Da puntozero

Il pensiero dipinge le nostre emozioni, la gioia, la speranza, la paura, l’ amore. E gli scienziati oggi arrivano a colorare in molte tonalità i neuroni, creando «mappe» a colori del cervello che illuminano le risonanze magnetiche e le Pet nei laboratori in cui si cerca di fotografare il pensiero. Ma come nasce la creatività nel cervello? Perché una vibrazione dell’ aria si trasforma in pensiero? Quali sono i meccanismi che ci fanno piangere o sorridere quando ascoltiamo musica? Forse una risposta a tutte queste domande non c’ è. La stanno però cercando neuroscienziati di tutto il mondo che domani e dopodomani si incontreranno a Milano per la seconda edizione del Brainforum. Ospite atteso e «non scienziato», il maestro Ludovico Einaudi, compositore e pianista che «duetterà» con il professor Robert Zatorre, canadese, uno dei massimi esperti di cervello e musica. È Letizia Leocani, ricercatrice al San Raffaele, a chiarire un aspetto fondamentale: «Nel cervello del musicista sono più sviluppate sia le regioni deputate all’ elaborazione delle informazioni ed emozioni veicolate dalla musica, sia quelle che controllano le abilità motorie necessarie all’ esecuzione». La musica incuriosisce i neuroscienziati perché rappresenta un mistero ancora poco svelato. Le note musicali piacciono al cervello. «Determinate musiche producono in alcune aree cerebrali reazioni simili a quelle provocate da altre esperienze piacevoli come la droga, il cibo o l’ attività sessuale; è curioso che un evento astratto e in apparenza privo di valori biologici produca una simile reazione», sottolinea Zatorre. Una spiegazione scientifica non esiste. Forse la musica ha un’ importanza maggiore di quella di un semplice fenomeno culturale? In effetti dove le note vivono senza intermediazioni intellettuali la capacità musicale sembra essere migliore. Ludovico Einaudi, che ama affiancarsi anche a interpreti di musica etnica, racconta la sua esperienza in Africa: «In Mali, così come in tutto il resto dell’ Africa ma anche in altre culture del mondo, l’ espressione musicale è come se non venisse filtrata da processi razionali ma sembra esistere un canale più diretto attraverso cui la musica fluisce in modo più naturale e senza freni culturali. Forse qui da noi ci si ferma troppo a pensare». Il processo creativo è qualcosa di magico, che ogni volta trae ispirazione da nuove esperienze, sempre una collegata all’ altra. È sempre Einaudi a parlare delle sue composizioni. «”Divenire” è stato in parte ispirato dai dipinti di Giovanni Segantini, in particolare dalle tecniche utilizzate per i suoi paesaggi, “Le Onde” invece è il risultato di un processo di trasformazione dell’ omonimo libro di Virginia Woolf: volevo interpretare musicalmente i cambi di luce e il ritmo delle onde che sono descritti all’ inizio di ogni capitolo. L’ ispirazione arriva quando uno meno se lo aspetta e in modo irrazionale. Se proprio devo analizzare il processo potrebbe essere quando stimoli esterni colpiscono qualcosa dentro di noi che fa risuonare la nostra memoria creando un movimento interiore che attiva un processo creativo. Ricordo una volta quando ho sentito alcuni romeni suonare un brano per la strada: era una melodia irresistibile, sono rimasto paralizzato, non ho mai saputo di che cosa si trattasse, ma è stata un’ emozione fantastica». Einaudi ha sentito i «chills», ossia i brividi provocati dall’ ascolto di un brano musicale particolarmente emozionante. Zatorre li ha studiati e ha scoperto che ci sono due fasi in cui vengono rilasciate le molecole di dopamina: una prima del massimo picco di piacere generato dal brano, un’ altra durante l’ esecuzione. «La musica produce dopamina e dà piacere come quando si assumono sostanze stupefacenti. Gli effetti positivi sono gli stessi della droga, con la differenza che ascoltare un brano piacevole è un’ esperienza positiva e non dannosa».
Cristina Marrone
fonte: corriere.it
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