Tutto pronto per il prossimo vertice biennale dell’Alleanza che si terrà il prossimo fine settimana in Polonia. I leader della Nato si ritroveranno al National Stadium di Varsavia per ratificare gli obiettivi e le nuove strategie militari da adottare. La Polonia sarà riconosciuta formalmente come un alleato chiave nella nuova architettura di difesa della Nato (ospiterà la seconda postazione di fuoco dello scudo antimissile) e saranno valutate le sue proposte.

Lo scorso 12 maggio, presso il sito di Redzikowo, in Polonia, sono iniziati i lavori per ilsecondo sistema Aegis terrestre dopo quello attivato a Deveselu, in Romania, il 12 maggio. L’inaugurazione del sito rappresenta un punto di svolta strategico per la difesa della Nato: il sito polacco, infatti, sarà il primo ad essere equipaggiato con il missile intercettore SM-3 Block IIA. Rispetto al missile SM-3 IB attivo in Romania, è molto più veloce e possiede una maggiore gittata.

Il sito di Deveselu, in Romania, su una superficie di 175 ettari, sarà ufficialmente integrato nella rete missilistica della Nato durante il vertice dell’Alleanza. Lo scudo spaziale è principalmente orientato nell’intercettare i vettori balistici a lungo raggio che lasciano l’atmosfera terrestre per poi rientrare e colpire il bersaglio. Diverso, invece, l’approccio per missili che non abbandonano mai l’atmosfera terrestre e procedono lungo una traiettoria di quota non-balistica, estremamente bassa, in grado di eludere i sistemi radar di allarme precoce. La piattaforma Aegis Ashore si basa sul Vertical Launching System MK-41, sistema universale di fuoco rapido contro le minacce ostili. È una piattaforma standard in grado di lanciare svariati vettori, compresi i missili da crociera (quindi non solo intercettori di difesa SM-3). Secondo Mosca, questa è una chiara violazione del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF). Mosca teme che gli Stati Uniti possano utilizzare questi lanciatori per i missili da crociera a raggio intermedio, considerando che possiedono la capacità per tale categoria di sistemi missilistici. Lanciando dalla Polonia e dalla Romania, i missili potrebbero colpire alcuni dei principali obiettivi sensibili in territorio russo. La Polonia chiederà ufficialmente alla NATO di schierare truppe fisse nel paese, anche se da sole non saranno sufficienti in caso di un conflitto su larga scala. Varsavia chiederà ufficialmente sistemi di difesa e piattaforme tattiche, magari l’F-35. Il presidente della Polonia, Andrzej Duda, a margine del German Marshall Fund a Washington, si è detto particolarmente innervosito per l’atteggiamento aggressivo dei russi. La Polonia chiederà alla NATO sia batterie SM-6 Patriot che sistemi di difesa a medio e corto raggio. L’F-35 è un desiderio che al momento resta tale, anche se Varsavia vorrebbe almeno 200 F-16 rispetto agli attuali 48.

Truppe in rotazione

La prossima settimana, la Nato ufficializzerà lo schieramento delle truppe in rotazione in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, nell’ottica di una “difesa credibile” contro un massiccio attacco convenzionale russo. Gli Stati baltici hanno formalmente richiesto alla Nato di schierare truppe nei loro territori.

L’Alleanza ha già approvato il dispiegamento di truppe nell’Europa orientale: quattro battaglioni operativi a protezione dei confini con la Russia. Nella prima turnazione, gli Stati Uniti garantiranno due battaglioni. Il terzo battaglione sarà inglese ed il quarto tedesco. La dimensione complessiva della forza sarebbe di 4000 soldati.

I quattro battaglioni saranno sempre in rotazione ed agiranno sotto egida Nato. Il sistema di comando e controllo delle truppe spetterà al quartier generale supremo delle potenze alleate in Europa.

