Di Marco Stugi

 

Ci siamo: l’era Monti è iniziata.

La manovra è stata varata, pronta ad avvilire ancor di più le condizioni di un popolo, ridotto all’osso.
I provvedimenti incideranno per circa trenta miliardi di euro tra tagli sulla spesa pubblica e tasse. A pagarne maggiormente le conseguenze, come previsto, saranno i pensionati.

Il ministro Fornero piange e Carlo Bertani spiega bene quale sia il significato delle sue lacrime di coccodrillo, pregne di sensi colpa, avendo buttato al macello la classe più debole.

Oltre che ritardare il pensionamento di diversi anni, grazie all’innalzamento del versamento contributivo, 41/42 anni, (rispettivamente donne/uomini) si passerà dal 2012 al sistema pro-rata, imponendo a tutti il calcolo delle pensioni in base ai contributi versati.

Ciò vorrà dire che, oltre che ritardare il pensionamento, il mensile sarà più basso, non beneficiando più della quota retributiva che molti potevano conteggiare per il periodo precedente alla riforma Dini (1995).

L’età pensionabile, sarà progressivamente alzata: 63/64 per le donne entro il 2014 fino a equipararsi a quella degli uomini entro il 2016, probabilmente 67, unito come già detto, ad un maggiore versamento dei contributi.

Calcolando, che secondo gli ultimi rilevamenti del 2010, l’attesa di vita in Italia è di circa 80 anni per gli uomini e 85 per le donne, se non ci prende un colpo prima e soprattutto se arriveremo in condizioni accettabili alle soglie dei 70, ci rimarranno dieci dodici anni, per goderci i frutti di 40 anni di alienazione, salute permettendo.

Calcolando la precarietà lavorativa, inoltre, è difficile immaginare si possa raggiungere il traguardo con 41/43 anni di contribuzione, e, infatti, sono allo studio delle finestre mobili per l’uscita (ferma restando l’età pensionabile) secondo il versato, con il quale si calcolerà, cari i miei interinali, la vostra miseria.

I provvedimenti, che seguono in manovra, sono noti a tutti.
Reintroduzione ici, (prima casa) blocco dell’adeguamento al tasso d’inflazione delle pensioni, eccezione fatta (molto generosamente) per chi muore di fame con meno di 1000 euro il mese, innalzamento dell’Iva dal 21 al 23% in prima fascia, e di due punti in seconda dal 10% al 12%, colpendo pesantemente il comparto alimentare insieme con altri beni di prima necessità.

Le conseguenze sono facilmente prevedibili: azzeramento dei consumi, nuovi licenziamenti, recessione. Tutto questo, in nome di una moneta unica che ci ingabbia in un sistema destinato a esplodere, poiché impossibilitati a gestirla e schiavi di quei tassi che torneranno ad alzarsi, quando le nostre tasse avranno pagato parte di essi.

Mentre la Fornero piange, mostrando il “lato umano” del boia, Monti avverte che non ci sono scelte, se non vogliamo farci carico della vergogna di aver affossato l’euro.
Questo signorotto in giacca e cravatta, con quel suo perfetto aplomb, destinato a incantare un popolo dimesso, dovrebbe riflettere che la vergogna è insita in chi, lascia attraversare la strada, un vecchietto, al quale è stata tolta la segnaletica e il conforto delle strisce pedonali, finendo inesorabilmente sotto un camion, tra l’indifferenza della gente.

Che cosa voglio dire?
Dico, che molto furbescamente, si è iniziato dalla categoria più debole, quella che, alienata da 35/ 40 anni di lavoro non certo gratificante, investita dai problemi familiari, dei quali si deve far carico, essendo l’unica forma di welfare disponibile (mio suocero aspetta da dodici mesi di fare una protesi all’anca e in più mi aiuta economicamente), si trovano a pagare un pesante dazio, il quale certamente, non avranno la forza di contrastare, come “ovvio”, con moti di piazza.

