Nikolaj Bobkin Strategic Culture Foundatione 31.03.2014

1544468Quando è diventato chiaro che le sanzioni economiche contro la Russia si ritorcono contro Stati Uniti ed Unione europea, l’occidente ha iniziato a studiare altri modi per “punire” la Russia, come abbatterne le quote di mercato dell’energia. Obama ha promesso d’iniziare le forniture di gas dagli Stati Uniti direttamente all’Europa. Molti lo vedono come l’inizio della guerra energia contro la Russia. Il 26 marzo la commissione Esteri della Camera degli Stati Uniti ha tenuto un’audizione su “il potenziale geopolitico del boom dell’energia degli Stati Uniti” per studiare i modi per accrescere la produzione di energia negli Stati Uniti da poter usare contro la Russia. I parlamentari vogliono farla finita con le restrizioni all’esportazione di energia per ridurre la presenza russa in Europa orientale, vista come minaccia geopolitica. Ed Royce (R-CA), presidente della Camera per gli Affari Esteri, ha detto che la dipendenza dell’Europa dalle forniture energetiche della Russia paralizza la politica degli USA in Ucraina. L’influenza degli Stati Uniti e l’autorità del presidente degli Stati Uniti sono diminuiti a livello globale. Secondo Royce, il modo per porre rimedio alla situazione è indebolire la Russia respingendola dai mercati tradizionali e abbassando i prezzi dell’energia… “In poche parole, aumentando la produzione di energia degli Stati Uniti si dovrebbe aumentare la nostra sicurezza economica e nazionale. Riducendo la nostra dipendenza dalle importazioni di energia dal cartello dell’OPEC, gli Stati Uniti sarebbero meno vulnerabili alle perturbazioni politiche e della sicurezza del nostro approvvigionamento energetico. E aumentando le nostre esportazioni di energia, avanzerebbero i nostri interessi geopolitici, anche minando la leva coercitiva della Russia e di altri”, ha detto.
La crisi dell’Ucraina è vista come evento che dà impulso all’elaborazione di una nuova strategia degli Stati Uniti, mentre la riunificazione della Crimea con la Russia è usata come pretesto per dichiarare la guerra energetica. Già nel 2007 il Congresso statunitense approvò l’Energy Independence and Security Act, conosciuta come legge sulla politica energetica degli Stati Uniti, che prevedeva l’adozione di misure volte a ridurre la dipendenza dell’Ucraina e della Georgia da petrolio e gas della Russia. Il documento comprendeva diversi scenari per intraprendere azioni contro Mosca fino al blocco economico e all’embargo sulle importazioni di petrolio e gas russo verso l’Europa. Gli Stati Uniti hanno bisogno di un pretesto, qualcosa che hanno cercato per tutti questi anni. Come è noto, dalla dichiarazione dell’indipendenza dell’Ucraina nel 1991, gli Stati Uniti hanno speso oltre 5 miliardi dollari per sottrarre l’Ucraina dalla sfera d’influenza della Russia. Non si preoccupano della sorte del popolo ucraino. Ma sanno che 40000 km di oleodotti passano sul territorio dell’Ucraina. Potrebbero essere tagliati tenendo l’Europa lontano dagli approvvigionamenti energetici. La questione della riduzione della dipendenza dell’Europa dalle forniture energetiche estere è stato un punto di riferimento per molti anni, dove più della metà della domanda europea dipende dalle importazioni. Il gas rappresenterà il 25% della domanda energetica europea fino al 2050, entro il 2030 l’Europa avrà speso circa 500 miliardi di euro per pagare le importazioni di energia. La Russia è il principale fornitore europeo di energia dal 2011, seguita da Norvegia, Algeria e altri Paesi. Lituania, Lettonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Bulgaria dipendono al 100% dalle forniture di gas dalla Russia. Non importa se la Germania ha cercato per molti anni di ridurre la dipendenza, ha ancora importato il 28% del suo gas dalla Russia lo scorso anno. Non si può trovare un modo per ridurre bruscamente le importazioni. Ci sono poche alternative, soprattutto da Stati Uniti, Qatar e Iran.
