Giuseppe Paccione

Ma solo oggi l’UE si ricorda che esistono dei cittadini in carne ed ossa?

Ormai i festeggiamenti del Trattato di Roma sono terminati, dove i 27 Stati membri del Consiglio europeo, rappresentati dai Capi di Stato e di governo, si sono incontrati nella città eterna, cioè a dire Roma, per ricordare che sessant’anni sono trascorsi da quando il 25 marzo 1957 si decise la nascita della CEE (Comunità Economica Europea), che oggi è divenuta Unione Europea.

Ma cosa è uscito dalla montagna che possiamo chiamare Unione Europea che ha partorito un topolino, vale a dire la Dichiarazione firmata dagli Stati membri, il 25 marzo 2017, dai Presidenti della Commissione e del Parlamento UE e dal Presidente di turno UE, in cui non si fa altro che enunciare il bisogno di rafforzare la stessa UE e che dovrebbe essere in grado di far fronte ai problemi dei cittadini europei che sono stati messi ai margini, in questi ultimi anni, riportando il principio solidaristico al centro. Usando il condizionale, questo nuovo documento starebbe a indicare che sia necessario dare una svolta rispetto all’odierna situazione. Mi chiedo, solo oggi l’UE si ricorda che esistono dei cittadini in carne ed ossa?

Ha trascinato molti Paesi soprattutto dell’area mediterranea con l’austerity e con rigide regole (mi riferisco al Fiscal Compact, al Meccanismo europeo di stabilità, alla moneta unica, ecc.), come il nostro Paese, ad appiattarsi, sul piano economico, dove molte aziende hanno chiuso causando un’emorragia di disoccupati, molti giovani che sono costretti a emigrare perché non trovano lavoro, i pensionati che vivono con una misera pensione e non riescono ad arrivare alla fine del mese, il problema migratorio che non si arresta e che si riversa solo in Italia, a causa dell’inerzia di alcuni Stati che, pur essendo membri dell’UE, fanno finta di nulla, fregandosene del c.d. principio di solidarietà enunciato, guarda caso, proprio nel Trattato sul Funzionamento dell’UE, il c.d. Trattato di Lisbona, che gli Stati stessi hanno sottoscritto, ma che non rispettano. Alla faccia della ben nota regola pacta sunt servanda (i trattati vanno rispettati e onorati), non applicata proprio da quegli Stati come la Germania, l’Austria, la Francia, ecc, che se ne infischiano, loro che sono economicamente forti, dell’Italia, della Grecia, del Portogallo, e così via.

Leggendo il testo della Dichiarazione, ci si accorge che tra gli obiettivi primari dell’UE si sottolinea la costruzione effettiva di un’Europa sociale con al centro la solidarietà e il suo ruolo rafforzato sullo scacchiere internazionale. Nel testo si parla anche di un’Europa sicura in cui tutti i cittadini si sentano sicuri e possano spostarsi liberamente, dove le frontiere esterne siano protette, con una politica migratoria efficace, ecc.; di un’Europa prospera e sostenibile, che generi crescita e occupazione — sino a prova contraria nel mio Paese noto che sta avvenendo il contrario: decrescita e disoccupazione; di un’Europa sociale, che favorisca la crescita sostenibile, il progresso economico e sociale, che lotti contro la disoccupazione, la povertà, ecc.; contrariamente, se oggi vi è un alto indice di disoccupazione e povertà la colpa è solamente di questa UE che non è stata in grado di salvaguardare il benessere del cittadino europeo e che lo ha portato con le sue politiche economiche verso il vicolo cieco della miseria e della disperazione.

I popoli sono stanchi di un’UE burocratica che pensa solo a stabilire quanto deve essere lungo il fagiolino o quanto latte deve produrre la mucca italiana o che uno Stato sovrano e indipendente debba restare condizionato dal c.d. patto di stabilità dove un sindaco non può mettere dei proventi a favore delle fasce più deboli, ecc. Su quest’ultimo punto, faccio ricadere la responsabilità sul governo che ha firmato alcuni accordi scellerati che ci hanno portato a questa situazione grave.

Ora l’UE si ricorda di intervenire per evitare che venga travolta dallo tsunami dei populisti? Ora manifesta il bisogno di applicare il principio di solidarietà? Ora si ricorda del problema migratorio? Ora si accorge dell’elevata disoccupazione, soprattutto giovanile? Ora si ricorda della sicurezza alle frontiere e della lotta al terrorismo? Ora avverte il disagio che ha provocato l’euro impoverendo molte famiglie? Ed ecco partorito questo strano documento che, a mio parere resta carta straccia, visto che proprio alcuni Stati hanno deciso di disattenderlo — i c.d. Stati del gruppo Visegrád (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca, con l’aggiunta dell’Austria) — e che resta soltanto un mero specchietto per le allodole.

In conclusione, credo che due sono le strade o l’UE chiuda i battenti o cambi realmente la situazione in cui ha portato i popoli alla miseria, altrimenti credo che ogni Stato, attualmente parte dell’UE, debba intraprendere l’iniziativa di abbandonare quest’organizzazione internazionale, a carattere regionale, che ormai fa acqua da tutte le parti. BREXIT DOCET!

Sputniknews

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