Lei come ha conosciuto Edordo Agnelli e che tipo di rapporto esisteva tra voi, Di lavoro o di amicizia?

Io l’ho conosciuto nel 1987-88 in un’assemblea della famiglia Agnelli in cui si discuteva del controllo della società. Io portai degli elementi che lui non conosceva sul fatto che il controllo della società stesse cambiando. Stavano costituendo delle società per, probabilmente, escludere Edoardo dalla successione. A quel punto lui volle conoscermi meglio, mi vide documentato, volle i documenti e lì cominciò la nostra amicizia. Mi chiede come posso definire Edoardo, ed io direi che è uno delle persone più trasparenti e corrette che ho conosciuto nella mia vita. Lui sentiva il dovere di distribuire attraverso azioni sociali, facendo del bene alla gente ed occupandosi dei meno fortunati; questi erano i grandi privilegi che gli erano arrivati per nascita. Quindi lui si è sempre occupato dei deboli, delle persone sofferenti ed ha sempre voluto cercare di trasmettere questa sua grande fortuna e questo suo grande privilegio agli altri che invece non avevano avuto la stessa fortuna. Io lo definirei una persona generosa, disponibile e semplice.

Lei era al corrente della sua conversione all’Islam?

Io ne ho sentito parlare da lui a grandi linee. I nostri ragionamenti erano prevalentemente sui temi economici ed anche di politica internazionale. So che lui aveva “eletto” la nazione iraniana e la Repubblica iraniana come suo secondo paese di adozione. Nel senso che lui in Italia non si sentiva sicuro, aveva paura di essere ucciso e tutte le volte che questa paura diventava più pressante scappava in Iran per essere protetto. Però i suoi rapporti con gli Usa erano pessimi, in particolare lui aveva continue scaramucce, discussioni con Henry Kissinger. Come tutti sappiamo si tratta di un personaggio molto importante nella storia degli Stati Uniti. Edoardo è nato negli Stati Uniti, ma la sua seconda patria dopo l’Italia, era l’Iran. Dal punto di vista religioso diciamo che io ho percepito che lui avesse un’attrazione nei confronti dell’Islam ma non ha mai rinunciato ai rapporti con il Papa Giovanni Paolo II. Aveva dei rapporti anche con il Cardinale di Torino, ed anch’io in alcune occasioni feci in modo che lui avesse dei rapporti. Io non so quando questa conversione sia avvenuta ma posso dire con certezza che più di una volta siamo andati insieme nelle chiese cattoliche per delle funzioni particolari come quella della Pasqua.

Il 31 Marzo del 2008 nell’assemblea Fiat, Lei si è espresso così: “Edoardo Agnelli è stato suicidato ed io considero co-responsabile la vigilanza Fiat per un’omessa vigilanza. Lei conferma tutto ciò?