Comunque, seppur in maniera diversa, saremo coinvolti tutti: ci sarà sicuramente un nuovo depauperamento dei servizi, iniziando proprio da quello sanitario al quale andranno 2,5 miliardi in meno cui le regioni dovranno far fronte. I carburanti aumenteranno per via dell’iva maggiorata e di conseguenza i trasporti pubblici e privati.
“Perequazione” questa era la parola d’ordine, invece nemmeno l’ombra dell’auspicata patrimoniale, o dell’aumento dell’irpef per le fasce alte.

In compenso però, Mario Monti si è autosospeso lo stipendio, concedendo quell’ atteso buon esempio che il popolo italiano, accoglierà con benemerenza, proprio mentre lui, se lo farà dare direttamente dalla Nomura o Jp Morgan .

Un piccolo fondo per le imprese e un primo sgravio Irap, sembra essere quanto di più strutturale ci sia nella manovra, nell’attesa di ridisegnare il welfare, come promesso da “Lady Crocodile” Fornero, attraverso l’introduzione di un reddito di cittadinanza.

Apriti cielo! udite, udite: “Reddito di Cittadinanza”, è tutto ancora allo studio ma Lady Crocodile dice che è farina del suo sacco e farà del tutto per portarlo in discussione.
Al solito prima le pene e poi le speranze, che spesso però, finiscono per rimanere tali.

Che cosa è il reddito di cittadinanza?
Partiamo da un dato certo: il 90% degli stati economicamente sviluppati nel mondo ha una forma di reddituolità fissa, o un salario minimo garantito,ed in Europa solo Italia e Grecia non prevedono nulla di simile.
Per citare alcuni esempi in Europa, la Norvegia concede un fisso di 500 euro mensile a tutti dai 15 anni di età, mentre in Francia, Germania, Gran Bretagna esiste un salario minimo, da percepire in sostituzione del mensile in caso di disoccupazione. In Austria in caso di mancanza di reddito, oltre a ricevere un sussidio, sono pagate anche le spese per luce e riscaldamento.
In Italia, cosa abbiamo? Cassa integrazione, mobilità, poi tutti a casa con una Family card in tasca (spiccioli).

Il reddito di cittadinanza, fu discusso già negli anni settanta, durante i moti studenteschi e costituisce una forma “alternativa” al welfare.
Tracce di questo dibattito sul web se ne possono trovare molte, da Auriti a Domenico De Simone (leggete un milione al mese a tutti).
In Italia se ne sono occupati in molti, ma la discussione non è stata mai seriamente presa in considerazione dai mezzi di comunicazione.

Nel 1998 il professore Andrea Fumagalli, docente di economia all’ università di Pavia e laureato alla Bocconi, il cui personale relatore fu proprio l’attuale Presidente del Consiglio ne descrisse attraverso dieci punti, pregi e difetti.

La moneta unica era alle porte e prevedendo l’imbrigliamento economico sistemico degli stati sovrani e una successiva pesantissima crisi del mercato del lavoro, spiegò il perché andava introdotto.
Il reddito di cittadinanza, avrebbe dovuto essere, un moderno e rivoluzionario metodo di ridistribuzione, attraverso il quale, avere la certezza di una redditività minima, il quale liberasse l’individuo dall’alienazione dell’obbligatorietà del lavoro e nello stesso tempo, una base solida per l’economia, pronta ad attingervi un minimo da far girare i motori del commercio.

Sistema tra i più democratici, il reddito di cittadinanza non ha colore e va corrisposto a tutti, indipendentemente dallo stato sociale, senza incidere sul sistema previdenziale, sostituendo unicamente il sostegno alla disoccupazione.

