I manifestanti chiedono un’educazione universitaria gratuita per azzerare la disuguaglianza che ancora si basa sul colore della pelle. Non a caso, quella che gli studenti sono tenuti a pagare viene chiamata “Black tax”: anche chi usufruisce dei prestiti concessi dal governo per pagarsi gli studi, si trova in difficoltà quando, laureatosi e trovato un lavoro, deve ripagare il debito e allo stesso tempo mantenere la propria famiglia, come spiega la corrispondente di Al Jazeera a Johannesburg, Tania Page.
Gli studenti sono tornati a protestare dopo il fallimentare incontro di lunedì con il presidente Zuma: una dei leader della protesta, Fasiha Hassan, lamenta che «quando siamo arrivati, il presidente ha letto una dichiarazione e se n’è andato. Non ci stanno prendendo sul serio. Non scendiamo in strada per divertimento, è l’unico modo che abbiamo di farci ascoltare da qualcuno». Anche il rettore della Wits ha manifestato il suo appoggio alla causa studentesca, ma non al prezzo di perdere l’intero anno accademico. Il vicerettore dell’università di Cape Town ha confermato l’arresto di due studenti che tentavano di interrompere le lezioni, comunicando che la maggior parte delle attività prosegue regolarmente nel suo ateneo.
Storicamente, il partito del “dopo apartheid”, l’African national congress (Anc) prometteva educazione, abitazioni e sanità gratuite, parola che non è poi mai stata mantenuta. Il governo ha dichiarato che per il prossimo anno riuscirà a coprire l’aumento delle tasse universitarie per la maggior parte degli studenti e che i tagli al budget destinato all’istruzione sono legati alla stagnazione dell’economia e all’alto tasso di disoccupazione contro cui il paese si trova a combattere. Già lo scorso anno le proteste di un gruppo di studenti evitarono l’aumento delle tasse per il 2016. (Al Jazeera / Africa News)