Alexander Mercouris, The Duran 8/2/2017

L’ultimo combattimento nei pressi di Avdeevka in Ucraina, ripete la stessa tattica disastrosa che portò alla precedenti sconfitte dell’esercito ucraino, nei “calderoni” al confine con la Russia, a Ilovajsk, nell’aeroporto di Donetsk e a Debaltsevo.

Gli ultimi combattimenti presso e nella città ucraina di Avdeevka sono presentati come il prodotto della presunta nuova tattica ucraina dell”infiltrazione’, con cui le truppe ucraine s’inserirebbero di nascosto nella terra di nessuno, occupando gradualmente territorio e mettendo la milizia ucraina orientale in svantaggio. A mio parere ciò è sbagliato. L’ultima ‘infiltrazione tattica’ è semplicemente una variante delle stesse tattiche che gli ucraini hanno utilizzato in guerra: attaccare a testa bassa mettendo le truppe in una posizione insostenibile, comportando pesanti perdite per nulla, e in certi casi finendo nelle sacche, che la milizia chiama “calderoni”. L’uso del termine “calderone” (a volte tradotto come “caldaia”) descrive come funzionano queste sacche. Le truppe ucraine finite in questi “calderoni” vengono private di rifornimenti e rinforzi. Col tempo la posizione diventa insostenibile. La milizia non cerca di assaltare il “calderone”, ma invece la lascia lentamente ‘bollire’ finché la resistenza non crolla. Eventuali truppe ucraine ancora rimaste nel “calderone”, quando il collasso avviene, generalmente vengono scambiate con i prigionieri della milizia presi dagli ucraini. Le armi pesanti vengono abbandonate, carri armati, blindati e artiglieria, prese dalla milizia e sistemate nelle sue officine. Il Donbas è una grande area industriale in cui non mancano strumenti e competenze necessarie. Poi vengono riutilizzate dalla milizia, divenendo un esercito sempre più sofisticato. Una percentuale ignota, probabilmente molto grande, di armi pesanti che la milizia possiede ora probabilmente l’ha ottenuta così. Non altri che Poroshenko ammise, nel settembre 2014, che l’esercito ucraino perse allora il 65% dei blindati (vedi la mia discussione qui). E’ probabile che una buona percentuale di questi veicoli sia ora in servizio nella milizia.
I combattimenti in Ucraina, per la maggior parte del tempo, finora, sono statici, da guerra di trincea. Ogni volta che gli ucraini comunque tentano offensive su larga scala, quasi sempre finivano nei “calderoni”, frutto delle loro tattiche.
L’elenco delle più importanti “caldaie” (ve ne furono altre più piccole) comprende:

1) Il “calderone del sud”
Probabilmente il più importante e decisivo di tutti, anche se interamente ignorato dai media occidentali. Iniziò nel luglio del 2014 come conseguenza del tentativo ucraino di aggirare la milizia e isolarla dal confine russo. Il risultato fu che proprio una grande colonna blindata ucraina venisse isolata e immobilizzata al confine. Gli ucraini cercarono di rifornire tale facendo con aviolanci, ma con scarso effetto, perdendovi diversi aerei, cose per cui accusò l’Aeronautica russa. Senza entrare nei dettagli , va qui solo detto che l’MH17 fu abbattuto nel corso di questo combattimento. Il “calderone” finalmente crollò ai primi di agosto, fornendo alla milizia molte armi pesanti (tra cui blindati) poi usati nella controffensiva lanciato a fine agosto.

2) Ilovajsk
Ciò si ebbe a metà agosto 2014 come risultato del tentativo ucraino di dividere le due roccaforti delle milizie di Donetsk e Lugansk. Una grande forza ucraina avanzò su Ilovajsk solo per essere rapidamente circondata. Le perdite ucraine in questo “calderone” furono eccezionalmente pesanti, ma furono limitati dall’appello del Presidente Putin alla milizia di consentirgli di ritirarsi. Gli ucraini accusano della sconfitta ad Ilovajsk l’intervento dell’esercito russo, divenuto articolo di fede in Ucraina e tra i sostenitori del regime ucraino in occidente. Ilovajsk è spesso citata come la battaglia decisiva che sconfisse la campagna militare dell’Ucraina nel Donbas nell’estate del 2014, che fino a quel momento sarebbe andata bene. Alcuna di tali affermazioni va accettata, anche se in occidente lo sono sempre. La realtà è che al momento della battaglia di Ilovajsk, l’offensiva ucraina lanciata per sopprimere il Donbas, il 1 luglio 2014, era già in grave difficoltà, con la sconfitta nel “calderone del sud” e con le truppe ucraine sempre più impantanate ed incapaci di avanzare contro le forti difese della milizia a Donetsk e Lugansk. Lungi dall’essere una sconfitta inattesa causata dall’intervento russo in una campagna finora riuscita, l’avanzata su Ilovajsk sembrava più l’ultimo disperato tentativo di salvare una campagna già fallita. Sulle pretese dell’intervento militare russo nella battaglia, le “prove”di ciò non sono per nulla chiare, come si dice. L’eccessiva enfasi data da ucraini e sostenitori occidentali alla sconfitta ucraina ad Ilovajsk, incolpandone i russi, senza dubbio lo si spiega col desiderio di nascondere la portata della precedente sconfitta nascosta dagli ucraini nella campagna estiva, tra l’altro riuscendoci creando la menzogna della sconfitta decisiva ad agosto inflitta dalla Russia, che avrebbe fermato una campagna finora riuscita.

