Il petrolio non basta mai e, dopo il mancato raggiungimento del quorum al referendum trivelle, il Ministero dell’Ambiente approva nuove ricerche, stavolta con l’air gun, tecnica che prevede l’utilizzo dei cannoni ad aria compressa per prospezioni marine, e che consente di ricavare informazioni sulla stratigrafia del sottosuolo, portando a riconoscere la presenza di gas o liquidi.
Le indagini interesseranno il Mar Ionio, il Canale di Sicilia, il Golfo di Taranto, e il Sud dell’Adriatico e, stando a quanto affermato dal Governo che ha giudicato positivamente le Valutazioni di Impatto Ambientale (Via) dei procedimenti, comporteranno rischi per l’ambiente contenuti e non pericolosi. Essendo poi a 13 miglia dalla costa, tali indagini risultano appena in linea con il divieto a 12 miglia sancito dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Quindi tutto eco-friendly? Oppure è l’ennesimo regalo alle lobby fossili? L’abbiamo chiesto alle associazioni di categoria.
Alfonso Fimiani, Presidente Circoli dell’Ambiente:
Probabilmente è troppo semplice rispondere immediatamente “Sì” ed è questo il motivo per il quale noi dei Circoli dell’Ambiente intendiamo approfondire ulteriormente il tema.Ci siamo spesi durante l’intera campagna referendaria per tentare di spiegare che il nostro Paese necessita di una completa riconversione energetica: abbiamo elaborato un Piano Energetico Nazionale che andremo a presentare di qui a breve alla Camera dei Deputati e, con l’avvento del nuovo anno, tenteremo di avviare un gruppo di lavoro per scrivere, ad integrazione, una proposta di Piano per la Mobilità Sostenibile.
Con le energie fossili alimentiamo le nostre auto, il riscaldamento dei nostri edifici e le nostre centrali che producono energia elettrica, ma l’obiettivo deve essere chiaro: ridurne il più possibile l’utilizzo.
Ad essere concreti e realisti, in un sistema di differenziazione delle fonti vi è una quota ineliminabile di fossili pari al 20-35%, ma per arrivare a quelle percentuali servono almeno quindici anni. Gli attuali provvedimenti, primo fra tutti l’ultimo Decreto Rinnovabili, di certo non agevolano tale percorso ed anzi il forte taglio agli incentivi all’idroelettrico va in direzione esattamente opposta.
La soluzione definitiva e reale rimane la riapertura della strada del nucleare: oggi paghiamo le conseguenze delle scelte scellerate del passato e fino alla costruzione delle centrali non potremo rinunciare alle nostre materie prime presenti nell’Adriatico così come nelle altre zone di terra e di mare.
Se vogliamo andare ad analizzare le tecnologie utilizzate per la ricerca, certamente l’Air Gun è meno invasiva rispetto alle tecniche che utilizzano esplosivi, ma tale aspetto appare davvero marginale rispetto al discorso complessivo.
Maria Rapini, segretario generale di Marevivo:
Sono la negazione delle politiche che il Governo a parole dice di voler promuovere: si contraddice nei fatti la ratifica dell’accordo di Parigi, e non si capisce come verranno mantenuti gli impegni presi. Sarebbe più utile per il Paese rivedere la strategia energetica.
Si continua ad ostacolare e a penalizzare iniziative e progetti di sviluppo sostenibile. Faccio un esempio per tutti: Jonian Dolphin Conservation, start up di giovani ricercatori che studiano i cetacei del Golfo di Taranto nel Mar Ionio Settentrionale, con cui Marevivo collabora da tempo, svolge anche attività di dolphin watching, facendo diventare ricercatori per un giorno turisti e cittadini, proprio in quella zona che sarà ora interessata dall’utilizzo dell’airgun, con tutte le conseguenze negative che possiamo immaginare.
È stato dimostrato l’impatto ambientale della tecnica dell’airgun utilizzata per la ricerca del petrolio, non solo sui mammiferi marini, ma su tutta la vita del mare. Cambiamenti nel comportamento, elevato livello di stress, indebolimento del sistema immunitario, allontanamento dall’habitat sono gli effetti legati ad esposizioni prolungate nel tempo a suoni generati dalle emissioni acustiche.
Un ulteriore dato che dovrebbe spingere ad un’inversione di rotta è quello fornito in questi giorni dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) secondo la quale nel 2015 l’anidride carbonica in atmosfera a ha raggiunto le 400 parti per milione ed è allarme del mondo scientifico. Insomma, l’era del petrolio e dei combustibili fossili “deve essere sostituita senza indugio dalle energie rinnovabili” per citare persino Papa Francesco e l’Enciclica ‘Laudato sì’.
Fabrizia Arduini, Presidente WWF Zona Frentana e Costa Teatina:
Sì, ma soprattutto è un regalo che non riusciamo a comprendere, visti anche gli ultimi appelli allarmanti sui cambiamenti climatici e sullo sviluppo delle energie alternative, che promettono, tra l’altro, anche molti posti di lavoro, e che hanno un impatto sull’ambiente e sui cambiamenti climatici non preoccupanti come i combustibili fossili.
Purtroppo il mare non è un contenitore vuoto dove vi si può gettare di tutto, inclusi i veleni, come vogliamo, o un contenitore di cose da prelevare. Il mare è un organismo vivente, complesso, che garantisce la vita a questo pianeta.
L’Italia è una penisola, circondata dal mare. Le valutazioni positive sugli ultimi 6 progetti di prospezione geosismica, che tutti conosciamo con il nome di airgun e che uccide i grandi mammiferi marini come le balene, porteranno a ricerche in aree importanti per la biodiversità: due nel Mar Ionio, uno nel Canale di Sicilia, uno nel Golfo di Taranto, e altre due nel Sud dell’Adriatico.
La pratica, come dice benissimo dal fisico Maria Rita D’Orsogna, implica fortissimi spari che possono essere paragonati a un miliardo di volte il suono di un concerto rock (‘Perforazioni nel Mare Adriatico – Conferenza dibattito sugli effetti dell’industria degli idrocarburi’, N.dR.). E questo potrebbe bastare a capire i danni potenziali di questa tecnica.
Roberta De Carolis
FONTE: Greenbiz