Piuttosto gli imprenditori spagnoli ritengono che raggiungere nel 2012 l’obiettivo di disavanzo del 4,4 per cento del Pil è quasi impossibile e rischia di minare definitivamente un’economia già in crisi. La loro preoccupazioni sono corroborate dall’annuncio fatto dal premier iberico Mariano Rajoy che il deficit dello scorso anno potrebbe raggiungere l’8,4 per cento del Pil, ben al di sopra del 6% concordato dal precedente governo socialista e dall’Ue, con il rischio di avere un deficit di 40 miliardi di euro da colmare quest’anno se l’economia rimarrà ferma.
Secondo le previsioni degli economisti infatti non vi sarà una crescita del 2,3% previsto per quest’anno, ma il Pil si ridurrà molto probabilmente dell’1,5 per cento. Il governo Rajoy spera di non dover confermare il suo impegno per l’obiettivo di disavanzo del 4,4 per cento del Pil – anche se ha confermato le manovre draconiane in generale – e si augura che la Commissione Ue e il cancelliere tedesco Angela Merkel siano disposti ad accettare misure meno dure sul piano economico-finanziario.
Se ciò avvenisse infatti la situazione potrebbe aggravarsi – a detta degli economisti – indebolendo ancora un’economia già in recessione e alle prese con una disoccupazione a due cifre. Ma se Atene piange Sparta non ride. Infatti, anche l’economia del Portogallo subirà una contrazione di almeno il 3 per cento del Prodotto interno lordo per l’anno in corso. Il governo lusitano da parte sua ritiene che per rafforzare l’economia e dare slancio sia necessaria una nuova ondata di privatizzazioni dall’energia, ai servizi postali fino all’industria delle ferrovie. A cui si aggiunge una riforma del mercato del lavoro in corso e il prolungamento dell’anno lavorativo deciso con l’eliminazione di alcune festività pubbliche.
Una serie di iniziative che serviranno ad impoverire ulteriormente il popolo lusitano, come altri popoli europei alle prese con la crisi, mettendo sul lastrico milioni di famiglie, e provocando solo fame e disoccupazione.