Da teste libere di FEDERICO MUSSO
Abbiamo intervistato Marilù Mastrogiovanni, direttrice de “Il Tacco d’Italia” e premio Ilaria Alpi 2011,per spiegarci come l’affare xylella sia intriso di inesattezze scientifiche, pressanti interessi e circostanze poco chiare.
Xylella: il batterio dalle uova d’oro
Mastrogiovanni è l’autrice del libro-inchiesta Xylella Report, un viaggio emozionante fra documenti e interviste, per scoprire chi si nasconde dietro il paravento del batterio-killer…
Tweet: “Ttocca me tajane a capu, dicono i contadini, prima ccu tajane l’arguli mei”
La giornalista non esita a definire l’emergenza xylella come una truffa. Ecco perché:
1. Manca la prova di patogenicità: non c’è nessuna evidenza scientifica che la Xylella Fastidiosa sia la causa del disseccamento degli ulivi. Anche l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha ammesso che non ci sono abbastanza prove sull’azione della xylella sugli ulivi e gli ispettori evidenziano le perplessità sui metodi utilizzati nei laboratori di Locorotondo dove sono stati condotti i test diagnostici.
2. Il Piano Silletti per fronteggiare la situazione prevede l’abbondante uso di pesticidi per uccidere quello che è considerato il batterio vettore che trasporta la xylella e poi la inietta negli ulivi. Però, nel 2014 è stato dimostrato che la sputacchina non trasmette i batteri agli ulivi. Su pervinca e oleandro si, ma non sugli ulivi. Quindi, si utilizzerebbero grandi quantità di pesticidi (inquinando l’ambiente) per ottenere…nulla.
3. Un altro fatto che emerge dai documenti ufficiali è la strana fretta della regione Puglia. Quando nell’ottobre 2013 dichiarò l’intero patrimonio ulivetato del Salento infetto, la xylella non era stata ancora isolata. Azione in piena contraddizione con i Postulati di Koch, la base della virologia. Inoltre, all’epoca gli uffici regionali disponevano solo di analisi sulla presenza della Xylella e non conoscevano la diffusione del batterio: addirittura quando la Regione emanò la delibera per l’eradicazione degli ulivi non erano noti i dati del monitoraggio. Si saprà molto tempo dopo che al 31 dicembre 2013 erano positivi alla xylella 21 alberi su 11 milioni! Con una percentuale del genere ha senso dichiarare la presenza di un’epidemia? Direi di no, ma così facendo, l’UE ha attivato la procedura per le emergenze, ergo la nomina di un commissario, la richiesta di fondi straordinari e la dichiarazione di calamità per emergenza fitosanitaria (altri soldi in più). E solo successivamente alla richiesta dello stato d’emergenza, il batterio è stato isolato.
Xylella fastidiosa o ulivi fastidiosi per chi vuole cementificare
Usando il grimaldello dell’epidemia, l’amministrazione ha potuto ingrassare i conti con stanziamenti straordinari dell’UE e rimpinzarsi le tasche. Ma è solo una questione di soldi? Non proprio … Spiega Marilù Mastrogiovanni che nel 2014 è stata cambiata la legge che tutela gli ulivi. Infatti, la nuova normativa vincola i terreni dove sono stati sradicati ulivi monumentali (sono solo il 300059 su 60 milioni) per 15 anni, però toglie la tutela a tutti gli altri. Sulla stragrande maggioranza si potrà edificare!
È in atto un tentativo per smantellare una foresta di ulivi secolari e lasciare il posto a cementificazioni e speculazioni edilizie. Solo supposizioni? Purtroppo no. Per esempio, il 26 febbraio 2015 viene rilasciata la perizia che permette di abbattere gli ulivi della contrada Li Sauli presso Gallipoli per costruire … la discoteca Picador.
Grazie alla xylella, in Puglia può avverarsi il sogno di multinazionali e latifondisti di invadere l’economia locale, sradicando l’agricoltura tradizionale di piccola scala a una latifondista-industriale. Così, i terreni “liberati” dai fusti di olivo potrebbero essere usati per la produzione di piante da biomasse oppure per coltivazioni più remunerative come i fichi o i melograni. Immaginate che tragedia per i contadini che da anni curano gli ulivi per produrre un olio invidiato da tutto il mondo; magari le stesse famiglie contadine che negli Anni Cinquanta hanno lottato per la Riforma Agraria … e che ora forse saranno costrette a tornare braccianti.
Chi ha deciso per lo sradicamento degli ulivi?
