Roma, 5 dic – Matteo Renzi ha commesso due errori cruciali: ha impostato il referendum costituzionale come plebiscito su di sé e ha fatto sfoggio di arroganza per tutta la campagna elettorale. Non poteva non perdere. Avesse agito diversamente, poteva anche spuntarla, ma così facendo si è chiuso in un vicolo cieco.

E adesso? Diverse le ipotesi sul tavolo, tutte mediamente raccapriccianti. Un Renzi bis dovrebbe essere escluso, anche in virtù del discorso abbastanza definitivo fatto dal premier. Si apre la strada per l’ennesimo governo senza mandato popolare, quindi. Bisogna vedere per fare cosa, tuttavia. Si tratterà di un governo fatto per restare o di uno creato per accompagnarci alle elezioni anticipate? In ogni caso i nomi che circolano sono quelli di Grasso, Padoan e Delrio (Romano Prodi, fortunatamente, si è già chiamato fuori da solo). Il primo ha il classico profilo “istituzionale” per galleggiare in attesa del nuovo voto, il secondo potrebbe uscire dal cilindro dopo qualche tremolio pilotato dei mercati, il terzo è quanto di più simile a un Renzi-bis ci possa capitare.

L’assetto futuro dipenderà anche da Renzi stesso, comunque, che non è di colpo diventato un pensionato che passa le giornate ai giardinetti, ma è pur sempre il segretario del partito di maggioranza. E comunque, malgrado la scoppola generale presa, il premier uscente ha comunque preso un 40% praticamente da solo. Forse è troppo presto per celebrare il suo funerale, quindi. A meno che, con un gesto ancor più clamoroso, Renzi non decida di tirarsi indietro anche dalla segreteria del partito e scomparire dalla politica, cosa comunque improbabile. Più plausibile è una sua ritirata strategica per tornare alla carica a breve. Il volto umano mostrato al momento delle dimissioni gli ha fatto guadagnare qualche consenso in più, se adesso pilota la transizione verso un governo distante da lui, avrà qualche mese per rifarsi un’immagine e riacquistare smalto in modo da stravincere le prossime elezioni. Nelle quali, eventualmente, se la vedrà con i grillini, che faranno comunque un grande risultato.

Quelli che si presentano a pezzi al voto sono invece gli zombie del centrodestra. Berlusconi, Salvini e Meloni, ai minimi storici in quanto a capacità di presentarsi con un progetto non diciamo credibile, ma anche solo intelligibile. Un’armata Brancaleone che non sa cosa vuole, che ha al suo centro una figura inciucista e ormai priva del benché minimo appeal, incapace di competere con i grillini nel raccogliere la rabbia popolare. Insomma, sul tavolo ci sono tanti scenari. E fanno tutti schifo.

Adriano Scianca
FONTE: Il primato nazionale

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