L’Eldorado di Marine Le Pen è la sinistra francese. Quella sinistra che ha votato entusiasta Mélenchon, che rifiuta di sostenere il liberismo di Emmanuel Macron e che ha ancora paura di votare la candidata del Front National, Marine Le Pen. È a questa sinistra che Marine Le Pen si rivolge in questi ultimi giorni di campagna elettorale, per riuscire a strappare un successo che sembra sempre più difficile, ma ancora non impossibile. Alla sinistra radicale e all’elettorato cattolico più conservatore. Due campi molto diversi in cui è difficile trovare un equilibrio senza scadere nel populismo per accontentare entrambi i fronti.

Per farlo, Marine ha deciso di intraprendere una strada complicata ma che potrebbe darle grandi soddisfazioni. Innanzitutto, la sua decisione di non essere più leader del Front National è un messaggio rivolto a tutta la Francia. Con quel gesto, si è voluto affermare quel distacco tra la presidenza e il partito. La corsa all’Eliseo è per governare la Francia, non è una vittoria di un partito, e con questa scelta, Marine Le Pen ha voluto rendere evidente questo concetto. Una mossa propagandistica? Sicuramente. Ma del resto, per vincere bisogna usare ogni colpo in canna.

Marine Le Pen ha deciso di impostare la propria campagna per il ballottaggio cercando in ogni modo di pescare a sinistra. Consapevole che a destra, almeno per quanto riguarda Front National e galassia euroscettica, il voto lo ha assicurato, il problema resta il mondo di sinistra che non sopporta la scelta di Macron. Per questo motivo, Le Pen ha iniziato a definirsi una sorta di paladina contro i poteri forti. Si dichiara nemica dell’alta finanza, alleata del popolo francese contro il denaro “insensibile”, e promette un impegno serio per i diritti dei lavoratori, dei pensionati e per il rafforzamento del sistema sociale francese. Quel sociale, che invece Macron vuole tagliare per puntare tutto su liberalizzazioni e liberismo nel solco dell’Europa.

È così che Marine Le Pen va nelle fabbriche, nelle banlieue, negli allevamenti, tra i pescatori e tra gli operai. Lì, in quel mondo profondamente disilluso e reso più povero dalla crisi e dalle politiche di Hollande e dei governi socialisti, Le Pen vuole ricordare agli elettori che lei non è Macron. Che Macron era al governo con i socialisti, che è lui ad aver lavorato da Rothschild, che è lui ad essere quello che vuole legare la Francia all’Unione Europea. Marine Le Pen vuole presentarsi come l’altra parte, la parte che sa cosa sia il popolo francese e che vive a contatto con la realtà, non con l’alta finanza e i soldi virtuali. Ed è anche per questo motivo che quasi la metà degli operai francesi ha votato Le Pen: perché oggi vedono nella destra il muro contro il liberismo, e non più nella sinistra radicale né tantomeno lo vedranno nel moderatismo di Macron.

Questa volontà di ergersi come leader di tutta la Francia e non più emblema del Front National è diventata palese anche ieri grazie alla sua assenza dallo storico incontro che il primo maggio il Front National organizza sotto la statua di Giovanna d’Arco a Parigi. C’era il padre, Jean-Marie, e con lui, poche altre decine, forse qualche centinaio di persone. Non c’era nessuno della gerarchia del FN. I più alti delegati del partito sono stati diffidati da Marine Le Pen dall’andare al meeting sotto la statua equestre della patrona di Francia.

Ed è forse proprio quest’immagine a dare ancora di più il senso di cosa significhi il cambiamento di Marine Le Pen per la cultura del sovranismo francese. Da una parte, l’immagine del vecchio leader del Front National che parla a poche persone sotto la statua della Santa di Francia, onorando la storia del partito e del tradizionalismo francese. Dall’altra parte, la figlia Marine, lanciata nel turbinio elettorale, cercando di attrarre il voto di coloro che per decenni hanno rappresentato lo scoglio più grande per l’ascesa al potere della destra francese. Una guerra fra vecchio e nuovo che potrebbe pesare, ancora una volta, sui destini della famiglia Le Pen, e che sembra dover condannare nuovamente un loro rappresentante a perdere il ballottaggio. Marine sta facendo di tutto per scrollarsi di dosso l’etichetta di ultradestra. Ma c’è ancora una stria che pesa, e un voto di sinistra che è difficile da conquistare.

Gli Occhi della Guerra

 

Commenta su Facebook