, della repressione di ogni dissenso (al confronto i poliziotti di Putin, tanto vituperati, sono delle crocerossine)  fa capire come Genova 2001 sia stato l’inaugurazione di un nuovo rapporto globale tra masse ed élite. Siamo attrezzati? E i media, quando quel po’ di giovinezza che sopravvive in questo paese, deciderà per la battaglia finale, saranno comprensivi nei confronti di chi rifiuta la resa e combatte, come lo sono quando è in gioco il destino di un qualche satrapo lontano? Non fatevi illusione. Saremo soli. Gabanelli e Floris, Santoro e Formigli, saranno dall’altra parte.
 Le maschere antigas ci vogliono!
Grillo o Rodotà?
Invece, nel nostro lanciatissimo Stato di masso-clerico-mafio-polizia, un po’ la paura delle botte e della liquidazione politica e sociale, un po’ lo stordimento da pugile groggy, ci fa restare ammutoliti a capo chino sotto bombe di grande profondità. Quelle del golpista capo che detta ormai a voce alta ai partiti ogni passo dell’oca da fare; quelle del Letta trasparente, attraverso cui balugina l’orrido volto del mostro globalista, Letta che, buffone di corte, accorre allo scampanellio di Re Napolitano per eseguire le capriole richieste; quelle del sodale Nitto Palma, che vuole decimare la magistratura togliendo la libertà d’espressione ai cittadini che la compongono; quella dei sindacati che, con Landini in preda a un bicchiere di troppo, si accordano tutti per agevolare la fine del diritto di sciopero; quella del disegno di legge che, tra statuti e pinzillacchere, punta a radere al suolo l’unica forza di opposizione e di cambiamento ancora in piedi; quella del disegno di legge che fa piovere oro sulla casta per altri quattro anni, in attesa di farsi rimpinzare e dirigere da satrapi mafiosi e imprenditoriali, come anche da un 2 x 1000 che alla casta va, che tu abbia o non abbia designato un partito. Non piove, non grandina, sono le piaghe d’Egitto combinate a un terremoto in Iran, a un tornado in Oklahoma e al triangolo delle Bermude.
Di fronte a tutto questo si erge, sventolando la “Costituzione più bella del mondo” (ma quella venezuelana l’hanno mai letta?), la travolgente potenza della combriccola (Libertà e Giustizia)  che a Bologna, domenica 2 giugno, ha consegnato la missione di riscattare l’Italia a un drappello di sionisti spaventati da Grillo. Ne parliamo più sotto. Dopo le recenti elezioni amministrative c’è gente che mi ha investito all’arma bianca, tra ghigni di soddisfazione, con questa domanda: E mo’, dopo la scoppola presa da Grillo, che fai, insisti?  E giù con le evocazioni orgasmatiche del risultato dei Cinque Stelle: “crollo”, “disfacimento”, “sconquasso”, “tracollo”, “frana”, “schianto”. Era gente che si ritiene di sinistra, ma che in questa occasione, come in tutti i mesi che l’hanno preceduta e, forse, preparata, si trova avvinghiata in strettissima sintonia e sinergia a tutti coloro di cui si dichiara agli antipodi: destre, estreme destre, neonazisti, Pdl, Pdmenoelle, sedicente società civile, Vaticano, trotzkisti reduci dalle valorose guerre contro Libia e Siria, insomma quello che si diceva un tempo l’arco costituzionale e che ora il tirannosauro sul Colle ha consolidato sui nuovi pilastri Berlusconi e Letta.
Il collateralismo è sempre lo stesso, serve a non farti buttar fuori dall’anticamera del salotto con lo champagne. L’hanno praticato fornendo ai sodomiti la vasellina, un po’ diluita dalle lacrimucce per le troppe bombe, per agevolare lo stupro di Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, stati canaglia vari, assi del male, violatori dei diritti umani, repressori della società civile, negatori della democrazia, terroristi. Da Rossana Rossanda a Dick Cheney. Se avessero lanciato tanto Napalm addosso a Napolitano, Draghi, Squinzi, Letta, Bersani, Visco, Alfano, Monti, Prodi, Obama, Barroso, Van Rompuy, i paladini dei diritti operai Camusso ed Epifani, pali delle rapine padronali e compagnia razziante, avremo già un bel po’ di quell’altro mondo possibile su cui si vanno masturbando sicofanti del golpismo in atto e benpensanti vari in fondo alla tonnara.
