Nelle ultime settimane si sta assistendo a un generalizzato calo dei rendimenti dei titoli di stato.
Come abbiamo detto qui, a questo movimento contribuiscono almeno due fattori:
– L’attenuarsi delle attese di inflazione e di reflazione globale (che aveva caratterizzato l’inizio dell’anno) ;
– Le tensioni geopolitiche (Corea del Nord e Siria) e l’incertezza sul risultato delle presidenziali in Francia, che sono elementi che si riflettono sui rendimenti dei titoli considerati safe asset (in quanto vengono acquistati dagli operatori).
La diminuzione dei rendimenti, come dicevamo, sta interessando tutti gli emittenti sovrani, sia quelli solidi (in quanto i titoli sono considerati safe asset) che quelli meno solidi, per via del ridimensionamento delle attese di inflazione. Tutti, tranne l’Italia, i cui rendimenti, nelle ultime sedute, sono addirittura aumentati.
Come vedete, la diminuzione dei rendimenti sui decennali interessa sia i paesi solidi (Germania e Francia, nonostante l’incertezza derivante dalle elezioni presidenziali) che quelli meno solidi (Portogallo, Spagna). Il rendimento del decennale italiano, invece, è ad un soffio dai livelli massimi degli ultimi 3 anni.
Come detto in un post precedente, la situazione italiana riflette i seguenti elementi di incertezza e potenziale pericolo:
1) La crescita dell’Italia risulta modesta e non in sintonia con le impellenti necessità.
2) Il debito pubblico (al 134% del Pil) è ben lontano dall’intraprendere un sentiero discendente; la bassa inflazione si traduce in un aumento del Pil nominale (comprensivo dell’inflazione) non idoneo ad erodere il debito;
3) Alti livelli di disoccupazione e sottoccupazione;
4) Fragilità di ampi strati del sistema bancario alle prese con 360 miliardi di crediti deteriorati (un terzo di quelli dell’Eurozona);
5) fragilità del quadro politico che ha portato alla nascita di un governo connotato dalla scarsa capacità riformatrice;
6) lo spettro che nelle prossime politiche possa affermarsi il Movimento 5 Stelle, considerato destabilizzante per la tenuta dell’Italia;
A questi elementi, proprio ieri, si è aggiunto il Fondo Monetario Internazionale che ha tagliato le stime di crescita sull’Italia:
L’Italia veste la maglia nera in Europa con la crescita più bassa del Vecchio continente, superata finanche dalla «cenerentola» ellenica. Sul piano globale la congiuntura economica mostra un po’ più di spinta, sebbene all’orizzonte permangano rischi eterogenei tra i quali lo spettro di una guerra commerciale. È questa l’istantanea scattata nel World Economic Outlook (Weo), il rapporto del Fondo monetario internazionale pubblicato in occasione degli incontri primaverili congiunti con la Banca mondiale. Un’istantanea che condanna l’Italia in ultima posizione non solo in Eurozona ma anche nell’Unione, con il Pil a +0,8% per il 2017 e il 2018 rispetto allo 0,9% del 2016. (Fonte)
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