Sarà hard Brexit, forse. La strada per una totale uscita dalla porta di Bruxelles pare essere quella imboccata dallo staff di Theresa May. In un’intervista rilasciata la scorsa domenica a Sky News television, il Primo Ministro Britannico avrebbe strizzato l’occhio all’hard Brexit. “Il controllo dell’immigrazione e la giurisdizione sono le priorità dell’accordo”, così si è espressa Theresa May ai microfoni di Sky. Controllo sull’immigrazione e fine dell’ingerenza della Corte di Giustizia Ue. Erano queste le due clausole poste dal negoziatore di Bruxelles Michel Barnier. In caso di rifiuto il Regno Unito dovrà rinunciare alla sua permanenza nel mercato unico. Theresa May sembrerebbe così essersi sbilanciata verso la soluzione più radicale, pur rimanendo disposta a cercare il “miglior accordo affinché le compagnie britanniche possano commerciare con quelle europee”.

La scelta di Theresa May sarebbe poi stata confermata dalle dichiarazioni rilasciate da Richard Tice, leader del movimento “Leave means Leave”, alla BBC. “Theresa May ha detto che non si possono conservare parti di quella (l’Unione europea) e il mercato unico ne è una componente, che è stato un grave peso per il Regno Unito negli ultimi dodici anni”. Un fardello che tuttavia deve essere rimpiazzato con una brillante strategia diplomatica. L’intenzione di Londra sembrerebbe quella di ricostruire con Washington la via di scambi e comunicazione principale.

La via diplomatica di Londra

Il viaggio a New York del Segretario degli Affari Esteri britannico Boris Johnson è il primo tassello di questo puzzle. Trump come alleato prezioso in vista della drastica manovra d’uscita della Gran Bretagna ne è l’obiettivo finale. La BBC riporta oggi come i colloqui tra Johnson, Steve Bannon (stratega di Trump) e Jared Kushner (genero del tycoon), siano stati “positivi, ma franchi”. C’è evidentemente nell’aria ancora quella tensione sorta dopo la vittoria di the Donald alle elezioni. Il tycoon scelse infatti Nigel Farage, ex leader dell’UKIP britannico, come prima personalità politica di Londra da incontrare. Una scelta che metteva automaticamente da parte Theresa May e il suo entourage. L’entusiasmo di Trump per Farage si era poi espresso attravreso un tweet, in cui veniva chiesto che Farage divenisse ambasciatore britannico negli Usa.

Non più accomodanti erano state poi le parole usate da Theresa May per descrivere Trump. Nel dicembre 2015 il Primo Ministro britannico definì le “uscite” di The Donald sui musulmani “offensive, inutili e sbagliate”. In seguito descrisse come “inaccettabili” i comportamenti che il tycoon avrebbe adottato verso alcune donne. La missione di Boris Johnson negli Usa sembra dunque quella di rilassare i toni in vista dell’insediamento di Trump. Il Segretario britannico si trasferirà poi a Washington per incontrare “elementi chiave” del Congresso americano, come riportato dalla BBC. Non è previsto, almeno per ora, l’incontro con il futuro collega di Johnson, Rex Tillerson, vista la non ancora ufficialità della sua nomina.

Trump, un alleato speciale

L’obiettivo dell’ex sindaco di Londra sembra comunque più che in discesa. Nonostante l’esplicita e “scomoda” venrazione per Farage, Trump si era recentemento detto speranzoso di poter incontrare Theresa May in primavera. Il tycoon avrebbe ribadito che la Gran Bretagna rimane un “alleato di vecchia data molto speciale”. L’incontro di primavera prospettato da Trump coinciderebbe con l’invio della ratifica di avvio dei trattati del Brexit. La scadenza è infatti il 31 marzo. Entro quella data Theresa May e il suo staff dovranno ufficialmente decidere se attuare o meno la hard line fino ad ora prospettata. C’è da valutare se Bruxelles non tenterà un ultimo colpo di coda per ostacolare una hard line. L’uscita del Regno Unito  e dei suoi 64 milioni di abitanti-consumatori potrebbe essere infatti più che un terremoto per il già fragile mercato unico europeo.

Gli Occhi della Guerra

 

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