Obama ha prolungato lo stato di emergenza nazionale contro l’Iran sostenendo che, malgrado la Repubblica Islamica abbia dato piena attuazione agli impegni contemplati nell’accordo sul nucleare, essa continua a rappresentare una minaccia eccezionale per gli Usa.
Negli ultimi giorni della sua presidenza, Obama ha inviato una lettera al Congresso per comunicare la sua decisione di prolungare oltre la scadenza naturale del 15 marzo 2017 lo stato di emergenza nazionale nei confronti dell’Iran.
Nel farlo, il Presidente uscente non ha potuto fare a meno dall’ammettere il pieno rispetto da parte della Repubblica Islamica dei termini del Jcpoa, e che il programma nucleare iraniano ha scopi esclusivamente pacifici, come più volte certificato dalla Iaea (l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica); tuttavia, secondo Obama, l’Iran continua a rappresentare una straordinaria minaccia alla sicurezza nazionale, alla politica estera e all’economia degli Usa.
Il provvedimento mantiene in vita la dichiarazione di emergenza nazionale emanato da Bill Clinton nel 1995, e fa seguito a un’analoga disposizione del novembre scorso, con cui Obama ha prolungato l’efficacia di un’identica dichiarazione di emergenza nazionale emanata addirittura nel 1979 da Jimmy Carter.
Lo stato di emergenza conferisce al Presidente degli Stati Uniti ampi poteri speciali, fra cui la possibilità di sequestrare beni ed è la base per l’imposizione praticamente discrezionale di sanzioni.
L’atto di Obama, irrituale perché compiuto negli ultimi giorni del suo mandato, tende a legare la nuova Amministrazione alle politiche fallimentari svolte sin qui dagli Usa in Medio Oriente, nel tentativo di continuare a colpire l’Iran per frenarne la crescita e l’esponenziale aumento di peso politico in tutta l’area, a beneficio di altri attori locali, principalmente le petromonarchie del Golfo.
La dichiarazione di prolungamento di emergenza nazionale contro l’Iran, fa seguito a numerose altre iniziative e provocazioni contro la Russia, mosse allo scopo preciso di impedire una normalizzazione dei rapporti con Mosca e costringere gli alleati/sudditi europei a rimanere intrappolati nei meccanismi di servaggio della Nato.
I provvedimenti che Obama ha continuato prendere in un periodo in cui gli altri Presidenti si sono limitati all’ordinaria amministrazione, sono lo sfacciato tentativo di perpetuare le proprie linee politiche, e soprattutto quelle che avrebbe seguito Hillary Clinton, linee ampiamente dettate dai tradizionali centri di potere di Washington.
di Salvo Ardizzone