Il che ci porta alle recenti elezioni. Fatemi fare un esercizio statistico di alta valenza scientifica, tipo quelli di Mannheimer. Dunque il Movimento 5 Stelle ha perso ovunque. E l’amplesso di media, mondo partitico e residui sinistrati con questo dato esaltante ha fatto riverberare di gemiti di piacere le fatiscenti dimore dei nostri tardo-bizantini in coma vigile. Con in testa “il manifesto”, come non poteva non essere con un giornale che, se non fosse per Manlio Dinucci e qualche intervento esterno, sarebbe già finito nella poubelle di Marx. Secondo gli inconfutabili calcoli pitagorici che ho usato, il M5S, rispetto all’unico dato con il quale correttamente andava confrontato, quello delle amministrative del 2008, ha decuplicato i voti. Raffronto accuratamente evitato dai furbetti che il paragone l’hanno fatto con le politiche di quest’anno, sottacendo peraltro le perdite del PD, trionfatore con la perdita secca del 43%, e del PDL, che ha “tenuto” grazie a un salasso del 65%. Al confronto, il M5S ha fatto tombola.
Ma atteniamoci pure al risultato delle politiche recenti. Il calo è netto. Perché?  Sono stati gli improperi dello scostumato Grillo, dal “manifesto” dell’ ”abbassiamo i toni” gratificato di “cialtrone stellare”? L’intrinseca volatilità di una protesta senza proposta? I bisticci attorno a scontrini e diarie? O non piuttosto, al netto delle intemperanze verbali di un Grillo travolto dalle tempeste emotive  che gli suscita il ruolo di collettore dell’immensa collera popolare, la vietnamizzazione del movimento operata con i B-52 della flotta mediatica nazionale? Ordigni nucleari, come il falso ciclopico della mancata adesione dei grillini a un inciucio con il PDmenoelle che avrebbe fatto fuori Berlusconi e salvato l’Italia una volta per tutte? Quando invece il nume tutelare dell’affossamento del connubio mafia-Stato, alla vergine PD aveva intimato il matrimonio con il gemello scapestrato PDL, come prescritto anche dal papa e da Obama. O come il missile Hellfire lanciato su Grillo dall’affidabilissimo drone Cia-P2, Bisignani, dopo le bombe a grappolo con analoga carica esplosiva tirate da certi detriti della sinistra: “Grillo e Casaleggio non sono che tentacoli fascistizzanti dellaSpectramondialista”, con Cia e Goldman Sachs nella parte di Goldfinger.
Ascoltando Pitagora, piuttosto che Mannheimer,  della cosiddetta debacle del MoVimento attribuirei per l’80% il merito a questo tsunami di fango. Con il restante 20% assegnato  all’intervento di Milena Gabanelli, eroina delle inchieste giornalistiche mirate a eliminare dalla scena disturbatori della pacificazione nazionale in chiave Nato-Troika. Grillini farlocchi che avevate votato online per Gabanelli presidente, riguardatevi un po’ il suo compitino dedicato alla disintegrazione di Di Pietro e dell’Italia dei Valori (pezzenti seccatori alle vetrate del festino Monti-PD-PDL), facendo passare quattro baracche, due rimesse e qualche garage di Di Pietro per impero immobiliare da far vergognare il Vaticano, e poi rivedetevi l’analoga operazione che ha trasformato il bilanciopubblicodella Casaleggio e Associati in opaco e sospetto mistero, e i quattro soldi rimediati con la pubblicità sul blog nella piscina di dollari di Paperone. A Piazza Pulita, con un Formigli trafelato e dal volto tirato, l’anatema contro Grillo, Torquemada torturatore di giornalisti, ha raggiunto il diapason. Ulteriore prova di come la corporazione che ha posto l’Italia al 69° posto mondiale per libertà di stampa, dopo Ghana, Papua, Isole Solomon, Guyana, Namibia, Samoa e altri, sa difendere impeccabile deontologia e cristallina dignità.