Il 18 maggio l’Unione Europea ha approvato una direttiva europea ancora non recepita dal Governo italiano, la terza sull’argomento dal 2014. La giornalista ricorda che l’UE è solamente il punto finale: la Regione Puglia e il Ministero dell’Agricoltura hanno mandato le relazioni sulla malattia all’Unione. Quindi, non funziona il giochino dello scaricabarile: tutte le amministrazioni sono responsabili. Il piano elaborato a partire dalla direttiva ha preso il nome dal Commissario straordinario Giuseppe Silletti e prevede che
· L’intera provincia di Lecce è da considerarsi infetta e il batterio è considerato endemico (cioè impossibile da eradicare). In pratica, si ammette che non c’è più niente da fare: per l’UE la xylella ha vinto. La nota drammatica è la possibilità per i proprietari di tagliare gli ulivi a titolo volontario: basta che un ulivo presenti sintomi di disseccamento e si può presentare la domanda di eradicazione all’Ufficio Provinciale Agricoltura insieme alla perizia di un agronomo; al quale basterà un “esame visivo” per certificare l’azione della Xylella, anche se non si tratta di un disseccamento causato da quel batterio. Et voilà: al posto di un uliveto può nascere un nuovo resort vista mare!
· La direttiva ha creato una zona cuscinetto a nord della provincia di Lecce. In questa fascia di venti kilometri si dovranno sradicare gli ulivi positivi alle analisi e usare i pesticidi nell’area di tre ettari e mezzo intorno alla pianta infetta per eliminare la cicala sputacchina.
· Ancora più drastiche le misure fuori dalla zona cuscinetto: gli alberi positivi alle analisi o presentanti i sintomi ascrivibili alla xylella saranno sradicati, così come tutte le piante nell’area di tre ettari e mezzo intorno all’ulivo “infetto”. Il piano Silletti desertificherà la Puglia a macchia di leopardo e procederà al taglio chirurgico dell’identità di un popolo.
La Giustizia può bloccare i tagli? Vademecum sui ricorsi
26 aziende biologiche e 26 vivai hanno fatto ricorso contro il Piano Silletti al Tar. Hanno vinto e il tribunale ha accordato loro la sospensiva fino a dicembre. Infatti, l’utilizzo dei pesticidi avrebbe messo in ginocchio le aziende biologiche che per definizione sono impossibilitate a usare prodotti chimici che uccidono gli insetti. Il Ministero e la Protezione Civile si sono opposti alla sospensiva, ricorrendo al Consiglio di Stato. Ma il tribunale ha bocciato il ricorso perché ha considerato che l’uso dei pesticidi e l’eradicazione degli ulivi secolari è peggiore del male: il danno che si vuole infliggere è irreversibile, mentre il danno della xylella è tuttora sconosciuto.
Inoltre, i proprietari di aziende agricole che ricevono le ordinanze del Commissario possono fare ricorso alla giustizia amministrativa. Esponendo una diffida alla Forestale dinnanzi al Tar, grazie all’intricata burocrazia italiana,i cittadini che vogliono riescono a proteggere gli ulivi.
I Comuni hanno intrapreso un altro tipo di azione giudiziaria: circa trenta amministrazioni salentine hanno impugnato il piano a causa delle nefaste conseguenze sulla salute dei cittadini provocate dai pesticidi.
In più, chiunque può fare ricorso di fronte alla giustizia europea impugnando l’intero piano di esecuzione. Ogni cittadino italiano può partecipare perché le misure più drastiche del Piano Silletti valgono per tutta l’Italia.
In ultima istanza, il giudice Tanisi della corte d’appello di Lecce propone di impugnare tutto l’iter del piano Silletti invocando l’art. 42 della Costituzione. Chiunque, anche se non proprietario di alberi, potrà rivolgersi alla giustizia in nome della funzione sociale della proprietà. In che senso? L’articolo 42 afferma che la proprietà privata recede di fronte di fronte alla funzione sociale che deve avere essa stessa in quanto proprietà collettiva. E gli ulivi secolari sono un bene comune poiché simbolo e patrimonio del popolo pugliese. Il Dott. Tanisi prende come esempio giuridico un precedente avvenuto nella laguna di Venezia. Infatti, i cittadini del luogo hanno fatto ricorso contro una speculazione edilizia, utilizzando l’articolo 42 della Costituzione. E la funzione sociale della Laguna ha prevalso in sede giudiziaria sulla violenza edilizia. Quindi, perché non provare a difendere in questo modo gli uliveti nostrani?
La verità sulla Xylella deve essere diffusa: a rischio ci sono l’identità e l’economia tradizionale di un popolo. Sei d’accordo? Condividi l’intervista.
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