(Francesco Angelone)
Dal giorno della sua elezione Trump ha smussato alcuni spigoli della campagna elettorale ma non ha mai mollato la presa sui “grandi interessi” che hanno, a suo dire, impaludato il Paese. Il transition team di cui si è circondato ha compiuto numerosi sforzi per mettere da parte i lobbisti ma pare che questi abbiano comunque trovato un modo per inserirsi nelle posizioni che contano. Addirittura, secondo un’indagine condotta da Politico, avrebbero offerto consulenza politica e contributi economici allo staff del neo Presidente.

Charlie Black, presidente di Prime Policy Group – una nota società di lobbying che ha tra i propri clienti Google, At&T e la casa farmaceutica GlaxoSmithKline – ha giudicato “serie” le intenzioni di Trump circa l’emarginazione degli interessi particolari dal processo legislativo, ma ha anche sottolineato come il tycoon sia consapevole di “come vadano le cose”. Infatti, secondo Politico, lo stesso Black avrebbe “girato” allo staff di Trump alcuni curriculum per delle posizioni di rilievo. Pare, infatti, che le regole dettate da Trump contengano dei vuoti importanti e permettano ai lobbisti di incontrare i membri del transition team fuori dalle stanze del potere. Qualcosa che è ormai universalmente considerato sinonimo di scarsa trasparenza se è vero che anche in Italia si pensa di istituire la “stanza dei lobbisti” presso le assemblee legislative.

Non solo, dunque, numerosi lobbisti sono entrati nel tranistion team e top manager sono stati scelti a guidare dipartimento di rilievo ma Trump ha anche permesso, in qualche modo, che ormai ex lobbisti potessero continuare a lavorare su dossier e questioni per cui avevano precedentemente svolto attività di lobbying. Il bando dei lobbisti dalla Casa Bianca sarebbe piuttosto una mossa pubblicitaria secondo Paul Miller, presidente del National Institute for Lobbying & Ethics. Secondo la testimonianza di altri top lobbyists come Mike Korens, non sarebbe stato vietato inviare position paper e commenti su questioni per le quali le compagnie che rappresentano svolgono normalmente attività di pressione, cosa che si è puntualmente verificata.

Tutta la fase precedente all’insediamento di Trump ha sollevato una serie di questioni sull’osservanza di norme circa la trasparenza, come quelle raccolte da Public Citizen in una lettera aperta, domande che restano irrisolte e che potranno avere una risposta solo durante l’amministrazione. Certamente, dalla promessa di prosciugare la palude alla possibilità di annegarci dentro, come ha preconizzato il vice Presidente uscente Joe Biden riferendosi ai conflitti d’interesse dello stesso Trump, il passo potrebbe non essere così troppo lungo.

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