E’ vero, tante persone si sono suicidate con l’avvento della crisi economica, ma molte altre sono riuscite a trovare la loro strada.
Volgarmente detto:
Io per esempio, grazie al tempo libero dato dalla disoccupazione, ho cominciato a scrivere libri e prendere coscienza di questa situazione che fino a ieri non comprendevo, come molte altre cose del resto. Non sto dicendo che scrivere mi stia facendo restare a galla, anzi, mi ritrovo ancora costretto a elemosinare lavori che detesto, da bravo schiavo quale sono, ma almeno ho trovato il tempo per fare qualcosa che mi piace e che mi dia soddisfazione personale e penso che ognuno di voi dovrebbe sfruttare l’opportunità che la disoccupazione offre, che è quella di mettersi in gioco e sfruttare le proprie potenzialità per raggiungere uno scopo.
Altro lato positivo della disoccupazione è di avere tempo a disposizione per pensare, per esempio vai al supermercato con i soldi contati, vedi una maglia che ti piace e pensi subito: “Se avessi i soldi la comprerei”, poi però pensi che a casa di maglie simili a quella ne hai pieno l’armadio e che in fondo quell’acquisto sarebbe solo un altro capriccio e ci rinunci.
Avere a disposizione un salario fisso ogni mese invece, porta il lavoratore a spendere costantemente i suoi soldi, avere un lavoro fisso porta inevitabilmente il lavoratore a diventare un feroce consumatore, al contrario, la disoccupazione porta a un consumo più moderato e consapevole, ma soprattutto porta a riscoprire l’autoproduzione di cui vi parlerò più avanti.
Perché la gente sente costantemente il bisogno di acquistare merci?
Perché interiormente si sente insoddisfatta, percepisce che le manca qualcosa, ma non sa cosa e allora tenta di riempire quel vuoto acquistando merci.
L’atto di spendere i nostri soldi ci fa sentire in qualche modo potenti perché tutta la nostra cultura è stata progettata sull’apparenza, ma tutto questo apparire, tutti questi sforzi per restare a passo con i tempi e con le mode, non fa altro che renderci stanchi, quello che facciamo in realtà è solo combattere la noia che proviamo, e togliendoci il tempo di pensare con la strategia delle otto ore lavorative giornaliere, fanno in modo che non arriviamo mai a darci delle risposte.
La soluzione non sta nell’acquistare merci, ma nel limitarne drasticamente l’acquisto, a favore di attività che ci possono regalare soddisfazione pur non avendo nulla a che fare con il denaro, come fare lunghe passeggiate ristoratrici, osservare il sole, la luna e le stelle, fare lunghe conversazioni con gli sconosciuti, imparare storie nuove, leggere un libro o semplicemente vagare nei labirinti della propria mente.
Disoccupazione non deve significare solo paura, angosce e sensi di colpa, ma anche la possibilità di riscoprire le cose semplici della vita, passare più tempo con se stessi dev’essere un’occasione per evolvere, per sviluppare le proprie potenzialità e per comprendere cosa si vuole davvero dalla vita.
Daniele Reale
Testo estratto dal mio libro “Di Riposo non è mai morto nessuno.”