Secondo la visione occidentale, quei 4000 soldati in rotazione, aggirerebbero il Nato-Russia Founding Act, che vieta un numero considerevole di truppe da combattimento schierate permanente ai ridosso dei confini con la Russia. Nel documento del 1997 non si fa riferimento ad un numero preciso di truppe, ma per l’Alleanza un forza di quattro battaglioni in rotazione è in linea con tali restrizioni. Mosca non è della stessa idea.

I nuovi problemi regionali dell’Alleanza

La Nato analizzerà la posizione della Norvegia e la sua richiesta di potenziare l’Europa del Nord con una flotta navale. L’esercito americano, lo scorso febbraio, ha completato il rischieramento di carri armati ed artiglieria all’interno di strutture corazzate segrete realizzate durante la guerra fredda in Norvegia. La mossa rientra nella nuova strategia di Washington per rafforzare le difese della Nato in Europa, con immediata disponibilità di sistemi d’arma qualora si verificasse una crisi con la Russia. C’è poi la posizione di Helsinki, che confina ad est con la Russia. La Finlandia non è membro della Nato, ma negli ultimi anni si è allineata con la politica dell’Alleanza. Mosca si è sempre opposta ad una ulteriore espansione della Nato, in particolare nella regione del Mar Baltico, minacciando il rischieramento di missili tattici. La Svezia, già minacciata dal puntamento di missili balistici russi qualora fosse entrata nella NATO, continua a fortificare l’isola di Gotland, ritenuta l’anello debole della difesa svedese. Il governo ha deciso di fortificarla, dotandola di batterie missilistiche in grado di proteggere le navi in rotta verso San Pietroburgo e bersagliare vettori in avvicinamento.

Usa: “Condivisione degli oneri”

Gli Stati Uniti durante il vertice di Varsavia chiederanno agli alleati un maggiore impegno per la condivisione degli oneri. Posizione già ribadita dal Segretario della Difesa USA Ash Carter, lo scorso 20 giugno.

L’impegno di spesa per gli Alleati, ribadito due anni fa nel Galles, è fissato al 2 per cento. Sebbene si possano contare sulle dita di una mano i paesi che hanno raggiunto tale impegno di spesa, Carter ha rilevato che  la stragrande maggioranza degli alleati ha invertito la tendenza dei tagli, iniziando anche ad aumentare la spesa militare.

La Nato dovrebbe anche approvare l’impiego della sua flotta aerea E-3A AWACS sul fronte meridionale per gestire il flusso dei profughi provenienti dalla Siria.

Varsavia sarà anche l’occasione per definire una strategia per le cosiddette nazioni della zona grigia, per intenderci quelle tra il confine orientale della Nato e quello occidentale della Russia.

L’espansione dell’Alleanza

Lo scorso 19 maggio, i 28 ministri degli esteri della Nato hanno firmato un protocollo di ammissione del Montenegro nell’Alleanza in qualità di osservatore. Il Montenegro sarà a Varsavia in qualità di osservatore.

Una volta che il processo di ratifica sarà completato, la nazione balcanica sarà invitata ad aderire al Trattato di Washington. In quel momento diventerà il 29° membro dell’Alleanza. Secondo le stime più ottimistiche, il Montenegro potrebbe diventare un membro della Nato a pieno titolo non prima della fine di quest’anno. Realisticamente, entro i primi sei mesi del prossimo anno. Le forze armate in servizio attivo del Montenegro ammontano a duemila unità.

I nuovi alleati

La Nato ribadirà l’apertura verso gli altri paesi. In lizza ci sono la Georgia, la Macedonia, laBosnia e l’Ucraina. Per quest’ultima ci sarebbero dei problemi di natura geografica a causa del continuo mutamento dei suoi confini. La stabilità di questi ultimi è considerato un requisito per l’adesione alla Nato. Ostacolo che potrebbe essere aggirato, ma probabilmente non sarà adottato alcun atto formale, almeno in questa sessione.

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