Due articoli collegati fra loro su cui riflettere
Gli interessi sugli interessi degli interessi
Ma i debiti bisogna pagarli o no? E il debito pubblico, in particolare, va pagato? Su questo argomento ho scritto un nuovo libro che uscirà a Natale, giusto in tempo per fare un bel regalo. Nel frattempo, però, e partendo dal presupposto che i debiti vanno onorati altrimenti uno ci perde la faccia e pure qualche altra cosa, leggiamoci questo bell’articolo di Debora Billi su blogosfere, che sostiene tuttavia una tesi minimalista ma intelligente.
Andiamo a vedere come sono fatti i debiti di cui oggi ci viene chiesto il pagamento, e porta l’esempio dell’Islanda e dell’Ecuador che hanno dichiarato illegittimo tutto il debito composto di interessi su interessi. Eh già, perché nel nostro ordinamento c’è una norma che vieta l’anatocismo, ovvero di calcolare gli interessi sugli interessi maturati, meccanismo in base al quale si fonda l’usura dell’interesse composto. È quel meccanismo per cui tu mi presti uno e quando ti ho ridato due ti devo ancora tre. O se preferite, quello per cui il pannolino di Gesù Bambino del valore di un centesimo di euro, finisce per costare migliaia di palle d’oro ciascuna del peso della terra. Non solo, ma in certi meccanismi finanziari, come quelli basati sulla vendita di derivati che diverse banche d’affari hanno rifilato ai nostri enti pubblici, ci sono costi nascosti e rischi non previsti e non messi in evidenza al momento della sottoscrizione del contratto che hanno aumentato in maniera esponenziale il debito. La Provincia di Pisa, dice Debora, ha contestato il proprio debito in derivati ed il Consiglio di Stato gli ha dato ragione, proprio perché alla base del debito c’era un meccanismo particolarmente vessatorio e truffaldino.
Non sarebbe una buona idea quella di andare a fare le pulci ai debiti degli enti pubblici e delle società private contratti in questo modo? E a parte questo, andare a vedere in che modo l’anatocismo ha gonfiato il debito iniziale moltiplicando il capitale dovuto alla Banca? Costituire un’associazione di cittadini che ingaggiano un po’ di segugi indipendenti ed esperti di questa materia (che è tutt’altro che agevole) e vadano a controllare contratti e ricalcolare interessi per contestare i debiti? E fare la stessa cosa con il debito pubblico? Grosso modo, una parte consistente del debito pubblico italiano è ormai costituito da interessi su interessi. Fino a quando dovremo ingrassare gli strozzini subendo i loro sporchi trucchi? Sarà mica arrivato il momento di dire basta?!
I debiti vanno pagati? No, se sono illegittimi
di Debora Billi
Non sempre i debiti vanno pagati. Lo hanno dimostrato Ecuador e Islanda, ma anche il Consiglio di Stato e la Provincia di Pisa che blocca i pagamenti alle banche. Ad un debito illegittimo, si può dire di no.
E’ uno dei tanti mantra che i cittadini ripetono senza capire davvero che le implicazioni sono anzitutto psicologiche. “I debiti vanno pagati”, un po’ come “Equitalia punisce solo gli evasori” e“Mario Monti promette equità”.
Ma è vero che “i debiti vanno pagati”? Oppure è solo un meccanismo di autoconsolazione, che ci aiuta a rassegnarci alla spremitura generale che ci attende? Ripetendo questo mantra, ci siamo messi in fila ordinatamente come le mucche al macello in attesa dell’inevitabile fine.
Eppure, c’è chi ha voluto andare fino in fondo alla questione del debito del proprio Paese. Come Rafael Correa, Presidente dell’Ecuador, che ha istituito una commissione apposita che lo esaminasse fin nei dettagli. Ne avevamo parlato qui, e qui trovate l’intera relazionedella commissione. Il responsabile della commissione ha dichiarato:
oltre l’80% del debito corresponde a re-finanziamento e solo il 20% è destinato a progetti di sviluppo. E’ una violazione alla sovranità e alla dignità. Questo percorso di 30 anni di indebitamento non è servito agli interessi dell’Ecuador ma solo alle necessità dei paesi creditori; ci sono notevoli indizi di un’attività fraudulenta che ha convertito il debito in un mostro impagabile.
Oltre all’Ecuador abbiamo l’esempio dell’Islanda, che ha istituito un’analoga commissione, non ha pagato nessuno e per giunta ha fatto arrestare i banchieri responsabili del disastro.
Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di esempi estremi, esotici, da palme tropicali o paesaggi artici, impraticabili qui da noi. E invece, qualcosa si è già mosso: la provincia di Pisaha riscontrato che il proprio debito in derivati, contratto con alcune istituzioni bancarie, ha tutte le caratteristiche dell’illegalità ed ha annullato unilateralmente tutte le operazioni in derivati. E il Consiglio di Stato gli ha dato ragione. Tra le motivazioni, che trovate qui nei dettagli, vediamo che le banche pretendevano di far valere qui la giurisdizione inglese, e che nei contratti esistevano “costi impliciti” di cui l’ente non era a conoscenza e di cui avrebbe subito l’aggravio per anni.
Insomma, i debiti si pagano, ma non quando sono stati creati con l’imbroglio. E questo vale sicuramente per moltissimi enti locali italiani, che stanno affogando in debiti su operazioni incomprensibili e talvolta fraudolente. D’altronde, nessuno è tenuto ad essere esperto in questioni finanziarie e per questo ci si fida dei consulenti. Se il medico dà una cura sbagliata, la colpa non è del paziente che “non si è informato prima”.
Forse il nostro ultragoverno magico dovrebbe istituire una commissione di esperti, super partes (che non abbiano lavorato per Goldman Sachs, per intenderci), allo scopo di dissezionare il debito italiano. Probabilmente ne scoprirebbero delle belle.
Foto-Flickr