3) Aeroporto di Donetsk
Il cessate il fuoco temporaneo concordato tra ucraini e milizia a Minsk, nel settembre 2014, lasciò agli ucraini in controllo dell’aeroporto di Donetsk. La sconfitta ucraina dell’agosto 2014 lasciò le truppe ucraine nell’aeroporto in una posizione insostenibile. Tuttavia, nonostante ciò e i suggerimenti di certuni in Ucraina, che le truppe ucraine nell’aeroporto venissero ritirate in posizioni più difendibili, la milizia affermò che il protocollo di Minsk del settembre 2014, imponeva che il controllo dell’aeroporto passasse a loro, ma la dirigenza ucraina ordinò alla sue truppe di trincerarvisi rinforzandole con le migliori forze speciali ucraine, la cui bravura veniva elogiata dai media ucraini, chiamandole “cyborg”. Era tipico dell’approccio della dirigenza ucraina nel conflitto. Si persisteva nel rifiuto di rinunciare a un centimetro di territorio, sebbene indifendibile, con un atteggiamento che più volte condannò le truppe ucraine alle peggiori sconfitte e perdite. Il risultato fu che per tutto autunno 2014 e inizio inverno 2015, nonostante il presunto cessate il fuoco, i combattimenti nell’aeroporto di Donetsk continuarono senza sosta finché la resistenza ucraina crollò nel gennaio 2015, dopo che centinaia delle migliori truppe ucraine furono eliminate e centinaia di altre catturate. Come nella battaglia di Ilovajsk, gli ucraini accusarono della sconfitta nell’aeroporto di Donetsk i russi, mentre Poroshenko fece la fantastica affermazione che non meno di 9000 soldati russi vi parteciparono (numero necessario per sconfiggere i “cyborg”). In realtà la sconfitta ucraina all’aeroporto di Donetsk fu il risultato dell’insistenza della dirigenza ucraina a che le sue truppe fossero in una posizione indifendibile, anche molto dopo che ciò era apparso evidente.

4) Debaltsevo
Debaltsevo è un importante centro e snodo catturato dall’esercito ucraino nella campagna estiva del 2014. Il cessate il fuoco nel settembre 2014 la lasciò in mani ucraine, ma circondata su tre lati dai territori controllati dalla milizia. Nel gennaio 2015, dopo l’attacco ucraino coincidente con la battaglia dell’aeroporto di Donetsk, la controffensiva della milizia accerchiò le truppe ucraine, il presunto ‘nucleo’ dell’esercito ucraino le cui dimensioni, secondo alcuni rapporti, erano non meno di 8000 uomini (alcuni rapporti indicavano cifre più elevate). Il “calderone” di Debaltsevo suscitò il panico tra i sostenitori dell’Ucraina in occidente, preoccupati che il grosso dell’esercito ucraino vi venisse distrutto. Ciò portò a un giro frenetico di negoziati capeggiato da Angela Merkel, che volò a Mosca per colloqui privati con il Presidente Putin, portando ad ulteriori colloqui a Minsk che, alla fine, diedero luogo all’accordo del febbraio 2015. Durante i negoziati a Minsk, Merkel e Hollande scoprirono che l’intransigenza dalla dirigenza ucraina nel rifiutarsi di affrontare la realtà e ritirarsi dalla posizione insostenibile a Debaltsevo, era una caratteristica della guerra ucraina. Non solo Poroshenko rifiutò la richiesta di ordinare la ritirata delle sue truppe da Debaltsevo, rifiutò anche di ammettere che erano intrappolate. Così ne descrissi il comportamento in un articolo per Sputnik. “La negazione ha raggiunto livelli farseschi durante i negoziati a Minsk. La metà delle 16 ore di negoziati fu spesa tentando di fare ammettere l’ovvio a Poroshenko, che le sue truppe a Debaltsevo erano circondate. Poroshenko si rifiutò, rifiutando anche di ordinare alle sue truppe di ritirarsi e ogni offerta data da altri per organizzarla. Non vi era alcuna logica dietro tale negazione della realtà. Alcun obiettivo militare fu raggiunto continuando a difendere Debaltsevo, quando la sua cattura da parte della milizia era imminente. Come comandante in capo Poroshenko doveva concordare per i suoi uomini i termini della ritirata, quando era chiaro che il loro sacrificio era vano. In precedenza, il comandante della milizia Strelkov ritirò i suoi uomini da Slavjansk quando fu chiaro che era indifendibile e che non c’era alcun obiettivo per cui sacrificare la vita dei suoi uomini. Questo è il dazio dovuto da ogni comandante ai propri uomini. Poroshenko fallì in questo suo compito. Il risultato furono decine di soldati ucraini (migliaia secondo alcune stime) che potrebbero essere vivi e sono ormai morti”.
Nel caso in cui le truppe ucraine finalmente si ritirarono da Debaltsevo dopo aver subito pesanti perdite, e in disordine senza attendere gli ordini di Poroshenko, dopo di che assurdamente sostenne che fu una “vittoria”. Come ho già scritto, i rapporti sui combattimenti ad Avdeevka suggeriscono che nulla è stato appreso da tali disastri continui. La dirigenza ucraina continua ad ordinare ai suoi uomini di occupare territorio indifendibile. Le ‘tattiche d’infiltrazione’ ucraine ad Avdeevka non hanno portato ad alcun cambiamento significativo nella situazione militare. Ciò che hanno ottenuto è stato esporre le truppe ucraine al tiro dell’artiglieria pesante delle milizie, causando pesanti perdite e minacciandone l’accerchiamento con un altro “calderone”. Realisticamente, proprio come la pace in Ucraina è impossibile, finché l’attuale regime resta al potere, così un cambiamento della tattica è improbabile, se le stesse persone restano in carica. Gli ucraini nel frattempo la pagano.Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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