Nella guerra in Yemen, mentre gli Houthi continuano a incalzare le truppe di Riyadh fin dentro il Regno, i membri della coalizione a guida saudita cominciano a spararsi fra loro e le proteste iniziano a fare morti anche in Arabia, dove le incursioni degli Ansarullah nel meridione del Paese sono continue.
Il 10 maggio, gli Houthi si sono impadroniti per l’ennesima volta di Raboah, nella provincia di Asir, occupando la base militare di Nismah; malgrado Riyadh abbia rifiutato di commentare, i morti fra i regolari sauditi e i mercenari sarebbero molti.
La guerra in Yemen dura ormai da oltre due anni, con risultati sempre più disastrosi per la coalizione messa in piedi dai Saud; adesso giungono notizie di scontri in corso ad Aden fra fazioni di quel fronte. Ad essere coinvolti sono da una parte truppe fedeli all’ex presidente Hadi, appoggiato strenuamente dai sauditi, e miliziani del Movimento del Sud, un gruppo separatista sostenuto dagli Emirati, e combattenti tribali Hadhrami loro alleati dall’altra.
Occorre notare che fra Abu Dhabi e Riyadh sta emergendo una spaccatura dovuta a profonde divergenze d’interessi non solo nell’ambito della guerra in Yemen, ma in numerosi altri teatri (vedi Nord Africa); una divaricazione in rapida crescita, correlata alle crescenti dimostrazioni d’incapacità, impotenza e debolezza della monarchia Saud.
La miccia che ha riacceso una rivalità mai sopita fra i componenti della coalizione, ma a lungo tacitata grazie a un flusso di petrodollari, è stata l’allontanamento del governatore di Aden e di alcuni membri del governo fantoccio insediato in quella città dai sauditi; l’esautorazione di elementi vicini ai miliziani separatisti e ai loro alleati ha condotto a sanguinosi scontri a fuoco.
Ad aggravare il conflitto c’è il fatto che i separatisti accusano con prove schiaccianti le truppe fedeli ad Hadi e i mercenari di favorire Al-Qaeda nella Penisola Arabica (Aqpa), i qaedisti acerrimi nemici degli Houthi a anche del Movimento del Sud. Tuttavia, dietro Aqpa è arcinota la presenza dell’Arabia Saudita, che fin dall’inizio della guerra in Yemen ha utilizzato i terroristi di Al-Qaeda contro Ansarullah, permettendo un rapido sviluppo delle bande qaediste in vaste parti del Paese.
I sauditi hanno un assoluto bisogno di venir a capo di una guerra in cui si sono cacciati con stupefacente superficialità oltre che il consueto cinismo, ma a parte le crescenti perdite militari e le enormi spese, entrambe sempre meno sostenibili, stanno facendo i conti con la resistenza Houthi che stabilmente sta portando la guerra in Yemen sempre più addentro ai confini del Regno.
Al contempo, gli squilibri economici e sociali stanno generando un malcontento sempre più diffuso, che sfocia in disordini soprattutto nelle aree popolate da sciiti, da sempre emarginate dal regime saudita. A tal proposito il portale Mirat al-Jazira ha diffuso la notizia che le forze di sicurezza hanno ucciso un cittadino saudita e un lavoratore del Bangladesh ad al-Awamiyya, nella provincia petrolifera di Qatif, nell’Est del Paese. Secondo Mirat al-Jazira, gli uomini sono stati uccisi nello storico quartiere di Musawara che dovrebbe essere distrutto per far posto a centri commerciali, un’operazione immobiliare che sta suscitando l’ira della popolazione.
La guerra in Yemen sta producendo conseguenze disastrose per gli equilibri economici e sociali sauditi, che impattano soprattutto sulla parte più debole della popolazione (sciiti e lavoratori stranieri) emarginata e tenuta al di fuori da ogni diritto; una situazione senza uscita che sta minando alle fondamenta l’intera Arabia Saudita.
di Salvo Ardizzone