Un po’ siamo stati noi a non avervi voluto togliere dalle orecchie i tappi, marca “manifesto” o “Piazza Pulita, quando Grillo e i suoi tiravano cannonate contro i fortini del neoliberismo di polizia (TAV, F-35, Missioni militari, MUOS,  sovranità, cementificazione, UE e euro, i crimini di Israele, la difesa dell’Iran, l’Ilva, l’abolizione del porcellum ambito da ognuno degli alterni vincitori futuri, i costi della politica, i crimini Telecom e MPS), abitati, questi sì, da personale di servizio di Goldman Sachs. Questi sì, che alla violenza verbale di Grillo, “foriera di terrorismo”, rispondono, sul piano formale, con la sobria eleganza del falso di bilancio e di realtà, con i guanti bianchi delle subdole esaltazioni di “dissidenti”, con le cesoie d’argento che provano a tagliare in due o tre il gruppo dei parlamentari grillini e,.appresso, tutto il MoVimento, e, sul piano materiale, con leggi ad escludendum e con le bastonate alle plebi che tumultuano per gli stessi obiettivi dei pentastellati.
Un Grillo ripetitivo nelle forme e nei contenuti fino all’esaurimento, nella campagna delle amministrative, non ha saputo tarare i suoi discorsi su un pubblico che ravana tra problemi del territorio e ricatti clientelari e, più che ai palazzi romani, guarda al campanile e all’amico o padrino  che, nella sua comunità, cerca di arrampicarvisi. E se si potesse superare la soglia del 100% – Pitagora s’incazzerebbe, Einstein forse no – a questa discrepanza assegnerei un 5% dei motivi del calo elettorale. Un altro 10% andrebbe all’ingenua e disorientata gioventù grillina in Parlamento, incapace di chiudere senza chiasso la bocca a quelli tra loro che si risentivano a dover rendicontare la gita fuoriporta. Forse una soluzione veloce avrebbe potuto essere un adeguato forfait che evitasse lo scontrino del caffè. E comunque, bonificare il terreno pentastellato da intrusi incongrui e scombinati, anche se ciò comportasse la riduzione numerica della squadra parlamentare e qualche voto spurio in meno alle prossime politiche, non può che far bene al MoVimento e al paese. Sei per la collusione tra M5S e i reggipalle PD di Berlusconi, di Draghi, Di Van Rompuy, di Messina Denaro? Sei fuori. Sei per l’inciucio con quelli che i loro elettori li hanno mandati affanculo mille volte meglio dei vaffa di Grillo? Sei fuori. Ti risenti delle parolacce di Grillo e non della azionacce, delle menzogne, delle truffe, dei furti, delle calunnie, delle guerre di quelli? Sei fuori!.
Vero è che, dopo tanta astinenza televisiva, questi giovanotti non apparivano sufficientemente attrezzati per far circolare la comunicazione sulle loro attività. Che, realizzando già, con proposte di legge, mozioni, interrogazioni, il 65% di loro non disprezzabili venti punti programmatici, al confronto con i twit degli altri, li fa sembrare dei dannati ai lavori forzati nella Cajenna. Ma vero è anche che, quando Grillo ha attenuato il suo sacrosanto ukase contro la partecipazione ai circhi dei lanciatori di coltelli, detti talk show, quei ragazzi ingenuotti hanno saputo non solo schivarli, i coltelli di Annunziata, Formigli, Gruber, veri campioni di quel 69° posto in classifica, ma trasformarli in boomerang sul muso spocchioso e beffardo di questi sicari chiamati a trafiggerli.
Rodotà, da padre della Patria grillino a santone di “Libertà e Giustizia
Poi ci sarebbe la questione Rodotà, sulla quale, capelli ritti e anatemi tonanti, si sono fiondati a stormo, non solo coloro che ne avevano sostenuto la candidatura con la quale i Cinque Stelle avevano al re strappato anche le mutande, ma con particolare entusiasmo soprattutto tutti quelli che, affossandola, avevano napolitanizzato la corsa dalla Repubblica al Principato. Non voglio immaginare come la risposta di Grillo, intempestiva e priva di argomenti, al poco riguardoso cicchetto fattogli dal professore sul Corriere, avrebbe potuto incidere sull’esito elettorale. Anche perché nell’Italia A e B, quella da Grillo correttamente divisa tra scrocconi o grulli e operosi o esclusi, pochi si sarebbero sottratti al fascino dell’aureola mistica tessuto intorno a questo padre della patria a scoppio ritardato.

