Torna l’incubo terremoto nel Centro Italia. Dopo le nuove scosse di oggi l’emergenza cresce, non solo per le popolazioni che combattono in questi mesi anche il gelo e attendono soluzioni, ma anche per gli animali. L’Enpa parla di una “crisi senza precedenti” e basta qualche foto per capire come Umbria, Marche e Lazio siano allo stremo.
Le scosse si susseguono da mesi, è arrivata la neve, il Natale è trascorso nell’incertezza e le soluzioni rapide promesse dopo le scosse di agosto che hanno raso al suolo interi paesi tardano spesso ad arrivare. Anche per gli animali la situazione è molto grave. Animali domestici, che risentono del disagio, ma anche gli animali che rappresentano per molte aziende l’unica fonte di guadagno e che rischiano di morire congelati.
“La situazione dunque è di estrema gravità. Per questo, come abbiamo già fatto in passato, chiediamo ai Sindaci delle città nel cratere sismico di non peggiorarla con divieti ingiustificati e di aprire sin da ora le strutture di accoglienza anche agli animali dei cittadini che volessero trovarvi rifugio”, dicono dall’Enpa.
Lo stesso Ente di Protezione per gli Animali chiede che
“Genio militare costruisca le stalle per gli animali, superando così tutti i problemi burocratici che hanno avuto solo l’effetto di far morire di freddo centinaia e centinaia di animali. Questa mattina, in seguito allo sciame sismico, per quasi un’ora si sono persi i contatti con quindici allevatori di Arquata, andati come tutti i giorni in zone rosse per alimentare i loro animali. Per evitare ulteriori problemi e per non aggravare l’emergenza ancora di più, ma soprattutto per non mettere ulteriormente a rischio l’incolumità di persone e animali, si dia all’Esercito il compito di costruire tempestivamente le stalle”.
Proprio ieri la Coldiretti lanciava l’allarme per porre fine alla burocrazia che ha determinato i ritardi nella consegna delle stalle mobili. Gli animali “si ammalano e muoiono, sepolti dalla neve con le temperature scese ampiamente sotto lo zero”, scriveva in una nota riprendendo le segnalazioni dagli agricoltori e dagli allevatori terremotati. Secondo stime Coldiretti, solo il 15% delle strutture di protezione degli animali sono state realizzate e gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore, costretti a stare fuori al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti.
“In questo contesto, anche se tardivamente, una risposta viene dall’ordinanza che autorizza finalmente gli allevatori a comprare direttamente tutto ciò che serve per garantire la continuità produttiva delle proprie aziende a fronte di un rimborso pubblico previsto fino al 100% delle spese sostenute”, dicono da Coldiretti.
Intanto si registra il crollo di almeno 2 stalle di aziende terremotate, quelle di Gualdo, nel Maceratese. Le strutture non hanno retto al peso della neve. Circa 90 mucche sono rimaste uccise o ferite.
Per fortuna in casi come questo si attiva immediatamente la solidarietà privata. Segnaliamo un gruppo che su Facebook è nato subito dopo le scosse di agosto per mettere in contatto chi ha bisogno di aiuto con chi può offrirne, senza scopo di lucro: si chiama semplicemente TerremotoCentroItalia e, parallelamente, è stato aperto anche un sito. Anche qui sono molte le segnalazioni che riguardano le problematiche di animali e allevatori o offerte di aiuto per non lasciarli soli in questa battaglia contro la natura e la burocrazia che va avanti da mesi.
Anna Tita Gallo per Greenbiz