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La Sicilia è stata venduta un anno fa, anzi svenduta, al peggiore offerente. Ce l’hanno fatta sotto gli occhi. Un affare d’oro per Raffaele Lombardo, colui che avrebbe venduto, e per l’acquirente,  la Società Italiana Dragaggi Spa.Non ne abbiamo saputo niente per 385 giorni, fino al mattino di giovedì 31 maggio. L’alienazione è avvenuta grazie ad una legge regionale, scrive la Repubblica,  “ad hoc”, approvata l’11 maggio dello scorso anno dall’Assemblea regionale siciliana.

L’acquirente, secondo il quotidiano,  metterebbe in tasca senza colpo ferire un miliardo e mezzo, e la Sicilia sarebbe spogliata delle sue coste. Nemmeno un centimetro dei litorali rimarrebbe nelle mani del demanio della Regione: le coste sarebbero state consegnate per mezzo secolo alla Società Italiana Dragaggi.

Del colossale presunto furto parlamentare, perpetrato dal presidente della Regione, i siciliani sono stati messi al corrente da la Repubblica, ma la dritta è venuta da Ermete Realacci, Pd, deputato, ambientalista, e firmatario di una interrogazione indirizzata al ministro competente. L’atto ispettivo di Realacci esprime un giudizio molto negativo sulla legge approvata dal Parlamento regionale. La Repubblica, però, aggiunge qualcosa di più, affatto trascurabile, attribuendo unicamente al governatore, la bella pensata e mette in fila il rosario di nefandezze del quale a causa della legge Raffaele Lombardo si sarebbe macchiato.

Il governatore è furioso: “Nell’articolo sono riportate notizie errate e prive di fondamento – ha detto -. Sono convinto che il giornalista sia stato indotto in errore a causa di una interrogazione parlamentare dell’onorevole Ermete Realacci. Ma quell’atto parlamentare appartiene ormai alla disciplina dell’archeologia. E’ superato nei fatti, e spiego perche’: prima di tutto la legge non prevede affidamenti diretti. Il progetto di cui si parla nel pezzo era stato formulato all’amministrazione regionale da una societa’ belga, con l’ipotesi del project financing. La finanza di progetto e’ un istituto disciplinato dalla legge nazionale sugli appalti (norma che, grazie al governo da me presieduto, e’ attiva in Sicilia dal luglio dell’anno scorso) ed e’ una procedura ad evidenza pubblica”.

Il litorali siciliani, scrive la Repubblica, diventeranno “un inferno: alberghi e residence vista mare, barche, auto, fungaie di ombrelloni, lettini a castello e discoteche on the beach”. Uno scenario apocalittico, soprattutto per i lettini a castello.

Che cosa nasconderebbe di losco la deliberazione del Parlamento siciliano?

“Il demanio marittimo dell’Isola viene appaltato ad un gruppo privato”, un investimento di tre miliardi e mezzo, che peserà sulla Sicilia per mezzo secolo, cinquanta anni, durante i quali i siciliani non saranno più padroni delle loro spiagge, del loro mare, delle loro vacanze, perché “si affidano tutti i litorali siciliani ad un unico soggetto senza oneri, incamerando “i relativi canoni d’uso e locazione”.

Il piano ricavi della Società Italiana Dragaggi prevederebbe, stando alle informazioni de La Repubblica, un  rientro di un miliardo e mezzo grazie alla locazione di immobili, barche, opere su aree demaniali, stabilimenti balneari, opere turistiche ricettive e commerciali.

Memori di un altro business, invero andato a monte, sugli immobili della Regione siciliana, concessi in vendita ad una grande azienda milanese –  aveva tutta l’aria, quello sì, di essere l’affare del secolo – ci siamo preoccupati e siamo andati indietro nel tempo. Uno sguardo a giornali e dibattito politico, della legge ad hoc poche notizie. Qualche valutazione discorde, nulla di più.

Riflettiamo: trattandosi di una legge regionale, seppure ad hoc, dobbiamo dare per scontato che il parlamento regionale l’abbia esaminata sia nelle commissioni di merito che in Aula, che una maggioranza l’abbia analizzata ed approvata in una delle rarissime occasioni in cui la maggioranza si è materializzata. Se si è trattato di una legge ad hoc, un grosso affare per l’investitore, ne dovremmo dedurre che una bella fetta dell’Assemblea, come si dice, ci “avrebbe bagnato il pane”. Lombardo, magari, l’ha ispirata, ma un esercito di deputati ha condiviso l’ispirazione. Tutti d’accordo, dunque.

Queste considerazioni non tolgono nulla né aggiungono nulla alla qualità del provvedimento legislativo, ma spostano di sicuro il tiro dal governatorato al Parlamento ed alla maggioranza pro-tempore.

Sarebbe bene dare uno sguardo alla legge per farsi un’idea del “misfatto”. L’ambientalista Realacci ha tutto il diritto, ed anche il dovere, di sollevare la questione se ci vede qualcosa che non va, ma l’informazione ha il dovere di raccontare come stanno le cose ed esprimere ogni valutazione ritenga opportuna o utile.

Il bisogno di “isolare” i reprobi, gli uomini l’hanno sentito fin dal momento in cui misero piede sulla terra. Così facendo ci si sente meglio e perfino in pace con la coscienza: una volta identificato “il cattivo”, si vive felici e contenti. Ma non è mai così. Questo antico bisogno viene costantemente “infiltrato” per buone ragioni e meno buone ragioni: appena tre giorni fa Raffaele Lombardo annunciò a La7 di avere chiesto cinque milioni di euro di risarcimento al quotidiano che aveva annunciato le sue manette, cioè la Repubblica. L’episodio non ha niente a che fare, ne siamo sicuri, con l’affaire d’oro attribuito a Lombardo (e non al Parlamento che ha approvato la legge), ma come si fa rimuovere questo dettaglio dalla testa?

Noi abbiamo dato uno sguardo, da inesperti, al provvedimento “denunciato”. Ci spieghiamo il motivo per il quale la maggioranza l’approvò e la opposizione non gridò allo scandalo. Ma il nostro non è un giudizio di merito, solo una constatazione.

Al fine di non essere schiacciati dalla terribilità del provvedimento – la Sicilia svenduta – ricordiamo a noi stessi che all’inizio della legislatura, la Sicilia, prima che fosse “svenduta”, avrebbe dovuto ospitare due rigassificatori, due centrali nucleari e cinque termovalorizzatori. Sarebbe diventata l’area di maggior rischio del pianeta. Ci accontentiamo di poco, del “non fatto”, meglio che niente.

Vorremmo vivere abbastanza per capire che cosa è stata davvero questa guerra senza quartiere cui abbiamo assistito, e assistiamo,in Sicilia. Una guerra che devasta anche le coscienze e quel tanto di buono ci si riesce a fare. A coloro che verranno, diciamo con Bertold Brecht, che “anche l’odio contro la bassezza stravolge il viso; anche l’ira per l’ingiustizia fa roca la voce”.

Poetare citando, è meglio che governare, masticando amaro.

Fonte: http://www.siciliainformazioni.com/sicilia-informazioni/12135/la-sicilia-e-stata-venduta-un-anno-fa-al-peggiore-offerente

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