Certo, rispetto a quanto offrivano i clienti del lenocinio nazionale in termini di capi dello Stato graditi alla madama, che poi giustamente si sono accrocchiati ai piedi del reggente (reggente del castigamatti da veni’), Stefano Rodotà brillava come il faro del Colosso di Rodi. Non per nulla hanno scelto uno che ai naviganti dovrà indicare la rotta. A proposito di Italia A e B, una delle manifestazioni più schiette della natura di falsari degli imbrattanotizie italioti, piante saprofite che si arrampicano sull’albero della verità per soffocarlo, si è avuta quando quel post di Grillo ha provocato un universale esecrazione: ha insultato gli italiani! Stessa tecnica di quelli che ti danno dell’antisemita, quando arricci il naso sugli orrori di Israele.

A quali naviganti si rivolgeva l’anziano e onesto costituzionalista, risuscitato dai recessi accademici dopo mezzo secolo di consustanzialità con l’establishment centrosinistro PCI- PDS-DS-PD, cui Grillo aveva detto “alzati e cammina”? L’ottuagenario miracolato dalla rete, come lui stesso si definiva prima che in tal modo lo offendesse Grillo, spostatosi con svelta mossa dal camper di Grillo al Landò delle persone dabbene, con un articolo-pulizia etnica sul Corriere aveva sgomberato l’orizzonte da ogni sospetto di vicinanza a coloro dai quali si era voluto benvolentieri far proiettare verso il colle più alto. Aveva definito questi scavezzacolli dell’acqua pubblica, di sanità e scuola pubbliche, “immaturi politicamente”, assolutamente inadeguati rispetto agli stramaturi veterani della Prima e Seconda Repubblica ricicciati nella monarchia di Giorgio Primo. Asserzione che per il fior fiore dell’Italia degrillizzata, giunto a Bologna da varie case di riposo (RC, Ingroia, Cambiare si può, Alba, girotondini, arancioni sbiaditi, gentiluomini assortiti), era, dopo un rosario di tranvate, come una pera di sangue di fanciullo.
Guarda chi c’era a Bologna!
C’era l’Italia dalle guance rosate e dalla marsina candida dei tanti che a Rodotà, gigante buono, avevano affidato la speranza di essere traghettati verso un altro mondo possibile, senza doversi sporcare le scarpe. Ogni rispetto, ogni indulgenza. Ma c’erano, idealmente o fisicamente, anche i marpioni, quelli tosti, i pacifinti: i Lerner che, da capo-reggitori della bara, sporcavano il funerale rosso di Franca Rame, quelli nonviolenti, ma con la penna d’assalto e i microfoni innestati a baionetta, a firmare ordini del giorno Nato contro la repressione di… Ghedddafi o Assad (Morgantini, Mecozzi, Agnoletto, Vauro, Bersani Marco… tanti amichetti del giaguaro)…   Prezzemolo per potenziare il sapore. Ma la ciccia di “Liberta e Giustizia” era altra. L’Ingroia del “mio modello è Obama”, il Saviano dei componimenti Mossad  contro chiunque stia sul piloro a Netaniahu, Sandra Bonsanti, presidente della combriccola “Libertà e Giustizia” e guru della “Sinistra per Israele”, innervata da eroi dei diritti umani e della Costituzione (art.11 e 21) come Fassino, Eco, Lerner, Sofri, Veltroni, Zagrebelsky, Amato, Caldarola, Nando Dalla Chiesa… Rosi Bindi per il tocco muliebre, l’appassionato di vorticosi caroselli “calcinculo”, Civati. E, immancabile in ogni festa di cariatidi al nuovo inizio, Vendola, appena appena scottato dai suoi lavori intorno agli altiforni dell’Ilva. Insomma, una bella conventicola catto-ebraica per la Costituzione e…per  Israele. Quelli che dalla Nato, dal Muos e dalle guerre (che roba è?) ci libereranno non appena Assad o Ahmadinejad la smettano di alimentare il terrorismo e violare i diritti umani.

