Produttori e consumatori insieme contro gli sprechi alimentari

I principali soggetti della filiera agroalimentare – Federalimentare, Federdistribuzione, Unione nazionale consumatori e Banco alimentare – lavoreranno al progetto “Life-Food, waste, standup” per avviare campagne di comunicazione e recuperare le eccedenze di cibo

ROMA – “Tutti in piedi” per combattere insieme gli sprechi alimentari. È il senso del progetto “Life – Food, waste, standup”, presentato al ministero delle Politiche agricole,  che coinvolge per la prima volta i principali attori della filiera agroalimentare italiana – industria, distribuzione e consumatori – ponendo il nostro Paese al primo posto  in Europa nella lotta contro lo spreco di cibo. E così i produttori, la grande distribuzione organizzata e i cittadini si uniscono in un progetto da 1,5 milioni di euro, co-finanziato dalla Commissione Europea per il 60% (1 milione di euro), che punta in tre anni a prevenire e ridurre lo spreco alimentare e recuperare le eccedenze, sul percorso tracciato dalla legge antispreco entrata in vigore a settembre di quest’anno.

Presente all’illustrazione del progetto, infatti, anche Maria Chiara Gadda, deputata Pd e promotrice del ddl contro gli sprechi. “La legge, basata sui principi di cura verso i meno abbienti e spinta gentile a non sprecare,  è solo un tassello – ha spiegato – oggi entriamo nella fase successiva, a monte il cittadino deve saper fare le sue scelte, è un discorso culturale. Questo progetto è pertinente con il lavoro fatto in Parlamento”.

Capofila del progetto, che partirà in tutta Italia da gennaio 2017, è Federalimentare che, insieme a Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare Onlus e Unione Nazionale Consumatori, realizzerà una campagna di sensibilizzazione anti-spreco che coinvolgerà 20 mila imprese agroalimentari, 12 mila punti vendita e oltre 500 mila consumatori per diffondere informazioni e modelli per una corretta gestione delle eccedenze alimentari. Saranno poi attivati 59 infopoint per i consumatori in altrettante città di 15 regioni, su come non sprecare cibo. In Italia ogni anno, come rivela l’ultima indagine di Waste Watcher, si buttano alimenti per un valore di 12,6 miliardi di euro, di cui l’80% avviene dentro le mura domestiche, equivalenti complessivamente a 24,5 milioni di tonnellate di carbonio inutilmente sprigionate in atmosfera.

“È una battaglia ad altissimo valore sociale che nessuno può vincere da solo – ha detto Luigi Scordamaglia, presidente di Federaliementare – se riuscissimo anche solo a ridurre del 20% gli sprechi questo si tradurrebbe in ualore di quasi 3 miliardi di euro rimessi in circolo”. “Insieme agli altri partner potremo avere una forza d’urto significativa per stimolare comportamenti virtuosi”, ha aggiunto Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, “lavoreremo in ogni regione affinché si possano intraprendere azioni per dare una seconda vita a prodotti alimentari perfettamente commestibili”.

“La vera voragine dello spreco alimentare è ancora l’ambiente domestico: 8 dei quasi 13 miliardi di cibo buttato finiscono nella spazzatura di casa” ha spiegato Massimiliano Dona, segretario dell’Unione nazionale consumatori. “Per questo solo con una grande alleanza tra chi produce, vende e consuma, coinvolgendo tanto i soggetti professionali che la società civile, si potrà vincere la sfida agli sprechi alimentari”.

“Siamo contenti di svolgere un ruolo di ponte – ha poi spiegato Antonio Oliva, vicepresidente di Banco Alimentare – migliaia di imprenditori, manager e responsabili aziendali saranno contattati affinché le eccedenze dell’industria e della distribuzione vengano affidate a noi e migliaia di consumatori saranno sensibilizzati a non sprecare cibo nelle mura domestiche”.

L’obiettivo del progetto Life, secondo il capo del Mipaaf Maurizio Martina, rimane quello di “aumentare la quota di cibo che dallo spreco convertiamo in solidarietà”. La speranza “è arrivare nel 2017 al milione di tonnellate recuperate” , il doppio rispetto alle 500mila recuperate nel 2016. “Al milione – ha detto il ministro- possiamo arrivarci grazie a queste collaborazioni con le catene distributive, il mondo dei consumatori e le esperienze delle imprese alimentari” . Servirà un processo culturale “per aumentare la consapevolezza dei cittadini e le buone pratiche di recupero”, ma ci si arriverà senza meccanismi sanzionatori. “In Francia – ha concluso Martina- hanno aumentato le sanzioni, noi vogliamo aumentare la consapevolezza”.

di MONICA RUBINO
FONTE: repubblica.it
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