Lo Spalma incentivi è legittimo: lo ha dichiarato la Consulta, togliendo speranza a tutti gli operatori del fotovoltaico, che ora si vedranno definitivamente tagliati gli incentivi riconosciuti dal meccanismo del conto energia ai produttori sopra i 200 kW, quindi con meccanismo retroattivo.
Dopo la sua entrata in vigore ad agosto 2014, il Tar del Lazio, il 23 giugno 2015, aveva sollevato dubbi di costituzionalità: secondo il tribunale amministrativo regionale, in particolare, il provvedimento violava il principio di ragionevolezza e di legittimo affidamento, oltre a quello di autonomia imprenditoriale, sanciti dagli artt. 3 e 41 della Costituzione
Il fotovoltaico in Italia è in crescita, secondo i dati pubblicati da ANIE rinnovabili. Ma, giudicato legittimo dalla Consulta lo Spalma Incentivi, misura retroattiva, si getta un’ombra sul futuro: quali saranno le conseguenze per il fotovoltaico? Ecco l’opinione delle associazioni di categoria.
Agostino Re Rebaudengo, Presidente di assoRinnovabili:
L’Associazione con rammarico ha appreso che la Corte Costituzionale ha dichiarato infondata la questione di legittimità costituzionale della misura spalma incentivi. Restiamo in attesa della pubblicazione della sentenza per conoscerne le motivazioni e per valutare ogni possibile azione a tutela dei produttori da fonte fotovoltaica.
Stupisce, tuttavia, constatare come una riduzione retroattiva degli incentivi possa essere stato considerato un provvedimento non lesivo di diritti costituzionalmente garantiti, quali la tutela del legittimo affidamento e la libertà di impresa.
La stessa Commissione Europea, peraltro – nell’ambito dei lavori preparatori alla prossima Direttiva Rinnovabili – condanna fermamente l’adozione di misure retroattive da parte degli Stati Membri, quale strumento di incertezza e fonte di danno per gli operatori. La non retroattività delle misure e la stabilità sul lungo termine dei meccanismi di supporto sono, infatti, considerati principi cardini imprescindibili.
Paolo Rocco Viscontini, Presidente di Italia Solare:
Contestiamo la decisione della Corte Costituzionale, che non solo non condividiamo ma che ci sorprende. D’ora in avanti non ci potrà più essere fiducia nelle leggi dello Stato sulle quali cittadini e imprese fanno delle scelte di investimento. Abbiamo notizia di diversi investitori che all’indomani della decisione della Corte Costituzionale hanno deciso di interrompere le loro attività in Italia.
Aspettiamo le motivazioni per capire le ragioni che hanno portato a questa scellerata e ingiusta decisione, ma rimane il fatto che in Italia gli operatori del fotovoltaico e proprietari di impianti sono costantemente sotto attacco, da ogni livello istituzionale.
Giorgio Ruffini, Presidente di Energia Solare:
La dichiarazione di legittimità costituzionale relativa al decreto legge 24 giugno 2014, n.91, meglio noto come ‘Spalma incentivi’, è un atto molto grave, poiché sancisce, in via ufficiale, l’inaffidabilità dello stato italiano, che non tutela i vincoli contrattuali, quindi, qualunque investitore sa che un contratto, corredato di un business plan sostenibile, può venire sconvolto, in ogni momento, da una decretazione statale, irrispettosa dei documenti siglati.
Si tratta di un precedente di estrema gravità, che come sovente accade in Italia, non ha avuto sufficiente attenzione mediatica, ma che rischia di avere pesanti ricadute negli anni a venire, anche in altri settori industriali.
Nel mondo del fotovoltaico gli effetti si sono fatti sentire con un sensibile impatto, in quanto, molti business plan erano stati stilati con un certo ottimismo e senza ben considerare i reali decadimenti dei moduli utilizzati.
Molto spesso infatti si è trattato di forniture effettuate con attenzione morbosa ai costi, senza serie valutazioni di qualità del prodotto e di solidità delle aziende produttrici. Numerosissimi sono quindi stati i casi di impianti che hanno presentato un degrado eccessivo, non più contestabile ai fornitori, nel frattempo spariti dal mercato e, per tutte queste realtà, lo spalma incentivi è stato il colpo di grazia a situazioni di estrema precarietà finanziaria.
Molte società si sono quindi trovate in enorme difficoltà, ed il vivacizzarsi del mercato della compravendita di impianti connessi non è certo indice di vivacità del mercato, ma ahinoi sintomo di un pesante malessere che obbliga molte aziende a svendere gli impianti per cercare di limitare i danni.
Roberta De Carolis
FONTE: Greenbiz