Ecco il  Rodotà zuzzurellone un po’ fedifrago, estratto da Grillo dalla naftalina sotto cui l’avevano seppellito i suoi più disinvolti soci, per essere proiettato nella luce dei massimi onori ed oneri istituzionali. Constata la flessione dei suoi corifei, smesse le cinque stelle dall’occhiello, si era affrettato all’italiana a fare al suo sponsor un poco riconoscente cazziatone sul Corriere. L’abbraccio a Roberto Saviano era il logico coronamento della giravolta. Saviano ha recitato il solito copione su come si fa a far deragliare il treno che per i molti boccaloni in piazza dovrebbe viaggiare dritto dritto verso il sol dell’avvenir. Ha sentenziato:”Difendere la Costituzione significa difendere la democrazia dalle organizzazioni criminali”. Ma non intendeva quelle insediate su colli e monti di Roma, delle altre garanti e complici. Difatti, la sua, di democrazia, è quella che rompe il culo ai palestinesi. Chissà cosa ne pensava Rodotà. Chissà cosa ne penserebbe se vedesse alcune citazioncelle che ho spiluccato da internet. Qual è il sogno di questa brava gente, quale quello di Rodotà? Visto che quello smanierato di Grillo non è riuscito a portarlo al Quirinale? E’ infilarsi nell’occhio del ciclone grillesco, strangolarlo mettendogli la cravatta, pungolare un po’ il PD e proporre per la settantesima volta la  “rinascita della sinistra”(per Israele).