Certo, in quanto io considero impossibile per chiunque entrare in casa Agnelli, essendo un posto tutelato dalla sicurezza privata, dal personale armato e dalla polizia privata della Fiat . Io considero impossibile il suicidio ed ovviamente ho pensato a che cosa potesse essere successo. Io considero impossibile il suicidio perché Edoardo non si sarebbe mai suicidato e se l’avesse fatto, avrebbe scritto qualche cosa che lo giustificasse. Per di più avevamo in quel periodo l’intenzione di occuparci di tre fatti: il primo era la sua successione. Volevano proporgli una estromissione in cambio di soldi ed io gli ho consigliato di non accettare, quello che poi è avvenuto a Margherita Agnelli, che adesso ha impugnato attraverso un processo presso il tribunale di Torino. Il secondo tema era che il padre adottasse John Elkann, cambiandogli il cognome da Elkann in Agnelli e lui era al contrario. Ed il terzo la sostituzione dell’amministratore delegato della Fiat, che allora era Cantarella, con un certo Quadrino che era stato dirigente Fiat, direttore Fiat ed attualmente amministratore delegato della AM. Avevamo degli accordi per incontrare il padre per discutere di questa storia della successione ed io so che in quel momento a tutto pensava, sicuramente al suo futuro, ma non certo a suicidarsi. Per di più io essendo in possesso del dossier, ho scritto ben 16 pagine di controdeduzioni sul suicidio che ho mandato alla procura generale, al Consiglio Superiore della quel momento a tutto pensava, sicuramente al suo futuro, ma non certo a suicidarsi. Per di più io essendo in possesso del dossier, ho scritto ben 16 pagine di controdeduzioni sul suicidio che ho mandato alla procura generale, al Consiglio Superiore della Magistratura e tra queste posso elencare che a 155 Km, la velocità con cui si sarebbe impattato al suolo, lui non avrebbe avuto le lievi conseguenze constatate dai medici. I medici non hanno neanche controllato se era lui, in quanto pur essendo alto 1,90 e pesasse 120 chili hanno detto che pesava 75 chili ed era alto 1,75. Quindi la negligenza nella perizia medica, negligenza in tutta una serie di esami che non sono stati fatti. Ad esempio nel palmo della mano è stata trovata della terra. Era impossibile che cadendo da 155 km lui riuscisse a raccogliere la terra di dove è caduto. Evidentemente questa terra poteva non essere stata di quel posto. Nessuno ha analizzato la terra e la provenienza. A questo punto io ho pensato cosa potesse essere successo e mi sono immaginato una possibile ipotesi, non provata, dinamica. Qualcuno è entrato in casa e quindi la sorveglianza poteva aver permesso questo ingresso, l’ha prelevato dal suo letto, l’ha vestito alla bene medio, ci deve essere stata una colluttazione oppure lui è stato lanciato giù da casa sua. Sono tre metri, c’è un piccolo terrazzo, da cui uno può essere lanciato. A quel punto, sempre ipoteticamente, potrebbe essere stato caricato sulla sua automobile. La sua automobile è andata sotto il cavalcavia, lo hanno scaricato. Possono avere preso un masso, possono avergli fracassato la testa. Il masso potrebbe essere stato buttato nel fiume per non lasciare prove e poi l’automobile è stata portata sul cavalcavia, dopo aver contato attraverso i sobbalzi il pilastro sotto al quale lui è stato abbandonato. I moventi possono essere più di uno. Primo, dava fastidio che Edoardo si occupasse della Fiat attraverso la successione legittima, in quanto era in contro tendenza rispetto alle indicazioni che potevano arrivare da parte dell’esterno. Sicuramente è stato suicidato, sicuramente da un gruppo di professionisti che hanno potuto farlo. Sicuramente questa cosa non può essere avvenuta casualmente e senza nessun tipo di copertura. Sicuramente lui era contrario a rapporti fra Fiat e Russia. Sicuramente osteggiava questi rapporti che un suo parente, suo cognato – marito di Margherita Agnelli, che è un nobile, un principe russo – teneva. Sicuramente Edoardo è sempre stato amico di Gorbachov, contrario a Yeltsin ed a tutta la sua successione. Traete voi le conclusioni.

Giuseppe Puppo – “Ottanta metri di mistero. La tragica morte di Edoardo Agnelli” pref. di Ferdinando Imposimato, Koinè Nuove Edizioni, 2009

Sulla tragica vicenda di Edoardo è stato pubblicato in Italia un libro dal titolo “Ottanta metri di mistero. La tragica morte di Edoardo Agnelli“ .

L’autore, Giuseppe Puppo è un bravo giornalista che con l’ausilio di interviste e testimonianze inedite conduce una inchiesta, rigorosa ed obiettiva, per tentare di chiarire i molti dubbi che caratterizzano questo caso. Otto anni di silenzio e indifferenza sono infatti calati sulla morte di Edoardo, divenuta un mistero oscuro ed inquietante.

L’autore infatti dichiara: «Mi tornarono alla mente le voci, gli articoli, le illazioni fatte al tempo della morte di Edoardo, quello che riportarono certi siti internet, il suicidio misterioso, la lotta di potere, l’esclusione del figlio da ogni ruolo. Per sei mesi ho raccolto testimonianze di amici, parenti, altre figure per riscrivere i fatti di quel giorno, il quindici di novembre dell’anno duemila. Mi sono chiesto: come mai per la morte di lady Diana sono stati scritti mille articoli, trenta libri e svolte due inchieste una in Inghilterra, un’altra in Francia mentre per Edoardo il caso si è chiuso in quarantotto ore».

La prefazione del libro è scritta da Ferdinando Imposimato, magistrato in passato titolare di importanti indagini sul terrorismo e i “misteri italiani”, e conferisce al libro-inchiesta di Puppo un ulteriore valore.

Molte le zone d’ombra sulle quali il testo cerca di fare luce. Non crede assolutamente al suicidio Marco Bava, analista finanziario e amico di Edoardo, intervistato dall‘ autore. Bava, dal giorno della morte, ha sempre cercato la verità su quanto accade in quei tragici momenti. Non si può capire, sostiene egli, la morte di Edoardo se non inquadrandola nel contesto degli affari finanziari della famiglia. Interessanti anche le altre interviste, come quella al medico legale che prende le distanze dalla vicenda e scarica ogni responsabilità del certificato di morte sul suo superiore gerarchico.

