«Ieri [17 maggio 2017, Ndr] in aula a Strasburgo, su iniziativa del gruppo ECR e dell’ottimo collega tedesco prof. Starbatty, si è dibattuto sui poteri della BCE, sulle sue prerogative e sul dogma dell’indipendenza della banca centrale. Ovviamente i rappresentanti dell’establishment hanno plaudito a Draghi e hanno difeso questo dogma anti-democratico. Io sono intervenuto a nome del mio gruppo, e nel poco tempo a disposizione ho cercato di smascherare questa criminale credenza che sta alla base della restaurazione liberista occorsa in Italia e in Europa a partire dalla fine degli anni ’70.

Il dogma della banca centrale indipendente è una delle più grandi truffe perpetrata dall’establishment ai danni dei cittadini. Non solo è un concetto incompatibile con la democrazia sostanziale (perché mai dovremmo lasciare un potere così immenso nelle mani di burocrati non eletti da nessuno e al riparo dal processo elettorale, per perseguire tra l’altro un obiettivo fasullo e senza senso come il folle contenimento dell’inflazione con uno strumento che ha poco a che fare con la dinamica dei prezzi?), ma è anche basato su un falso storico-scientifico. Ci hanno fatto credere che la politica monetaria non poteva più essere gestita dai politici, che volevano solo stampare moneta e finanziare a deficit le loro spese folli, ma doveva essere gestita da tecnici “al riparo dal processo elettorale” (Monti dixit), che essendo illuminati dal Divino, avrebbero contenuto l’inflazione smettendo di stampare moneta a piacimento.

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Questa è una grande truffa, perché la scienza e l’evidenza empirica (la BCE ha stampato migliaia di miliardi di euro e l’inflazione è rimasta al palo) hanno dimostrato che l’inflazione non dipende dalla moneta stampata, ma dalla domanda di beni, cioè dalla moneta spesa.

Quanto è costato questo scherzetto ai cittadini italiani? Con la separazione tra Bankitalia e Tesoro avvenuta nel 1981 il nostro debito pubblico è stato messo in mano ai mercati, i quali non sono un’entità astratta, ma operatori concreti che vogliono solo massimizzare il loro profitto; e caspita se lo hanno massimizzato!!

Hanno incassato lauti interessi sottoscrivendo il debito pubblico italiano, che dal 1981 è schizzato in rapporto al PIL, proprio a causa dell’aumento vertiginoso della spesa a servizio del debito. Questi maggiori interessi li abbiamo pagati noi cittadini, vedendo spazzati via i diritti e le tutele che la Costituzione ci garantiva: da lì inizia l’austerità, con la compressione della spesa pubblica e con in seguito i record di avanzi primari di bilancio. E con Maastricht e l’Eurozona, dove l’indipendenza della BCE e il divieto di finanziamento monetario dei deficit sono sanciti a lettere di fuoco nei Trattati, la situazione è solo che peggiorata. Ricordate le letterine di Draghi e Trichet al Governo per dirgli quello che doveva fare? Ricordate la Grecia e l’Irlanda? Questi sono solo alcuni esempi.

Ecco perché quando parlo di uscita dall’euro, dico che si tratta di un mezzo e non di un fine, di condizione necessaria ma non sufficiente: perché anche se usciamo dall’euro senza ripristinare alcune tutele fondamentali, il destino non sarà migliore di ora. E la riforma principe sarà per forza l’abolizione del dogma della banca centrale indipendente e il ripristino della possibilità di finanziamento monetario per i deficit di bilancio».

* Fonte: Marco Zanni

SULL’ARGOMENTO LEGGI IL COMPLOTTO DEL FRUTTIVENDOLO

Il complotto del fruttivendolo


Ne “Il Complotto del Fruttivendolo – Moneta e inflazione”, si affronta, con un approccio del tutto nuovo, il tema dell’aumento dei prezzi in relazione all’incremento dell’offerta di moneta. Uno dei motivi per cui non si vuole lasciare ai governi la possibilità di gestire la politica monetaria è quello dell’inflazione, per cui eccessi di moneta provocherebbero danni irreparabili. In realtà, non solo questa causa dell’inflazione non è mai stata dimostrata, ma furono accesi anche i dibattiti tra gli economisti che vedevano questa teoria come del tutto sbagliata.Oggi, la crisi dei debiti sovrani sta riproponendo lo “scontro” tra chi sostiene la validità di questa teoria e chi la considera del tutto fallace.
Il libro ripercorre brevemente la storia della Teoria Quantitativa della Moneta che ha portato a questo autentico dogma dell’economia moderna, le sue incongruenze e i suoi avversari, per sviluppare un nuovo pensiero, un nuovo approccio al problema, e arrivare a innovative conclusioni utili per quegli economisti che non hanno mai dato validità alla teoria, sconfessata dai dati statistici e dalla logica. Si arriva così al teorema della preesistenza dei valori nell’equazione di Fisher, decretandone in questo modo l’inapplicabilità per la determinazione di un legame tra la massa monetaria e l’inflazione.

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