Sandra Bonsanti, Roberto Saviano e soci a Bologna con “Libertà e Giustizia: ecco perché.

La Sinistra italiana si accorge di Israele

La costituzione del movimento “Sinistra per Israele” deve essere salutata come un cambiamento di rotta epocale, utile a far riflettere chi ancora è legato a veteroposizioni che hanno perso di attualità da tempo, ancora utilizzate per populistiche posizioni antisemite. La presidenza dell’associazione è retta da Furio Colombo, persona la cui integerrima obiettività è stata spesso testimoniata dal coraggio con cui ha difeso le proprie idee, molto spesso pienamente condivisibili. Alla giornata inaugurale hanno partecipato Piero Fassino e Emanuele Fiano e all’associazione hanno già aderito Giuliano Amato, Sandra Bonsanti , Enrico Borselli, Peppino Caldarola, Umberto EcoGad Lerner, Adriano Sofri, Walter Veltroni e Gustavo Zagrebelsky.

IRAN: A MANIFESTAZIONE PRO ISRAELE ADERISCONO UMBERTO ECO E GAE AULENTI
CON ‘LIBERTA’ E GIUSTIZIA’
Milano, 2 nov. (Adnkronos)- Gae Aulenti, Umberto Eco, Sandra Bonsanti e Giovanni Bachelet, insieme ai consiglieri Simona Peverelli, Alessandro Amadori, Filippo Di Robilant, Aldo Gandolfi, Elisabetta Rubini e Pierleone Ottolenghi, hanno firmato con ‘Libertà e Giustizia’ l’appello del Foglio a sostegno di Israele. L’associazione prenderà parte alla fiaccolata di giovedì 3 novembre, davanti all’ambasciata iraniana a Roma con una delegazione della quale fanno parte tra gli altri Sandra Bonsanti, Filippo Di Robilant e i coordinatori del circolo romano di LeG.
 Facciamo partire questo appello da sinistra e siamo molto orgogliosi che la sinistra abbia risposto compatta perché anche noi dobbiamo tenere alta la guardia contro l´odio verso Israele e gli ebrei».
E al sit-in di protesta, alle 18.30, in piazza Diaz 6, saranno in tanti: dal segretario di Rc Augusto Rocchi a quello della Lega Massimiliano Orsatti e a Luigi Casero (FI), da Franco Mirabelli e Pierfrancesco Majorino (Ds) a Francesca Corso (Pdci), da Nando Dalla Chiesa (Margherita) fino a Nando Vertemati (Sdi), Giuliana Carlino (Italia dei Valori) e Alessandro Litta Modignani (Radicali) fino ai segretari di Cgil, Cisl e Uil. E, naturalmente, ci sarà la comunità ebraica di Milano, con il suo presidente Roberto Jarach. Soddisfatto il portavoce Yasha Reibman, che ricorda: «I dirigenti milanesi mostrano grande sensibilità e lungimiranza, spero che anche quelli nazionali mostrino la stessa solidarietà». Ci saranno i Verdi con Carlo Monguzzi: «A prescindere da chi la organizza, è giusto difendere il popolo di Israele».
Janiki Cingoli 
Più inguardabili dei pacifisti del business sono gli ex pacifisti dell’“armiamoci e partite”. Ve li ricordate i sinistrati del Pd, i repubblichini di Ezio Mauro, i Dario Fo e le Franca Rame avvolti nella bandiera arcobaleno, manifestare a più non posso contro la guerra male del mondo? Puntualmente e senza vergogna, eccoli sostenere con foga la necessità morale di sganciare missili sulla Libia per aiutare i ribelli e impedire a Gheddafi di fare morti.
Anonimo Anonimo ha detto…
E’ morta Franca Rame (e l’ultrà sionista Lerner ha portato la bara) e credo che dedicarle un pensiero non sia fuori tema. Ha lasciato scritto che al suo funerale vorrebbe che ci fossero tante, tante donne…vittime della violenza, come lo fu lei quarant’anni fa quando fu stuprata dai fascisti. Forse sarebbe contenta di vedere dietro di sé le anime delle migliaia di donne libiche e siriane stuprate, violentate, assassinate e mutilate dai “combattenti della libertà” che lei e suo marito hanno calorosamente sostenuto da due anni a questa parte, senza alcuna resipiscenza. Sarebbe un bello spettacolo!

Dario Fo per “Desideri all’Asta” di Amnesty International Per le donne da liberare in Libia.

Clicca qui per partecipare all’asta di beneficenza e fare un offerta per l’opera “Gli innamorati volano alto” di Dario Fo

Dario Fo per “Desideri all’Asta” di Amnesty International: Per le donne da liberare in Libia.

Clicca qui per partecipare all’asta di beneficenza e fare un offerta per l’opera “Gli innamorati volano alto” di Dario Fo

Desideri all’asta, asta benefica a favore di Amnesty International,
si presenta per la dodicesima edizione dal 27 novembre al 18 dicembre.
Desideri all’asta, asta benefica a favore di Amnesty International,
si presenta per la dodicesima edizione dal 27 novembre al 18 dicembre.

LETTERA DI DARIO FO E FRANCA RAME: “E’ ORRIBILE QUELLO CHE IL REGIME IRANIANO HA FATTO A SAKINEH” (Sakineh è l’uxoricida magnificata in Occidente che, con l’amante, ha assassinato il marito con il veleno e con le scosse elettriche. Condannata a morte, condanna ridotta a 10 anni. Non è mai stata condannata alla lapidazione, punizione cancellata dai codici nel 2009 e non praticata dai tempi di Khomeini. N.d.R.)


