Il Front National non sta conquistando solo le fasce dei “perdenti della globalizzazione”, tra i trend rappresentanti gli elettori costantemente in ascesa verso Marine Le Pen, infatti, ci sono anche i giovani.

Alcuni di loro, in realtà, siedono ancora tra i banchi di scuola e non potranno votare alle presidenziali, ma il fenomeno interessa anche molti studenti universitari e non che invece si recheranno alle urne e sosterranno convintamente il leader del Front National. A dirlo è  un sondaggio svoltosi nei primi giorni del 2017 e riportato qui .

Sia la fascia comprendente i giovani francesi tra  15 e i 21 , sia quella dei riguardante i giovani tra i 18 ed i 34 anni, insomma, vedrebbe prevalere nettamente il Front National sul resto delle possibili preferenze. Il problema della sicurezza lavorativa, di quella sociale ed economica, dunque, è il fattore dominante che pervade le coscienze delle giovani generazioni francesi.

Già nelle elezioni regionali del 2015, del resto, il Front National risultò essere la prima scelta tra i ragazzi ed i sondaggi realizzati all’inizio di quest’anno sembrano consolidare definitivamente questo dato. Non è raro, peraltro, assistere a scene di militanza in questa campagna elettorale dove i protagonisti del sostegno a Marine Le Pen risultano essere poco più che adolescenti. La crisi della partecipazione politica, insomma, non riguarda i collettivi studenteschi pro Le Pen, i giovani militanti del Front National, spesso completamente estranei alle logiche delle ideologie e semplicemente delusi dai partiti tradizionali di  destra e di sinistra, accusati di non aver dato risposte concrete all’angoscia, più che all’ansia, del futuro.

I sociologi si sono già esercitati indissertazioni ragionate sul perché di questo consenso. Marine Le Pen, insomma, costituirebbe un’immagine politica liquida, buona per tutte le occasioni. In realtà, per quanto i media progressisti continuino a raccontare la cosiddetta generazione dei millenials come la più aperta sostenitrice delle ragioni di un mondo comunque e sempre aperto al libero mercato, specie nel settore del mercato del lavoro, lo spettro della precarietà spaventa tutti e le risposte, per ovvie ragioni, vengono cercate nei modi di costruzione del politico che sino ad oggi non si sono ancora misurati col governo di una nazione, la Francia, in questo caso. Ai meeting della Le Pen, a dire il vero, tanti giovani non si vedono.

Certo, il Front National de la juenesse, l’organizzazione giovanile del partito, è sempre in prima fila ad ogni evento pubblico, ma il numero dei ragazzi presenti ai comizi è basso. Il consenso, tuttavia, c’è ,si aggira attorno al 30% dei giovani francesi ed influirà sia sul primo sia sul secondo turno delle presidenziali. Molti più sostenitori giovanili, in verità, si incontrano ai comizi di Hamon o di Macron, ma nelle urne lo scenario dovrebbe palesarsi  molto diversamente. Il Front National, d’altro canto, si è già imposto come seconda forza politica dietro il Ps, durante il 2015,  a Sciences Po, l’importante alta scuola di formazione francese, fucina di tutte le più importanti personalità politiche della Francia contemporanea, luogo in cui solitamente il Front era solito non ipotizzare neppure di poter accedere alle elezioni studentesche.

Questi giovani francesi si definiscono patrioti, anti-isis, identitari e popolari e svolgono la loro campagna distribuendo volantini presso i cantieri navali, le fabbriche, i mercati, le zone periferiche della Francia esclusa dalla globalizzazione che sta spingendo Marine Le Pen ed il Front National verso il secondo storico ballottaggio presidenziale dalla fondazione del partito. Dall’altra parte, dal mondo politico-giornalistico del politically correct, al rischio che questi giovani siano o divengano estremizzati, razzisti, xenofobi. In realtà, tra le file di questi ragazzi, oltre ai già citati studenti della più importante scuola per dirigenti francesi, ci sono anche tanti immigrati di seconda e terza generazione, musulmani,  nello specifico, che si sentono in pericolo dopo aver conquistato un ruolo sociale dall’ arrivo di migranti ed immigrati potenziali competitors in un sistema già ampiamente saturo ed esausto per le tensioni sociali. Un giovane su tre, almeno, è pronto a votare per il leader del Front National. Un dato che nel caso dovesse rivelarsi vero, come già avvenuto per le scorse municipali, farebbe emergere una realtà generazionale molto diversa da quella che tanti, probabilmente troppi, servizi di carattere giornalistico ci hanno mostrato di questi tempi. I giovani, insomma, saranno sì progressisti ( in verità è da segnalare il riemergere del conservatorismo e del tradizionalismo), ma non per forza schierati politicamente con chi per progressismo intende una formazione politica collocata a sinistra o al centrosinistra dello scacchiere. Non per forza per la continuazione della globalizzazione e dell’Unione europea, soprattutto.

Gli Occhi della Guerra

 

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