Da Café Humanité

by Paolo Sensini

Giorgio Napolitano è senza dubbio il peggior arnese politico sfornato dal dopoguerra, uno che ha costruito tutta la carriera su un principio: stare sempre dalla parte del vincitore. La vicenda dell’ex capo di Stato è emblematica, a cominciare dagli esordi: da studente aderisce al Gruppo Universitario Fascista, poi diventa comunista tutto d’un pezzo; nel 1956 plaude l’intervento sovietico in Ungheria, nel 1964 si felicita per l’espulsione di Solženicyn, sostenendo che “solo i folli e i faziosi possono davvero credere allo spettro dello stalinismo”.

Fedele alla linea del più forte, vota sì all’espulsione del Gruppo del “Manifesto” per i fatti di Cecoslovacchia e negli anni Settanta diventa “il comunista favorito di Kissinger”, perché il nuovo potere da coltivare sono ora gli Stati Uniti. Gli Usa, abbandonata la quarantennale “fedeltà” all’URSS, sono il nuovo faro di Napolitano e dei miglioristi e nel 1996, dopo svariati anni da ministro “ombra” del PCI, il nostro diventa ministro degli Interni (per la prima volta uno di sinistra), garantendo agli avversari che “non avrebbe tirato fuori scheletri dall’armadio”.

Ma il meglio Napolitano lo dà da presidente della Repubblica: “Nel 2008 firma del lodo Alfano, che garantisce a Berlusconi come primo ministro e a lui stesso come presidente l’immunità giudiziaria, dichiarato poi incostituzionale e trasformato nel 2010 nel “legittimo impedimento”, anch’esso dichiarato incostituzionale nel 2011. E poi il mancato scioglimento delle Camere nel 2008, l’entrata in guerra contro la Libia del 2011 (scavalcando costituzione, senza voto parlamentare, violando un Trattato di non aggressione), le trame con Monti e Passera per eliminare Berlusconi con un Colpo di Stato sotto forma di “ribaltone”.

Per non parlare della vicenda della ri-elezione al secondo mandato (a 87 anni, battuto solo da Mugabe, Peres e dal moribondo re saudita) e dal siluramento del governo Letta per sostituirlo, sempre senza elezioni, con il nuovo manutengolo dei poteri sio-americani Matteo Renzi. Napolitano, che avrebbe dovuto essere “il guardiano imparziale dell’ordine parlamentare e non interferire con le sue decisione”, fa letteralmente carta straccia di ogni regola. La corruzione negli affari, nella burocrazia e nella politica tipiche dell’Italia sono ora in perfetta sincronia con la corruzione costituzionale.

E poi il “caso Mancino” e la richiesta di impeachment contro il presidente da parte di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso, e l’invocazione della totale immunità nella trattativa Stato-mafia, una liaision che si protrae senza soluzione di continuità fin dagli esordi dell'”Unità d’Italia”. Ora Re Giorgio è Senatore a Vita, ma a novant’anni suonati e nonostante la venerabile carriera non molla la presa…

fonte:  https://www.facebook.com/paolo.sensini.39?fref=nf&pnref=story

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