L’aereo presidenziale di Vladimir Putin è atterrato giovedì all’aeroporto di Ube, in Giappone. A bordo, anche un’importante delegazione del governo russo, che accompagnerà il presidente in questa visita di due giorni nel Paese del Sol Levante. Giovedì, a Nagato, città natale del premier Shinzo Abe, c’è stato un primo incontro tra le due delegazioni, a cui è seguito un faccia a faccia fra Putin e Abe, che hanno discusso della crisi in Siria, dell’Ucraina e delle isole Kurili.

Nuovi equilibri nel Pacifico

La visita, sottolineano alcuni analisti russi, serve a Mosca per “riequilibrare l’orientamento delle sue politiche verso Oriente”. E, quindi, ad emanciparsi dall’idea di “perseguire una politica filo-cinese nella regione”, come ha notato, in un’intervista pubblicata dall’agenzia russa Tass, il direttore dell’Istituto per gli studi per l’Oriente dell’Accademia delle Scienze russa, Sergei Luzyanin. Putin e il primo ministro giapponese Abe del resto, come ha sottolineato oggi lo stesso presidente russo, negli ultimi mesi, si sono incontrati regolarmente. Prima a Sochi, lo scorso maggio, in un incontro che suscitò velate proteste da parte della diplomazia statunitense. Poi a Vladivostok, a settembre, a margine dell’Eastern Economic Forum (EEF). E, di nuovo, al summit dell’APEC in Perù. Le questioni all’ordine del giorno negli incontri tra il premier giapponese e il presidente russo sono molte. Dai progetti economici e commerciali, fino alla disputa territoriale sulle isole Kurili. Temi sui quali, la due giorni giapponese di Putin, dovrebbe segnare dei progressi. Di “cambiamenti nelle relazioni russo-giapponesi”, e di “un contributo sostanziale degli incontri allo sviluppo dei rapporti bilaterali”, ha parlato, infatti, proprio il presidente russo, poco prima di incontrare Abe.

Dagli accordi economici alle isole contese

In discussione, c’è innanzitutto la definizione di una serie di misure per espandere e rafforzare le relazioni commerciali ed economiche tra Mosca e Tokyo, sulla base del programma di cooperazione in otto punti presentato da Shinzo Abe nel maggio scorso a Sochi. Decine di accordi commerciali e riguardanti il settore energetico saranno sottoscritti già domani. Il Giappone, come ha notato l’ex direttore dell’Economist, Bill Emmot, in un editoriale pubblicato qualche giorno fa su La Stampa, ha interesse, infatti, a stringere i legami con la Russia, per controbilanciare i cinesi nella regione. La Russia, da parte sua, ha bisogno degli investimenti giapponesi per rinvigorire un’economia sempre più in difficoltà. Sulla questione delle isole Kurili, inoltre, entrambe le parti si sono mostrate disponibili a trovare una soluzione alla controversia territoriale che da settant’anni genera frizioni tra Mosca e Tokyo, e che il Giappone ha sempre posto come pregiudiziale a qualsiasi progetto di sicurezza collettiva tra i membri dell’Apec.

Le Kurili e le sanzioni

In un’intervista al quotidiano giapponese Yomiuri Shinbun, infatti, Putin ha ribadito la volontà russa di risolvere la questione dell’arcipelago situato tra l’isola settentrionale giapponese di Hokkaido e la Kamchatka russa, occupato dai sovietici nell’agosto del 1945, e rivendicato da Tokyo sulla base di un accordo firmato a metà ottocento dall’imperatore e dallo zar. Secondo le agenzie di stampa potrebbe essere invece l’accordo raggiunto fra Mosca e Tokyo nel ’56, saltato quando il Giappone sottoscrisse il patto di difesa con gli Stati Uniti, a costituire la base per una nuova soluzione della disputa. Entrambi i Paesi, all’epoca, infatti, avevano ratificato la restituzione al Giappone delle isole di Shikotan e Habomai, le due più piccole dell’arcipelago. Ora Putin potrebbe essere pronto, nonostante il nodo, che resta, degli abitanti russi sul territorio delle isole, a fare delle concessioni in questo senso. La questione, ha detto però Putin ai giornalisti giapponesi, non verrà risolta “a scapito” degli interessi russi. E la contropartita richiesta da Mosca, sarà, quindi, quella di un passo indietro da parte di Tokyo sulle sanzioni imposte dall’Occidente contro la Russia, per la questione della Crimea e della crisi ucraina. Una mossa strategica che, di fatto, come notano gli analisti, spariglierebbe le carte delle alleanze nel Pacifico e, soprattutto, spaccherebbe il fronte occidentale delle sanzioni. Se così fosse, l’eco della visita di Putin in Giappone, potrebbe espandersi ben oltre il Pacifico.

 

FONTE: Gli Occhi della Guerra

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