La banca senese ha chiesto venti giorni di tempo in più alla Vigilanza europea per cercare di chiudere la ricapitalizzazione da 5 miliardi interamente sul mercato. Ma l’idea di un intervento pubblico è sempre più concreta e il relativo decreto in rampa di lancio
MILANO – Ore decisive, per l’ennesima volta nella sua storia recente, per il Monte dei Paschi di Siena: la banca più antica del mondo attende dall’istituzione centrale che non ha neanche vent’anni (e molta meno storia, se si guarda alla sola attività di Vigilanza) un cuscinetto di tempo per provare a chiudere un difficile aumento di capitale contando sulle sole forze del mercato. Impresa ardua, soprattutto dopo la crisi di governo che pare avere allontanato quello zoccolo duro di investitori che avrebbe permesso al management senese di riempire una buona parte di quei 5 miliardi di caselle che si cerca di raccogliere, 1 miliardo dei quali è già arrivato dalla conversione dei bond subordinati.
Il titolo tratta volatile a Piazza Affari, mentre continua il lavorio sul piano B che significa salvataggio pubblico. Se non dovesse arrivare la proroga di una ventina di giorni alla scadenza per fare l’aumento di capitale, che la Bce ha fissato a fine 2016, o in ogni caso se Mps e advisor fiutassero che l’aria del mercato è troppo contraria, servirebbe un salvataggio pubblico.
Il decreto relativo, ricostruisce Repubblica in edicola, è ormai pronto e contiene anche altri nodi bancari da sciogliere: la riscrittura della riforma delle Popolari, congelata dal Consiglio di Stato e che tiene in bilico le trasformazioni in Spa di Pop Bari e Pop Sondrio in calendario nei prossimi giorni; le questioni fiscali legate ai crediti fiscali differiti; la ricapitalizzazione del Fondo di risoluzione.
Il solo capitolo del Monte dei Paschi è il più importante, anche politicamente: il premier uscente Matteo Renzi si è imposto nei mesi scorsi per evitare il passo dell’intervento pubblico, che ora rischia di diventare inevitabile. La via tecnica è la “ricapitalizzazione precauzionale” nell’ambito della direttiva europea sul bail-in: lo Stato subentra al consorzio di garanzia, si passa attraverso l’azzeramento dei bond subordinati ma con il ristoro della clientela retail esposta per circa 2 miliardi. In caso di rifiuto della Bce a dare più tempo all’ad Marco Morelli, già entro lunedì questa soluzione dovrà essere in campo per non destabilizzare i mercati che finora hanno reagito con la massima calma all’esito del voto.
FONTE: repubblica.it