Onu a Israele: “Stop nuove colonie nei territori”. E per la prima volta Usa astenuti

colonie israele

La risoluzione è passata con 14 voti a favore. A sorpresa non c’è stato il veto statunitense

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede ad Israele di porre fine alla sua politica di insendiamenti nei territori palestinesi, inclusa Gerusalemme est e insiste sul fatto che soluzione del conflitto in Medioriente passi per la creazione di uno Stato palestinese che conviva insieme a Israele. La risoluzione è passata con 14 voti a favore perché a sorpresa gli Usa si sono astenuti e non hanno fatto ricorso al loro potere di veto per bloccare il provvedimento. Questa decisione ha scatenato l’ira di Israele che da tempo accusa l’amministrazione Obama di aver tradito il Paese e ritiene l’iniziativa un colpo di coda del presidente Usa uscente.

“Astensione per difendere la soluzione dei due Stati”. La continua costruzione di insediamenti “mina seriamente la sicurezza di Israele”, ha detto l’ambasciatrice Usa all’Onu, Samantha Power, spiegando la posizione degli Usa. “Gli Stati Uniti hanno inviato sia privatamente che pubblicamente per quasi cinque decenni il messaggio che le colonie devono cessare di esistere”, ha spiegato Power che ha aggiunto: “Non si può simultaneamente difendere l’espansione degli insediamenti e difendere la soluzione praticabile dei due popoli, due Stati per arrivare alla fine del conflitto. Si doveva fare una scelta tra colonie e separazione”.

Onu: la via dei due Stati messa in pericolo dalle colonie. Questa via, si legge nel testo, è posta in pericolo dall’espansione delle colonie, che stanno arrivando a una “realtà di Stato”. Secondo la risoluzione, gli insediamenti “costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale e un grande ostacolo per costruire la soluzione dei due stati, così come una pace giusta, duratura e completa”. Inoltre, il Consiglio ribadisce che non riconoscerà alcuna modifica alle linee tracciate nel 1967 salvo diverso accordo tra le due parti attraverso i negoziati. Così, condanna “tutte le misure volte ad alterare la composizione demografica, il carattere e lo stato del territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme Est, in cui accadono confische e  demolizioni di case palestinesi. Allo stesso tempo, il massimo organo decisionale dell’Onu chiede misure per prevenire “tutti gli atti di violenza contro i civili, inclusi atti di terrorismo, così come tutti gli atti di provocazione e distruzione” e condanna l’incitamento all’odio.

Diversi membri del Consiglio di Sicurezza hanno sostenuto che si tratta di una risoluzione equilibrata e che, in fondo semplicemente ribadisce una posizione che difende l’Onu e la quasi totalità della comunità internazionale. La risoluzione è la prima sul conflitto in Medio oriente che il Consiglio approva dal 2009.

L’ira di Israele. La reazione di Israele – che aveva già definito “vergognosa” l’attesa mossa di Obama alla vigilia del voto –  non si è fatta attendere, con l’ambasciatore presso il Palazzo di Vetro che ha parlato di “risoluzione scandalosa”: “Né il Consiglio di sicurezza dell’Onu né l’Unesco possono spezzare il legame fra il popolo di Israele e la terra di Israele”, ha affermato Danny Danon. In merito all’astensione americana Danon ha messo in evidenza che “ci si attendeva che il maggiore alleato agisse in linea con i valori che condividiamo e che mettesse il veto su una scandalosa risoluzione. Non ho dubbi sul fatto che la nuova amministrazione americana e il nuovo segretario generale dell’Onu apriranno una nuova era in termini di relazioni dell’Onu con Israele”.

“Gli Stati Uniti hanno abbandonato Israele, il loro unico alleato in Medio Oriente”, ha dichiarato il ministro per le Infrastrutture Pubbliche e l’Energia ed esponente di punta del Likud, Yuval Steinitz. Sulla stessa linea si è espressa anche l’influente lobby ebraica negli Usa, l’Aipac che si è detto “profondamente turbata dal mancato ricorso al veto da parte dell’amministrazione Obama per prevenire una distruttiva, risoluzione anti Israeliana. L’Aipac ha invece espresso il suo apprezzamento per il presidente eletto Donald Trump e ai molti membri del Congresso democratici e repubblicani che avevano fatto pressione affinché gli Usa opponessero il veto” al Consiglio di Sicurezza Onu.

L’Anp esulta. La presidenza dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) giudica un “duro colpo” ad Israele il voto con cui il Consiglio di Sicurezza dell’Onu  ha condannato la politica delle colonie e degli insediamenti di Tel Aviv in Cisgiordania e Gerusalemme Est, chiedendone “l’immediata cessazione”. Il portavoce Nabil Abu Rudeina ha parlato di una “storica risoluzione” che si è dimostrata anche “un importante sostegno alla soluzione dei due Stati”.

La rivinciata di Obama. Anche negli Usa ci sono i primi contraccolpi: lo speaker della Camera, il repubblicano Paul Ryan, ha definito la posizione degli Usa “vergognosa”. Ma questa, per Obama, è una piccola-grande rivincita dopo aver fallito nel favorire i negoziati tra israeliani e palestinesi, fin dal 2009 la sua priorità numero uno in politica estera. Con la decisione di dare carta bianca al segretario di stato John Kerry la cui missione era di portare a casa una storica pace. Così non è stato, anche a causa dei gelidi rapporti tra Obama e Netanyahu che hanno fatto precipitare le relazioni tra Usa e Israele ai minimi di sempre.

Neppure Donald Trump è riuscito a fermare il voto dell’Onu o a convincere la Casa Bianca a presentare il veto come in passato. A lui si è rivolto il governo israeliano quando oramai si era capita l’intenzione di Obama. Il tycoon – con un’interferenza senza precedenti per un presidente eletto – ha provato il tutto per tutto, telefonando anche al presidente egiziano al Sisi che aveva presentato la risoluzione originaria. Una chiamata che in effetti ha portato l’Egitto a rinunciare al voto nella giornata di giovedì.

Ma a distanza di  poche ore sono stati altri quattro Paesi a ripresentare il testo (Malesia, Nuova Zelanda, Senegal e Venezuela). A quel punto i giochi erano fatti. L’ambasciatore della Malesia, Dato’ Ramlan Ibrahim, ha spiegato poco prima della votazione che i quattro Paesi consideravano importante “cogliere l’opportunità” e il “crescente consenso” in seno al Consiglio, a fronte anche del progetto di legge che è in discussione al Parlamento israeliano per legalizzare in modo retroattivo le colonie ebraiche in Cisgiordania. E la risoluzione è passata con 14 voti e l’astensione degli Usa.

Nel 2011 l’amministrazione Obama era invece ricorsa al veto contro una simile condanna della politica israeliana sulle colonie. Mentre ha posto il veto in Consiglio di sicurezza altre 40 volte su risoluzioni critiche verso Israele. L’unica astensione Usa che si ricordi risale all’amministrazione Bush nel 2009, quando gli Usa non posero il veto sui un testo sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

FONTE: repubblica.it
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