L’esportazione degli Stati Uniti verso l’Europa è una prospettiva inverosimile, non può avvenire in un periodo di tempo prevedibile. Il boom del gas shale statunitense non influenza l’Europa più di tanto. È vero, la produzione di gas di scisto ha permesso agli Stati Uniti di diminuire la domanda di carbone esportato in Europa. Secondo le stime, entro il 2015 la Germania chiuderà centrali elettriche a gas per una capacità totale di 10 gigawatt, mentre attiverà centrali a carbone pari a una capacità totale di 7 gigawatt. Ciò significa che l’Europa deve discostarsi dai propri standard o gli sforzi fatti in molti anni per ridurre le emissioni di gas a effetto serra andranno in malora. L’importazione di gas statunitense implica gravi perdite finanziarie. Al momento non ci sono infrastrutture per le importazioni marittime. Ad esempio, la Germania non ha alcuna infrastruttura che consenta di ricevere gas liquefatto da oltreoceano. I tedeschi spenderanno 5 miliardi di dollari per i terminali volti a soddisfare gli obiettivi indicati dalla strategia energetica degli Stati Uniti? Anche se viene presa tale decisione, le prime forniture via mare inizieranno ad arrivare non prima di 5-6 anni. Se le aziende statunitensi otterranno le licenze, la capacità raggiungerà 60-70 miliardi di metri cubi entro il 2020. Nel 2013 la domanda totale dell’Europa era dieci volte maggiore e le forniture della Russia rappresentavano circa il 30% di essa. Il 10 per cento proveniente dagli USA non risolverà il problema. Aumentare le quote di esportazione significa aumentare i prezzi nel Paese riducendo la capacità dell’economia statunitense di competere. Gli Stati Uniti non hanno alcuna possibilità contro Gazprom. Nuovi gasdotti potrebbero essere costruiti dall’Iran all’Europa. Ma c’è lo stallo tra Iran e Washington, sostenuta dai suoi alleati europei. Le sanzioni che vietano gli investimenti nell’industria del gas dell’Iran sono in vigore da molti anni. L’UE ha imposto un embargo sulle forniture di gas naturale iraniano, comprendenti importazione, acquisizione, trasporti, finanziamenti e assicurazioni. E’ insensato parlare dell’Iran quale fornitore di gas finché l’embargo è in vigore. Ed anche se vengono abolite, non sarà così facile come può sembrare. Non vi è alcun motivo per vedere l’Iran quale alleato nella guerra energetica che gli Stati Uniti vogliono scatenare contro la Russia. I tentativi dell’occidente di corteggiare l’Iran, perseguono l’obiettivo di fare maggiori concessioni sul suo dossier nucleare, smettere di sostenere Bashar Assad e cedere alle pressioni riguardanti altre questioni legate alla situazione nella regione. L’Iran lo sa. Teheran non sacrificherà i suoi rapporti di buon vicinato con Mosca in cambio delle promesse dell’occidente. Il ministro del petrolio iraniano Bijan Namdar Zanganeh ha detto a Catherine Ashton, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, durante la sua recente visita in Iran, che ci sono tre condizioni per l’esportazione del gas verso l’Europa: l’annullamento di tutte le sanzioni economiche, finanziamenti per la costruzione dei gasdotti, il diritto di Teheran di prendere accordi con la Russia sulla politica dei prezzi. A differenza degli Stati Uniti, Mosca può collaborare con Teheran e accedere a un’ampia gamma di questioni.
Il Qatar rappresenta un quarto delle forniture di gas liquefatto per l’Europa, ma la sua importanza è spesso esagerata. È vero, riduce la competitività del gas russo in una certa misura. Ma il Qatar da tempo non vede l’Europa come una priorità. Proprio quest’anno ha ridotto le forniture al continente europeo a favore di Asia e America Latina. Ha bisogno di maggior gas per rispettare tali obblighi. Per incrementare le esportazioni, il Qatar ha bisogno di un oleodotto che passi attraverso Siria ed Iraq. Questi Stati sono in subbuglio ed è difficile immaginare come la sua costruzione potrebbe avvenire nelle condizioni attuali, e senza investimenti stranieri che potrebbero essere attratti per l’attuazione del progetto. Gli Stati Uniti dovranno rimandare i piani per trascinare il Qatar nella guerra energia prolungata contro la Russia.

1948172La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

 

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