Il medico del 118, accorso per primo sul posto, invece preferisce non rispondere alle domande di Puppo. Difficili da spiegare le tracce di terriccio tra le mani del giovane Agnelli, per chi era piombato da un’altezza di 90 metri, così come i mocassini ancora ai piedi. Molte le incongruenze e le stranezze individuate dall’autore: l’assenza delle guardie del corpo di Edoardo Agnelli; l’intervallo di due ore tra l’uscita di casa e l’arrivo sul viadotto di Fossano; le telecamere di casa Agnelli, le cui immagini non sono state mai viste; il traffico telefonico sui due cellulari; la totale assenza di testimoni lungo un tratto stradale che registra il passaggio, a quell’ora, di almeno otto vetture al minuto; l’assenza di impronte digitali sull’auto; la sepoltura affrettata; l’esame autoptico mancante. In questo quadro, l’autore del libro, in modo obiettivo ed equilibrato, documenta i rapporti tra Edoardo e una parte della famiglia: relazioni conflittuali , come quando Edoardo rifiutò di cedere un mese prima della morte, in cambio di una liquidazione, i diritti sulla società finanziaria che controllava l’impero degli Agnelli e denunciò pubblicamente il “tentativo di estromissione radicale dalla Fiat” e l’intenzione del padre di voler dare ai figli di Margherita, John e Lapo Elkann, il cognome degli Agnelli.

Ai contrasti originati da questioni ereditarie interne alla famiglia si aggiunsero le implicazioni politiche e religiose legate alla conversione di Edoardo all’Islam. Una scelta quest’ultima poco apprezzata, se non temuta, da componenti familiari legate ad ambienti internazionali particolarmente ostili al mondo musulmano….

Da: Associazione islamica Imam Mahdi (AS)

Edoardo Agnelli

Imprenditore italiano ?[ 9/6/1954 – 15/11/2000 ]

La mattina del 15 novembre 2000 il corpo di Edoardo Agnelli senza vita venne trovato ai piedi di un viadotto autostradale della Torino-Savona, nei pressi di Fossano. La sua auto, con il motore ancora acceso, era parcheggiata a lato della carreggiata del viadotto. Venne ipotizzato un presunto suicidio, ma molti aspetti della vicenda restano oscuri e controversi. Le indagini sulla sua morte furono archiviate in modo frettoloso e, inspiegabilmente, si provvide alla tumulazione senza eseguire l’autopsia. E’ sepolto a Villar Perosa, in provincia di Torino, nella tomba di famiglia.

Con la sua morte, l’ingente patrimonio, costituito dalla Fiat e da aziende e società multinazionali collegate, che spettava a lui amministrare in quanto primogenito, è finito nella disponibilità degli Elkann, la famiglia del primo marito della sorella. Su questa tragica vicenda venne realizzato un film-documentario dal titolo Edoardo, la cui visione in Italia è ancora oggi impedita. La troupe iraniana che filmava alcune scene in Italia venne fermata, maltrattata ed espulsa senza spiegazioni. Il 15 novembre 2005, una piazza della città di Khomein in Iran, luogo di nascita dell’Imam Khomeini, veniva intitolata a Edoardo Agnelli, in qualità di martire dell’Islam, dal consiglio comunale. Edoardo Agnelli è una personalità conosciuta e rispettata in Iran, dove è stata stampata anche una sua biografia, e dove la versione ufficiale della sua morte è stata seriamente messa in discussione soprattutto grazie agli sforzi dall’amico Ghadiri (attualmente ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran in Messico), mentre in Italia è calata una pesante censura su lui , la sua fede musulmana e la sua inspiegabile morte.

Disse Edoardo: “Uno dipende da Dio: quindi essere ricco è assolutamente secondario, se si vogliono mettere in pratica valori morali. Anzi, credo che ci sarà un giorno in cui mi libererò di quello che io avrò personalmente, per andare in un paese lontano, e poi fare ritorno. Lo dico seriamente. Questo potrà creare ulteriori dubbi a mio padre, ma pazienza. Quello a cui mi oppongo ora non è tanto la voglia di potere, perché il potere è una bella cosa, ma il pericolo che il potere finisca in mani sbagliate. Le cose della mia famiglia entrerebbero in un’ottica di prevaricazione. Non ci sarebbe la stessa lungimiranza. Io combatterò questa tendenza. Non per un interesse di potere personale, ma per un interesse più generale”. “Se il potere della nostra famiglia casca nelle mani sbagliate, è una cosa estremamente pericolosa per questa nazione…. Mio padre ha una grossissima responsabilità di fronte alla sua coscienza e lo sa benissimo. E, io credo, si è comportato benissimo fino a oggi. Ma se non imposta la propria successione in maniera corretta, anche lui dovrà rispondere delle sue responsabilità e dar le sue spiegazioni davanti a Dio. Questo se lo deve mettere in testa”.

Da: Associazione islamica Imam Mahdi (AS)

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