Il 4 novembre i lavoratori delle Fondazioni lirico sinfoniche d’Italia associati in un comitato nazionale si sono dati appuntamento contro i tagli e gli obiettivi di “pareggio di bilancio” previsti in una legge approvata in estate. Il presidio speciale si terrà davanti al Teatro la Fenice di Venezia

Teatro Regio di Torino, Massimo di Palermo, La Fenice di Venezia o Petruzzelli di Bari: poco importa, “Fuori tutti!”, l’Opera, da domani, è “sotto costo”. Per protestare contro un decreto legge convertito nell’agosto di quest’anno che attenta all’autonomia e al sostegno pubblico alle attività, i lavoratori delle Fondazioni lirico sinfoniche di tutta Italia si sono dati appuntamenti venerdì 4 novembre al Teatro La Fenice di Venezia per un presidio speciale. I volantini fanno il verso agli annunci pubblicitari. È un modo per raccontare i tagli degli ultimi anni all’opera lirica, nata a Firenze nel 1600 e considerata un’eccellenza. Il nostro Paese è quinto al mondo per numero di recite all’anno -dopo Germania, Usa, Francia e Austria- ma i finanziamenti alle Fondazioni in agitazione sono diminuiti del 50% negli ultimi dieci anni.

Un altro momento del presidio dei lavoratori delle Fondazioni lirico sinfoniche di fronte al Teatro La Fenice di Venezia il 4 novembre - © Sara Michieletto
Un altro momento del presidio dei lavoratori delle Fondazioni lirico sinfoniche di fronte al Teatro La Fenice di Venezia il 4 novembre – © Sara Michieletto

La strategia del Governo in carica è contenuta in un articolo del decreto 113 del giugno di quest’anno, poi convertito con una legge d’agosto, la “legge 160”. L’articolo “incriminato” s’intitola “Misure urgenti per il patrimonio e le attività culturali e turistiche”, ma le espressioni più utilizzati sono “pareggio economico”, “equilibrio strutturale di bilancio”, “piani di risanamento”. Con traguardi posti al 31 dicembre 2018 che, secondo i lavoratori delle Fondazioni, altro non sono che l’anticamera del declassamento a “teatro lirico-sinfonico”. Creatura nei confronti della quale lo Stato rinuncia a partecipazione e vigilanza. I “principi di efficienza, efficacia, sostenibilità economica e valorizzazione della qualità” stabiliti per legge si tradurranno di fatto nel reperimento di risorse private, capacità di autofinanziamento e rispetto di “equilibri” economici e finanziari. Altrimenti, per quelle “fondazioni che non raggiungano il pareggio di bilancio”, prosegue la norma, toccherà “prevedere opportune riduzioni dell’attività, comprese la chiusura temporanea o stagionale e la conseguente trasformazione temporanea del rapporto di lavoro del personale, anche direttivo, da tempo pieno a tempo parziale, allo scopo di assicurare, a partire dall’esercizio immediatamente successivo, la riduzione dei costi e il conseguimento dell’equilibrio economico-finanziario”…

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