Tutta l’attenzione degli analisti si è sempre soffermata sui vent’anni perduti del Giappone come fossero il parametro di tutte le crisi. Quasi mai, nessuno. Che guardi ai dieci anni perduti dall’Europa e ai venticinque dell’Italia. Perché la realtà è questa: il Pil dell’Europa ha smesso di crescere dal 2007 e non accenna a svegliarsi. L’Italia è bloccata dal 1992, cioè da quando fu presa la sciagurata decisione di aderire al trattato di Maastricht da cui poi sarebbe nata la moneta unica. Una generazione perduta come dimostrano i dati sulla crescita della disoccupazione e, in particolare quella giovanile. Una malattia che adesso si sta propagando a tutta l’Europa. Lo ha ripetuto oggi Peter Pratet, capo economista della Bce ormai entrato nella leggenda perché ha riscoperto la teoria dell’helicopter money: vale a dire la possibilità per la Bce di mettere direttamente le banconote in tasca agli europei. Oggi ha precisato ancora meglio il suo pensiero: “Il prolungato periodo di bassa inflazione in cui ci troviamo ha aumentato i rischi che la situazione divenga persistente e ciò potrebbe danneggiare l’economia”. A conferma delle preoccupazioni della Bce sono arrivate le statistiche di Eurostat. Emerge che l’’indice della produzione industriale nell’area euro a febbraio è diminuito dello 0,7% su base mensile e del 4,2% rispetto a 12 mesi prima. Si tratta della caduta più importante dal novembre del 2009. A gennaio la diminuzione era stata dell’1% sul mese e del 2,9% annuale. Il dato di febbraio, su base annuale, è risultato peggiore del consenso, visto che gli economisti si aspettavano un calo dello 4% in dodici mesi.Anche alla Bce, in sostanza, cominciano a sospettare che la politica economica interamente concentrata sulla stabilità dei prezzi è una bestemmia cha sta trasfigurando gli europei. Si tratta di 350 milioni di persone sempre più povere e quindi impaurite e avvelenate con il mondo. I recentissimi disordini al confine austriaco per fermare i migranti non sono da trascurare: l’Europa ai tempi dell’euro è avara e indisponibile a qualunque integrazione. Si sente minacciata e reagisce guidata da una classe politica indecente. Oggi sostiene una cosa e domani l’opposto. A tenerla insieme è la paura: che cosa accadrebbe se l’euro saltasse? Diventeremmo tutti ancora più poveri? Una minaccia ci tiene insieme, non lo spirito libero.
Fonte: Un’Europa diversa.