L’ex ministro delle Finanze della sinistra una volta eletto Presidente della Repubblica nomina un premier dichiaratamente di destra e poi vola a Berlino dalla cancelliera Merkel. Non c’è dubbio: l’elezione di Emmanuel Macron ridisegna il panorama politico. A questo punto le categorie novecentesche della politica risultano superate. Essere di destra o di sinistra non conta più. La discriminante sono l’Euro e l’Europa. Chi è d’accordo e chi contro. La moneta unica dopo aver terremotato l’economia sta sovvertendo la politica. Le élite sono favorevoli all’euro perché temono di perdere i loro privilegi. I partiti socialisti e gli ex comunisti però non sono riusciti a intercettare il sentimento popolare Sono scomparsi in Grecia e in Francia. Sono in grandissima difficoltà altrove. Resistono in Italia nella versione targata Pd. La sconfitta al referendum di dicembre però non è stata casuale.

Ad azzoppare i partiti della vecchia sinistra è stato il padrinaggio concesso alla moneta unica: a volerla a tutti i costi fu Francois Mitterrand, che fissò anche i parametri di Maastricht a cominciare dall’insulso rapporto del 3% fra deficit e Pil. Dopo la caduta del Muro pensava di imbrigliare la potenza tedesca con l’euro. Non aveva capito nulla.

Quando la moneta unica vede la luce nel 2002 i presidenti del consiglio erano: Lionel Jospin in Francia e Tony Blair in Gran Bretagna che accarezzava l’idea di cancellare la sterlina. Romano Prodi e Tomaso Padoa Schioppa (quello che vantava la bellezza delle tasse) erano stati sloggiati da poco. Non un sindacato, in Europa, scese in quei giorni in piazza per dire che la moneta unica era una minaccia per i lavoratori. Salari e pensioni negli anni hanno perso potere d’acquisto iniziando la distruzione della classe media. L’austerità imposta dal governo Monti (fortemente voluto dal presidente della Repubblica ed ex Pci Giorgio Napolitano) ha dato il colpo di grazia. Non potendo più svalutare il cambio per dare competitività alle imprese sono stati svalutati i fattori di produzione a cominciare dal lavoro. Tutto questo è avvenuto nelle aule del Parlamento con il voto dei partiti a etichetta socialista. In Italia la Riforma Fornero, il Jobs Act, il Fiscal Compact, i voucher. Prima ancora i co.co.co istituiti da Prodi nel 1997 proprio in previsione dell’euro. Perché stupirsi se socialisti e affini stanno scomparendo e i sindacati sono in crisi?

uneuropadiversa.it

 

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