L’Editoriale di Germano Milite

Oramai lo hanno capito anche i meno eruditi, anche coloro che non hanno ancora vinto un premio Nobel in economia e mai lo vinceranno, questa maledetta “crisi” è stata causata prima di tutto dalla nuova isteria contemporanea: la scommessa, i soldi facili guadagnati con zero sforzo intellettuale e fisico. Si preparano le carte affinché siano vincenti sempre per i soliti giocatori, si punta, si aspetta e si vince. Il trading finanziario ci ha resi tutti schiavi, ci ha imposto il modello del “lavora di più e guadagna di meno” ed ha aumentato la povertà ed il divario tra ricchi e nullatenenti in tutto il mondo. Ogni statistica dell’ultimo quinquennio parla tristemente chiaro: tranne casi eccezionali, con una lettura addirittura banale per quanto semplice e lineare, il dato di fatto è che ovunque la distanza tra chi aveva già molto e chi sopravviveva con poco o nulla è aumentata e non diminuita come promesso dai neoliberisti. Anche Bauman, nel suo “Vite che non possiamo permetterci”, ricorda che la differenza tra gli stipendi della maggior parte dei grandi dirigenti aziendali privati americani e quelli dei loro dipendenti è cresciuta di centinaia di volte negli ultimi 20 anni. La globalizzazione, nel modo in cui è stata diffusa, ha portato non certo maggiore benessere collettivo ma al contrario una collettivizzazione di alcuni aspetti patologici e tossici del turbocapitalismo.

Ci siamo trasformati in una società di isterici-egoisti-drogati-avidi. Ed il proliferare spaventoso dei portali di betting e di quelli che promuovono il trading finanziario né è la conferma definitiva. La lezione del 2008 non ci è bastata: vogliamo per forza morire scommettendo su un futuro già in buona parte perso a causa delle scommesse sbagliate (o meglio truccate) degli ultimi anni. La promozione di queste attività fondate sul nulla e denunciate come causa principale del disastro economico e sociale che stiamo vivendo anche dal professor Roberto De Vogli in questa nostra intervista esclusiva, è ossessiva. Dalla tv ad internet, passando per i giornali, non c’è giorno in cui non si tenti di trasformare il telespettatore-lettore in un nuovo giocatore incallito che scommetta sulla svalutazione dell’euro o sul crollo dell’economia Greca per tirare su più denaro possibile nel più breve tempo possibile.

E proprio qualche giorno fa anche la nostra redazione è stata raggiunta da una proposta che non potevamo proprio non rifiutare. In pratica, la responsabile marketing di una nota società di trading finanziario (una di quelle che vedete sul serio ovunque ultimamente), ci ha scritto raccontandoci di aver notato YOUng e di averlo apprezzato. Per questo si è detta interessata ad inserire banner e link sul nostro portale per promuovere la propria azienda. Questa è stata la risposta inviatale:”La ringrazio per la proposta ma devo declinare ed essere anche poco “simpatico” nella considerazione che sto per farle: crediamo fermamente che le attività di trading finanziario andrebbero ABOLITE PER LEGGE, insieme a tutte le operazioni con numeri al posto del denaro ed alle speculazioni elettroniche che sostituiscono l’economia reale. Che si guadagni costruendo e producendo lavoro vero, non facendo scommesse. Anche perché qui ci siamo già scommessi il futuro a causa di queste “attività”. 
Cordiali saluti
Germano Milite

Ora la mia risposta potrà essere reputata un po’ troppo dura ed estrema da qualcuno ma, anche volendola rendere più morbida, di sicuro non contiene nulla di eroico o di strano per chi è minimamente consapevole del baratro nel quale siamo già caduti. Il nostro, infatti, è semplicemente un modo per dire con forza ed efficacia: “Noi vogliamo guarire da questa malattia umana contemporanea che chiamate crisi”. Non c’entra neppure la coerenza, se vogliamo essere proprio precisi. E’ solo istinto di sopravvivenza,  di autoconservazione; capacità di guardare un pelino più in la del proprio naso e dell’appagamento economico momentaneo. Adesso immaginate se lo stesso diniego fosse dato da tutte le maggiori testate italiane ed internazionali. Immaginate di vedere zero pubblicità di questo tipo in giro, immaginate vedere queste aziende dover chiudere ed il conseguente ritorno ad un’economia fondata su ciò che si fa, si pensa, si regala al mondo sotto forma di valore reale (anche intellettuale, naturalmente) e non perché si sono scommessi soldi elettronici che neppure esistono. Immaginate questo cambio di tendenza, questo voler semplicemente guardarsi intorno e dirsi: ”Non voglio morire di trading. Non voglio regalare ai miei figli un mondo fondato sulla speculazione e sull’azzardo vuoto”. Immaginatelo e sorridete, come ho fatto io quando ho cliccato su “invia messaggio”.

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