62%. È la percentuale di riduzione del costo dell’energia solare, dal 2009 al 2016. Una diminuzione che continuerà, e cambierà il mondo dell’energia
Certo, le energie rinnovabili coprono ancora -purtroppo- una piccola frazione dell’energia consumata a livello mondiale, ma l’importante è la tendenza: per dirla in termini matematici, non il valore assoluto, ma la derivata. Le riduzioni dei costi attese entro il 2025, ormai fra solo 8 anni, sono di un ulteriore 40-60%. Gli impianti solari ed eolici saranno allora più competitivi delle centrali a carbone e dei cicli combinati a gas. Il motivo principale è che la ricerca tecnologica ha migliorato l’efficienza, e questo combinato con l’aumento delle installazioni ha permesso di ridurre i costi. La “curva di apprendimento” (come viene chiamata dai tecnologi il legame fra aumento dell’uso di una tecnologia e la riduzione dei costi) di queste energie rinnovabili è più interessante di quella di altre tecnologie rinnovabili, o delle energie basate sui combustibili fossili, per non dire del nucleare. Certo, anche produrre miliardi di kilowattora con il sole e con il vento ha degli impatti ambientali, ma possono essere gestiti, in larga parte minimizzati. Ci sono molti tetti o zone inutilizzate, incolte e aride in cui si possono installare i pannelli fotovoltaici, non è indispensabile usare i terreni agricoli; e non è obbligatorio installare le pale eoliche nei paesaggi più pregiati, ci sono altre zone. Ma la differenza radicale è che produrre energia con queste tecnologie non lascia nell’atmosfera per i prossimi millenni uno scarto persistente e climalterante come il biossido di carbonio, CO2. L’unico vero problema dell’energia solare e del vento è che sono intermittenti, non continue…