Ippolita è la denominazione di un gruppo di ricerca composto da agitatori sociali e hacker riuniti in una comunità di ‘scriventi collettivi.” Dopo essersi cimentati con un saggio sulla filosofia ‘open source’ (Open Non E’ Free) ed uno sugli aspetti meno noti del colosso ‘Google’ (Luci e Ombre di Google) (v. correlati), il collettivo ha recentemente prodotto una interessante disamina di alcuni aspetti non ancora adeguatamente dibattuti della cultura cosiddetta ‘social’, per molti versi espressione di quel nuovo capitalismo sterile e cannibalistico che tanto male sta arrecando alla società odierna. Il saggio, dal titolo Nell’Acquario di Facebook – La Resistibile Ascesa dell’Anarco-Capitalismo è fruibile online (su licenza copyleft) da questo link, ed è edito in formato cartaceo dalla casa editrice Payot & Rivages.
“Abbiamo osservato (scoprendone le cicatrici sulla nostra stessa pelle) il passaggio da società di tipo disciplinare a società della prestazione. Questa nuova fase è contraddistinta dalla scomparsa della dialettica della negatività e del conflitto. Siamo costrette a dire «Mi piace» su una foto che ritrae corpi di bambini morti in Palestina. Gli strumenti del comunicare sono diventati strumenti dell’esibire, e se non ti piace puoi solo tacere, scomparire. Il soggetto di prestazione è imprenditore di se stesso su scala globalizzata. Perennemente occupato nell’autopromozione di sé. Al divieto, all’obbligo, alla legge che caratterizzava il soggetto d’obbedienza si è sostituito il progetto, l’iniziativa, la motivazione (yes, we can!). Il positivo ha saturato il continuum spazio-tempo, creando una bolla, una sorta di acquario dove il conflitto si diluisce fino alla sussunzione totale. Ogni momento di crisi, anzi La Crisi stessa deve essere introiettata come motore del cambiamento, la performance deve essere costante (always on).” Link
Ringraziamo della segnalazione Marzia e gli amici della Scuola di pace di Monte Sole