Perché non si è mai discusso di una tal eventualità?
Per troppo tempo l’economia è stata collegata alla grande distribuzione e alla facilità che essa ha avuto di generare beni di consumo, grazie alle nuove tecnologie che le aziende hanno adoperato per produrre in surplus.
La facilità produttiva ha permesso anche di squalificare la forza lavoro, che, di fatto, è divenuta mero supporto delle moderne tecnologie, le quali da sole erano già in grado di creare.
Concedere l’opportunità di ricevere una reddituolità fissa, avrebbe significato rinunciare a decidere sul potere salariale della gente e soprattutto cosa fargli comprare.

In un mercato che ogni anno, nel nome di un desueto Pil e di una finanza a dir poco allegra, brucia miliardi di euro, solo per produrre merce da buttare o creando credito fasullo con prodotti derivati, sarebbe stato facile trovare quei fondi necessari a realizzare il reddito di cittadinanza.
Una patrimoniale, per le grandi transazioni finanziarie (Tobin Tax), più un risparmio considerevole sul welfare (cassa integrazione o assegno di disoccupazione), unita a un risparmio su tutte le spese indotte da povertà (nutrizione, assistenza medica) avrebbe contribuito a costruire un nuovo sistema economico.

Questo sistema si sarebbe basato su uno scambio tra chi concedeva la sua opera umana apportando tranquillità al sistema (meno guerre e scontri sociali), in cambio di una minima spesa attraverso la quale sostenere l’economia, anch’essa dotata di una base monetaria significativa, utile alla ricerca di un suo naturale ammodernamento.

L’ Ocse ha pubblicato un nuovo studio in questi giorni, dal quale si evince che quell’1% ,che possiede maggiori risorse economiche, ha aumento negli ultimi anni il suo reddito di un 10%.

Come si può facilmente capire, l’economia per anni ha costituito unicamente la via per l’arricchimento delle Elite economiche e della sua sempre più ristretta cerchia di sodali, nell’attesa che, come pronosticato da Marx imploda, in un cerchio sempre più ristretto, dove gli interessi non saranno più scindibili.

Altra notizia è che le privatizzazioni eseguite in Italia, negli ultimi dieci anni sono state un vero e proprio Flop, eccezion fatta per i Farmaci, portando rincari insostenibili specie nel comparto assicurativo.

Conclusioni:

Come ovvio che sia, abbiamo bisogno oggi più che mai di un sistema alternativo di welfare, il reddito di cittadinanza è l’unica ancora di salvezza in un sistema economico, destinato a privarci di ogni servizio e assistenza, in nome del Dio denaro.
Mia personale impressione è che la sparata di Lady Crocodile sia solo un palliativo, destinato a far digerire la pillola amara dei provvedimenti attuati o che in alternativa, sarà proposto, in maniera forzatamente revisionista, magari solo sotto forma di salario minimo, sostituendo anche il sistema pensionistico, del quale deve essere assolutamente complementare, visto anche gli scarsi coefficienti.
Naturalmente si parla per ipotesi, intanto, il più grande furto di tutti i tempi, si sta attuando, nei confronti di una società depredata della sua dignità.
Vietato votare, esprimersi e spendere.
Chi può restituirci la dignità?
Rivolgiamo questa domanda a noi stessi, cerchiamo di avvicinarci a quei temi economici che ci hanno imbrigliati in questa situazione; lasciamo da parte il politichese di una sinistra- destra dalla cui dialettica oramai è impossibile ricevere qualcosa e iniziamo a guardare quelle nuove realtà, come quella mediorientale, dove un nuovo vento sembra spirare: Egitto, Marocco, Tunisia sono finalmente sulla strada di trovarsi una propria indipendenza.
Speriamo possano essere di esempio e auspicio per un futuro rinascimento in Europa, impossibile senza una forte presa di posizione da parte del popolo.

Fonte: L’Olandese Volante

Link: http://www.lolandesevolante.net/blog/2011/12/08/monti-la-manovra-lady-crocodile-e-il-reddito-di-cittadinanza/

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