Di Domenico De Simone
Questo è un articolo molto interessante che spiega il fallimento di MF Global in termini tecnici e non attribuendolo, come al solito, a dirigenti incapaci o corrotti. Alla fine della lettura si arriva alla conclusione che è il sistema ad essere marcio dentro, e che non si tratta di questo o quel funzionario infedele che ha causato tanti guai ai risparmiatori perseguendo la sua cieca avidità.
Quello che è successo è invece, che MF Global, così come molte altre banche, si è finanziata speculando sull’effetto leva e utilizzando i contratti pronti contro termine per dissimulare il rischio che aveva assunto acquistando obbligazioni senza la tripla A. Il fatto è che il giochetto regge finché le oscillazioni non sono molto ampie, perché poi il debitore viene chiamato a soddisfare il margin call, ovvero la differenza che passa tra la somma che ha preso a prestito e quella che ha dato a garanzia. Nel caso di MF Global, la banca si era rimpinzata di titoli italiani e spagnoli che rendevano molto di più dei bond americani o dei Bund tedeschi, e con il giochetto del pronti contro termine avevano nascosto l’entità del rischio assunto. Contavano sul fatto che la pressione sui due paesi “too big to fail“ prima o poi cessasse, ed avrebbero ritirato le reti con un sacco di guadagni. Invece, la pressione è aumentata, sono scattati i margin call, la banca ha provato a vendere titoli per rientrare ma più vendeva e più si incartava e comunque le munizioni sono finite presto. D’altra parte chi avrebbe potuto pensare che lo spread con i bund tedeschi salisse di 300 punti in tempi così rapidi? L’avido banchiere voleva guadagnare tanti soldi ed è invece rimasto incastrato con tutte e due le manine nella mannaia del margin call. In pratica la bellezza di 44,4 miliardi di buco a fronte di 1,4 miliardi di capitale, con una leva superiore a 30.
E Unicredit? All’improvviso la banca dichiara oltre 10,6 miliardi di perdite solo nell’ultimo trimestre, attribuendole ai suoi investimenti in Kazakistan e in Ucraina. Unicredit è piena di titoli italiani e ha dovuto vendere per coprire le perdite di quegli investimenti, ma si è trovata a sommare perdite a perdite. Insomma, un credit crunch in casa, con la conseguenza che al momento, Unicredit deve ricapitalizzare per almeno 51 miliardi di euro. E dove li trova? Il mercato non glieli darà, in Italia nessuno può aiutarli, forse possono arrivare in soccorso la BCE o la FED, ma anche questi hanno parecchie gatte da pelare. Certo che se salta Unicredit, siamo davvero ai titoli di coda…
Fonte: http://domenicods.wordpress.com/2011/11/25/dopo-mf-global-tocca-ad-unicredit/