E’ orribile quello che il regime iraniano ha fatto a Sakineh Mohammadi Ashtiani. Bisogna alzare la voce perché tutto il mondo lo sappia. In particolare ci ha riempiti di sgomento il fatto che vorrebbero addirittura costringere Sakineh ad abortire: secondo la legge islamica una donna prima del quinto mese deve interrompere la gravidanza per essere giustiziata. Ma va specificato che è una sedicente legge islamica, inventata negli ultimi anni per ragioni di opportunismo politico. Tutta questa vicenda è una follia emblematica di come la religione continui a esercitare il potere sulle donne

Beppe Grillo su Iran e Israele
N IRAN L’ECONOMIA VA BENE – Nemmeno un po’ preoccupato da quel regime? «Quelli che scappano, sono oppositori. Ma chi è rimasto non ha le stesse preoccupazioni che abbiamo noi all’estero. L’economia lì va bene, le persone lavorano. È come il Sudamerica: prima si stava molto peggio. Ho un cugino che costruisce autostrade in Iran. E mi dice che non sono per nulla preoccupati». Ma Ahmadinejad vuole cancellare Israele dalle mappe… «Cambierà idea. Non penso lo voglia davvero: lo dice e basta. Del resto, anche quando uscivano i discorsi di Bin Laden, mio suocero iraniano m’ha spiegato che le traduzioni non erano esatte…». Perché, nessun dubbio, c’è una lobby ebraica che controlla il sapere: «Tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina, è filtrato da un’agenzia internazionale che si chiama Memri. E dietro Memri c’è un ex agente del Mossad. Ho le prove: Ken Livingstone, l’ex sindaco di Londra, ha usato testi arabi con traduzioni indipendenti. Scoprendo una realtà mistificata, completamente diversa».


MEDIO-ORIENTE -. Beppe Grillo fa capire soprattutto una cosa: nel Movimento 5 Stelle, quella di David non è la più splendente. Mentre l’Iran… «Se un giorno Grillo farà parte del governo italiano – scrive il corrispondente Menachem Gantz -, il suocero (iraniano non dissidente) avrà un ruolo fondamentale nella politica estera». Il giornalista è severo col comico: «È confuso, prigioniero di pregiudizi: le sue idee su Israele si possono capire dai suoi show e dal suo blog». Il riferimento è ad alcuni post, dove gli israeliani sono qua e là paragonati ad Attila («dopo di noi non cresceranno più palestinesi») o a una «dittatura militare» pronta a scatenare una terza guerra mondiale, mentre più teneri sembrano altri giudizi: «L’Islam non è una religione fondamentalista. E qualunque Stato, quando gli ammazzano gli scienziati nucleari o lo attaccano coi virus informatici, si sente sotto attacco». Grillo rivela d’essere stato invitato dall’ambasciatore americano a Roma, nel 2008. Dice che Israele è dietro molte decisioni Usa. Che «noi italiani siamo sotto occupazione dell’America, colpevole di parte della crisi economica europea». Che in ogni caso «parlare d’Israele è un tabù, come parlare dell’euro: appena lo tocchi, subito ti dicono che sei antisionista e razzista».

Manlio Di Stefano, Deputato Cinque Stelle– “Il 5 giugno verrà inaugurata la Coppa UEFA di calcio under 21 in Israele. Ora il 5 giugno è una data particolare perché è la data in cui Israele attaccò e occupò la Cisgiordania, Gaza, le alture del Golan e parte del Sinai. Quindi rappresenta una giornata di conquista per Israele e probabilmente l’inizio della sofferenza per molte altre popolazioni. Gli israeliani in questo momento stanno praticando discriminazione e violenza anche in ambito sportivo perché si stanno distruggendo stadi, stanno facendo ostruzionismo agli eventi che prendono in considerazione il lato palestinese. Noi crediamo che neppure lo sport possa esimersi dal rispetto dei diritti umani e che un evento così importante a livello mondiale debba chiaramente essere sotto l’occhio della riflessione collettiva anche da questo punto di vista. Quindi, mi rivolgo al Ministro Idem, il nostro Ministro dello sport, chiedendo che il 5 giugno non rimanga in silenzio ma esprima la nostra solidarietà al popolo palestinese che non può godere della libertà di questi eventi come tutti gli altri popoli liberi“.

E meno male che Grillo sarebbe manovrato dalla cupola ebraica Goldman Sachs.
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