Più il mondo vuole mangiare pesce, più la pesca aumenta e gli stock ittici sono sempre più vicini al collasso a causa della pesca intensiva e di reti illegali che oltre a catturare i pesci da pescare provocano la morte di altre creature marine.
Uno studio da poco pubblicato su Nature rivela che negli ultimi anni i livelli di cattura del pesce sono cresciuti del 50% rispetto alle stime precedenti della FAO.
Purtroppo la pesca intensiva sta portando alla riduzione della popolazione di squali, balenottere, delfini e razze che spesso finiscono intrappolati nelle reti dei pescherecci commerciali come ‘effetto collaterale’ della pesca intensiva.
Gli squali, ad esempio, si trovano già a rischio di estinzione, ma la loro presenza è fondamentale per l’equilibrio degli ecosistemi degli oceani. Di questo passo secondo gli esperti i nostri oceani potrebbero risultare completamente vuoti entro il 2025.
Un’altra specie in pericolo per via delle abitudini alimentari dell’umanità è il tonno.
Negli anni recenti la popolazione di tonno rosso, conosciuto anche come tonno pinna blu, ha subito un grave declino pari al 98%.

Fonte foto: National Public Radio
Il tonno rosso è un ingrediente popolare dei piatti a base di sushi e della cucina giapponese. Un rapporto pubblicato lo scorso anno dalla Environmental Justice Foundation ha dimostrato che la domanda per questo tipo di tonno, insieme ad altre specie ittiche utilizzate per il sushi, sta contribuendo al degrado degli ecosistemi marini della Tailandia che è il terzo maggior esportatore di prodotti ittici del mondo.

Gamberi e tonno sono gli alimenti più comuni importanti dalla Tailandia su richiesta degli Stati Uniti e di altri Paesi del mondo, compresa l’Europa. Chi consuma pesce dovrebbe fare sempre molta attenzione alla sua provenienza, perché la pesca commerciale sta avendo impatti sempre più negativi sugli oceani. Per di più la pesca dei gamberi in Tailandia è legata a un grave sfruttamento dei lavoratori. Secondo un recente rapporto di Greenpeace la maggior parte del pesce e dei gamberi utilizzato nel mondo per preparare sushi e sashimi proviene da Taiwan dove lo sfruttamento dei lavoratori e la pesca intensiva con gravi costi ambientali sono all’ordine del giorno.
L’idea è che gli oceani siano una vasta e interminabile risorsa di cibo ma in realtà non è così. Si tratta infatti di ecosistemi molto delicati che hanno bisogno di protezione.
Al sushi tradizionale esistono delle ottime alternative vegetariane e vegane, preparate con la frutta e la verdura, che ormai si trovano facilmente anche nei ristoranti giapponesi e che sono facili da preparare in casa. Per salvaguardare gli oceani e per proteggervi dalle intossicazioni che mangiare pesce poco sicuro può causare, assaggiate il Sushi Veg.
Marta Albè