La politica duratura di blocco, la distruzione della Striscia di Gaza-

la politica fallimentare degli aiuti

http://146.185.164.77/rosaluxemburg.ps/public_html/?p=1269

Tavola rotonda sulla situazione nella Striscia di Gaza.Ufficio Regionale Palestinese della Fondazione Rosa Luxemburg (RLS) a Ramallah. 8 Giugno 2015

Quasi un anno dall’ultima guerra devastante a Gaza non si è vista molto di una ricostruzione; ancora più di 100 000 persone sono senza casa. Secondo un rapporto dimedico international (https://www.medico.de/en/destruction-and-attrition-16132/) finora non una sola casa che è stata distrutta durante l’estate del 2014 è stato ricostruita. Inoltre, non esiste ancora un accordo di cessate il fuoco a lungo termine e, sopratutto, non c’è un piano per la fine del blocco della Striscia di Gaza.

Per fare luce sullo sfondo di questa situazione critica, e per porre l’attenzione sulla situazione di Gaza non solo in tempo di guerra, l’Ufficio Regionale Palestinese della Fondazione Rosa Luxemburg ha organizzato una tavola rotonda sul tema a Ramallah il 8 giugno 2015.

Dr. Ghassan Khatib, ex ministro palestinese del lavoro e pianificazione e attualmente vice-presidente della Birzeit University, ha fornito una panoramica della situazione politica nella Striscia di Gaza.                                                                                                                                                 Dr. Nora Lester Murad, pubblicista e attivista, e co-fondatrice dell’iniziativa critica Aid Watch Palestine (https://www.facebook.com/AidWatchPalestine) , un’organizzazione partner di RLS, ha concentrato il suo contributo sul ruolo del cosiddetto Gaza Reconstruction Mechanism –GRM(http://www.rosalux.de/publication/41231/gaza-after-the-war.html ) sul sistema di aiuti nel mantenimento del sistema di blocco e del l’occupazione israeliano. Nessuno mette in discussione gli aiuti umanitari in scenari di crisi, ma non si possono fornire per 67 anni aiuti umanitari, senza chiedersi perché e senza chiedersi in che misura gli aiuti umanitari siano diventati parte del problema. Ha lanciato un appello per un approccio critico con le strutture di aiuto e l’assunzione di responsabilità di tutti coloro che vivono e lavorano in Palestina. Ha avvertito di non rendersi complici del sistema di occupazione e blocco. Ma la gerarchia degli aiuti (in cui iniziative a Gaza si trovano al livello più basso perché i fondi vanno normalmente prima in Cisgiordania e poi a Gaza) non alleggerisce la situazione. Nonostante lo stato di indebolimento della società civile a Gaza a causa della situazione politica e socio-economica tesa, secondo la relatrice lì ci sarebbero attori forti e creativi che si presterebbero per la cooperazione.

Anche il dottor Ala Tartir, direttore del programma Al-Shabaka: The Palestinian Policy Network (https://al-shabaka.org/en/) e partecipante alla tavola rotonda, ha collegato la situazione critica a Gaza con una critica fondamentale degli aiuti internazionali nei territori palestinesi. L’ industriadi aiuti internazionali dell’accordo di Oslo ha fallito perché non sono stati raggiunti gli obiettivi espliciti, cioè di contribuire a una pace duratura , per costruire delle istituzioni palestinesi responsabili ed efficaci e ad uno sviluppo economico sostenibile. Senza una radicale decostruzione di questo approccio di aiuto che si basasull’equazione descritta dalla scienziata Anne Le More(http://archives.cerium.ca/IMG/pdf/Anne_Le_More_-_Killing_with_Kindness.pdf) * e ampliata da Tartir che significa:

“decidono gli Stati Uniti, dirige la Banca Mondiale,paga l’Unione Europea , nutriscono le Nazioni Unite e Israele distrugge”. In questa equazione in cui la Palestina non esiste come attore, non c’è speranza per la fine dell’occupazione, né la possibilità di una ricostruzione effettiva della Striscia di Gaza ed i fondi continuano ad essere sprecati. E ‘dovere di tutti a partecipare a questo ripensamento degli aiuti, ma criticare soltanto il sistema esistente, non basta. Responsabili di tutte le parti, anche della palestinese, devono essere confrontati con il fallimento degli aiuti per consentire nuove dinamiche.

*uccidere con gentilezza finanziando la morte di uno Stato Palestinese

traduzione di Leonhard Schaefer

 

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